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La confusione e la certezza

La vicenda che sta vedendo in questi giorni protagonista il bosco dell’Archiforo, nel comune di Serra San Bruno, ha dell’emblematico. Alla stregua di altre vicende simili, infatti, rischia di generare un grosso dibattito sul nulla e di far perdere di vista, ancora una volta, l’unico vero obiettivo che gli abitanti di un territorio possono e devono darsi: quello della sua tutela e valorizzazione.

Ricapitoliamo quanto accaduto. Tutto nasce da un articolo pubblicato online, e viralmente condiviso sui social network, corredato di foto attribuite ad un naturalista, indicanti alcune piante monumentali presenti nel bosco citato che sarebbero in procinto di essere tagliate dal comune per “porre rimedio alle negligenze amministrative che stanno portando il bilancio comunale verso un lauto disavanzo” come si legge al termine dell’articolo.
Il tam tam in Rete è, ovviamente, rapidissimo. Nonostante nessuno abbia letto le carte (a parte il WWF regionale che ne ha richiesto l’accesso) o conosca il bosco (a parte pochi appassionati), la protesta parte, le petizioni fioccano e la notizia diventa di dominio nazionale. Benissimo, aggiungiamo, meglio esagerare in eccesso (di tutela) che in difetto.
Il giorno dopo il sindaco di Serra San Bruno, raggiunto telefonicamente dall’Ansa, afferma che si tratta di una strumentalizzazione politica e che l’abete bianco di 55 metri di altezza presente nel bosco non sarà tagliato, e aggiunge “chiederemo, comunque, ai tecnici dell’ateneo reggino (che hanno redatto il Piano di assestamento del bosco ndr) di riverificare tutto il lavoro svolto e, se sarà necessario, di rivedere le scelte fatte.
In serata si aggiungono le dichiarazioni del Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato della Calabria, Giuseppe Graziano, che all’Adnkronos invia una nota in cui auspica “che coloro i quali hanno deciso il taglio di questa pianta ritornino sulla decisione presa e, spinti da una sensibilità naturalistica, facciano un passo indietro“.
Insomma la confusione è totale, c’è chi conferma e chi smentisce, nessuno sa dare informazioni certe su ciò che sta avvenendo in quella zona della Calabria. Domani sembra che il Comune di Serra divulgherà un comunicato stampa e che nei prossimi giorni convocherà una conferenza stampa per spiegare, documenti alla mano, cosa intendono fare realmente in quei boschi.
A prescindere da tutto (se il bosco sia in pericolo o meno) la vicenda riporta alla nostra attenzione il tema della tutela dell’enorme patrimonio ambientale e naturalistico della nostra regione, che rischia ogni giorno di essere minacciato, non tanto dai provvedimenti della pubblica amministrazione ma dalla negligenza e dall’ignoranza (intesa come mancanza di consapevolezza) da parte di ciascuno di noi (amministratori compresi) circa i tesori che ci circondano.
Questa può essere l’occasione giusta per accendere i riflettori su una di queste zone (il bosco dell’Archiforo) che, alla stregua di molte altre, merita di essere tutelata e valorizzata. Pare, infatti, che l’operazione di taglio sia non solo prevista ma anche autorizzata perchè l’area in questione non è sottoposta ad alcuna forma di tutela.
Il compito di ciascuno di noi, a nostro avviso, ambientalisti, imprenditori, guide, operatori turistici, naturalisti, amministratori pubblici, cittadini, cioè di tutti coloro che hanno veramente a cuore la tutela e la valorizzazione del territorio, deve essere quello di operare perchè quel bosco venga posto sotto tutela a prescindere dall’esistenza o meno di progetti di taglio che, se programmati e ben gestiti, servono e devono essere comunque eseguiti periodicamente. Questa è l’unica certezza.
Per far questo abbiamo chiesto e attendiamo di avere, nei prossimi giorni, un incontro con il sindaco di Serra San Bruno per organizzare, insieme, un’iniziativa che possa focalizzare l’attenzione degli enti preposti su quell’area e dare inizio ad un adeguato progetto di valorizzazione turistica e di tutela ambientale, in grado di generare ricadute economiche, per il comune, di gran lunga maggiori di quante ne possa generare la semplice produzione di legname.

Massimiliano Capalbo e Nuccio Cantelmi

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