La “partitica”
Troppe volte, di questi ultimi tempi, sento espressioni del tipo “scendo/salgo” in politica. Non si tratta di vip e capipopolo, ma di comuni fancazzisti come tanti (io potrei essere considerato il leader del fancazzismo…) che ritengono che l’ascesa/discesa in politica della loro persona sia, ipso facto, indice di qualità e ricetta per la soluzione dei problemi di questo martoriato paese.
Leggo nei loro occhi lo scetticismo quando replico loro che quella di cui parlano non è “politica” ma “partitica”, ovvero occupazione di seggio e/o poltrona. La media della risposta alla mia osservazione è: “ma se vuoi cambiare qualcosa è là che devi andare”. In effetti, io ce li manderei volentieri…
Altra obiezione ricorrente suona più o meno così: “se non ci andiamo noi lì, allora quelli là non li toglieremo mai”. Questa espressione mi ricorda sempre un noto sketch del grandissimo Troisi sui soldi del Belice. Al di là di dolci ricordi di infanzia, mi viene sempre da pensare che “quelli là” qualcuno ce li ha mandati e non capisco dove si debba andare per fare veramente qualcosa.
La partitica è il rifugio di coloro che non hanno né arte, né parte. Randagi affamati di gloria che vivono negli interstizi sociali grazie alla condiscendenza collettiva. Nessuno si vuole inimicare uno di questi partitici, perché un favore può sempre servire o una pratica pendente ce l’abbiamo tutti, per cui meglio evitare malanimi.
Chiedete il curriculum di questi partitici. Pura fuffa. Ti risponderanno con le cose che non hanno fatto o che avrebbero voluto/potuto fare. Per farsi i grandi, citeranno nomi di altri partitici più meglio di loro o parleranno di presunti abboccamenti con questo o quello perché “io ci ho i voti”.
È curioso guardare negli occhi di questi partitici mentre gli spieghi il lavoro che fai sul territorio da anni. Le migliaia di chilometri percorse per andare nelle scuole di questa terra tortuosa per guardare negli occhi migliaia di ragazzi ed infondere loro consapevolezza e voglia di sfida e di impresa, le ore spese ad organizzare raduni tra eretici e raccontare le sfide di uomini, i contenuti culturali, gli eventi realizzati, cose concrete, insomma.
La risposta di genere ha questo tono: “si, bello ciò che fate, pure io sono un eretico, uno che ha sempre lottato, si è fatto nemici, non gliele manda a dire”. Peccato si tratti solo di fumose riunioni di partito in cui si trattava di decidere chi candidare o se approvare o meno un altro centro commerciale. Posti chiusi, luoghi chiusi, idee chiuse. Fuffa, appunto.
Della loro condiscendenza me ne sbatto. La loro prosopopea mi annoia, il loro perbenismo mi disgusta.
A cosa serve la poltrona romana se il territorio non è pronto al cambiamento? Cui prodest?
Unicamente al non-curriculum di questi perditempo chiacchieroni che cavalcano la moda della antipolitica (in questo Grillo ha aperto una voragine in cui addirittura Monti pare si stia gettando con piacere) per dimostrare di essere diversi, più meglio assai.
Vi do un suggerimento. La prossima volta che mi incrociate, lasciatemi perdere. Io sono di un altro pianeta rispetto a voi. Io sono un paria anche tra gli antagonisti, le opposizioni e i rinnegati. Parliamo di calcio, di gossip, di UFO. Riempiamo l’aria di amenità banali, piuttosto che ammorbarla con le vostra amene banalità.
Smettetela di menarmela con i vostri non-curriculum, con la pochezza delle vostre false intenzioni.
Ho bisogno di idee. Ho bisogno di energia prorompente che sgorga potente da menti giovani e aperte. Ho bisogno di un esercito di eretici che scardini il senso comune. Ho bisogno di pensare che c’è una speranza qui ed ora, non lì e domani. Di questo ho bisogno! Non di semplici uomini culopoltronisti.
Nuccio Cantelmi
Caustico come spesso con partitica e partitici, ma con ragione, direi. Solo non fare di tutte le erbe un fascio. C’è bisogno qui e ora che qualcuno porti avani a livello nazionale quello che state facendo in Calabria. Ma su ciò spesso ci siamo confrontati! Solo non parlare di calcio con me, ti prego!
Per trovare nuova imprenditoria avete sbagliato tutto! Basta: rompere una gamba a una dozzina di decenni, mandarli a Gambarie (in mancanza di Cortina) a portare in bicicletta con la gamba ingessata il giornale a qualche maggiorente … Monti docet!