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L’ambiente deve diventare un tema economico.

La notizia della nascita di un nuovo partito ambientalista chiamato “Green Italy” mi fa sorridere. La politica è contrapposizione di interessi ma sul tema dell’ambiente non troverete mai un partito che non sia disposto a parole a rispettarlo, dunque non essendoci conflitto non c’è neanche consenso, pertanto un partito ambientalista è inutile perché non potrà mai raggiungere percentuali di consenso significative.
Nonostante ciò l’inquinamento raggiunge livelli sempre più elevati nel nostro Paese e, contemporaneamente, c’è un’indifferenza su questi argomenti che toccano la vita delle persone che fa spavento, perché abbiamo delegato gli stessi a dei professionisti dell’ambiente che definiamo, con un termine di cui non ho mai ben compreso il significato: “ambientalisti”. Allo stessa maniera in cui abbiamo delegato la politica ai politici, la spiritualità ai sacerdoti, la cultura agli intellettuali, la sicurezza alle forze dell’ordine e così via. Io non sono un ambientalista, non lo sono mai stato, non credo ci sia neanche bisogno di esserlo per fare delle scelte che sono semplici scelte di buon senso eppure, nonostante ciò, vivo e lavoro di (e con) le risorse ambientali. Il rispetto per l’ambiente dovrebbe essere prerogativa degli esseri umani in genere non degli ambientalisti, perché ne va della nostra sopravvivenza. L’ambientalismo non ha favorito ma ha danneggiato l’ambiente in Italia perchè è sempre stato etichettato come un movimento formato da romantici (a volte anche snob) in cerca di argomenti con cui trastullarsi nel tempo libero. Si, certo, qualcuno adesso mi elencherà le oasi create, i delfini curati e le giornate trascorse a pulire le spiagge. Bene, ottimo lavoro, ma perchè per farlo devo essere un ambientalista?
Chi scrive è un imprenditore che lavora nel settore del turismo naturalistico e che conosce il valore dell’ambiente, fermamente convinto del fatto che se vogliamo promuovere un vero e proprio “green new deal” in grado di mettere in moto il rilancio del Paese (come affermano i fondatori del neo-partito ecologista), bisogna togliere agli ambientalisti l’esclusività sul tema e farlo diventare un tema economico prima ancora che ambientale.
Mi rivolgo dunque agli altri imprenditori perché inizino a riflettere e a comprendere una volta per tutte che è antieconomico ospitare impianti inquinanti o sfruttare all’infinito le risorse del pianeta, perché l’inquinamento e lo sfruttamento dissennato bruciano le uniche carte che possiamo giocarci nel mercato nazionale e internazionale che sono quelle del turismo, dell’agricoltura, della cultura e del manifatturiero (piccolo e di qualità), settori nei quali può trovare occupazione la stragrande maggioranza della popolazione italiana. Non possiamo (e non dobbiamo voler) competere sul piano industriale, sarebbe una pura follia. Il processo di industrializzazione forzata avviato negli anni ’50, soprattutto nel Sud Italia, è fallito miseramente e ha prodotto la povertà che ci circonda. Credete ancora che le industrie rappresentino il futuro? Pensate, come ha affermato il Presidente Letta all’assemblea nazionale di Confindustria, che sia stato un errore pensare di poterne fare a meno? Se pensarlo è stato un errore, a mio avviso, perseverare nel crederlo sarebbe diabolico.
Il turismo e l’agricoltura non possono convivere con queste realtà. Bisogna fare delle scelte coraggiose e nette una volta per tutte, non si può continuare a stare nel limbo ma, soprattutto, è necessario che chi crea economia sul territorio lo faccia tenendo conto del valore dell’ambiente.

Massimiliano Capalbo

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  1. […] Nel corso dell’incontro ho affermato, così come scrissi in più occasioni tempo fa su questo blog, che occorre una volta per tutte decidere su cosa vuole scommettere e investire questo territorio, […]

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