La maggior parte delle persone è convinta di trovarsi di fronte a una guerra. Perché ognuno la guarda dal proprio punto di vista e perché la narrazione (almeno in Occidente) è univoca. Invece le guerre a cui stiamo assistendo, per il momento, sono cinque, una per ogni protagonista e più i tempi per la risoluzione diplomatica della vicenda si allungano, più rischiamo di accrescerne i protagonisti e i possibili risvolti. La Cina, per esempio, ha cominciato a muoversi.
La prima guerra è quella personale di Putin (e non della Russia) perché è stato lui a dare il via alle operazioni militari. Il capo del Cremlino non vuole colpire gli ucraini, vuole farla pagare a Zelensky, perché il leader ucraino vuole aderire alla Nato e sottrarsi, così, all’influenza di Mosca. Dal suo punto di vista l’atteggiamento che l’Europa e l’Ucraina hanno tenuto in questi ultimi 8 anni è stato provocatorio, e non ha tutti i torti. Putin in questi anni non ha perso occasione per sottolinearlo e per minacciare conseguenze che poi ha concretizzato con questa operazione militare. In questa vicenda è l’unico, nel male, coerente e conseguente. Vogliono farlo passare per pazzo ma è l’unico lucido. Freddamente lucido. Quella che viene definita dai commentatori occidentali come una difficoltà da parte della Russia ad attaccare gli Ucraini in realtà è una tattica. I russi non stanno facendo una guerra all’americana, non bombardano a tappeto distruggendo tutto quello che si trovano davanti, non torturano i civili come hanno fatto gli USA in Iraq, in Libia, in Siria, in Afghanistan, stanno mirando verso precisi obiettivi militari e strategici. Si tratta sempre di una guerra ovviamente ma il numero di morti, in quasi una settimana di guerra è, fortunatamente, molto contenuto, qualche centinaio. Quando incontrano una resistenza ucraina si ritirano, si limitano a circondare le città. E dopo averle circondate? Basta attendere che si arrendano. L’obiettivo è Zelensky non l’Ucraina, gli obiettivi sono militari non civili, ma la propaganda occidentale vuole farla passare come una guerra tra nazioni e si sforza di andare alla ricerca di immagini di incendi o esplosioni nonostante il bottino sia sempre molto scarso, i giornalisti cercano invano, da giorni, di esasperare le proprie telecronache. La prudenza dei russi viene venduta al pubblico come grande resistenza da parte degli ucraini. I russi non hanno alcun interesse a distruggere un paese che ritengono casa loro. Putin vuole sostituire la leadership di Zelensky con un’altra a lui fedele per ovvi motivi di sicurezza nazionale. Non vuole neanche governarla, sarebbe troppo impegnativo. Giusto? Sbagliato? Non mi esprimo, ogni considerazione va fatta considerando nel complesso i rapporti di forza in campo e gli obiettivi di ciascuno.
La seconda guerra è quella degli ucraini, guidati da un leader che si illude che passerà indenne da una dittatura (quella di Putin) a un’altra (quella dell’Europa). Per desiderare di aderire all’UE bisogna essere o distratti o ingenui. L’onda emotiva del momento certamente non aiuta nè l’una nè l’altra parte. Zelensky chiama alle armi gli ucraini per difendere il territorio ma in realtà l’unico in pericolo è lui. E l’unico modo per salvarsi è far passare questo regolamento di conti con Putin come un problema nazionale. Arruolare giovani civili alle prime armi (è il caso di dire) da mandare in battaglia contro un esercito di professionisti a cosa può servire se non a creare dei martiri da utilizzare come prova della cattiveria del nemico e a invocare l’intervento di altri paesi nel conflitto? Armare civili significa costringere i russi a spostarsi dagli obiettivi militari a quelli civili.
La terza guerra è quella dell’Europa, un’accozzaglia di paesi incapaci di adottare una strategia comune anche su uno solo dei temi presenti sul tavolo, che sembrano essersi improvvisamente ricompattati di fronte al nuovo nemico comune e che sono i veri responsabili dell’escalation del conflitto. Nonostante i numerosi allarmi lanciati nel corso di questi anni sono apparsi sordi e hanno continuato con una politica ambigua, a fare i finti tonti di fronte alle minacce del leader russo. Non solo non hanno previsto l’escalation ma non si sono neanche premuniti per far fronte alle eventuali ritorsioni di carattere energetico e alimentare che una possibile guerra con la Russia avrebbe prodotto. Di Maio che corre a stringere accordi in Algeria per il gas certifica un’imbarazzante sottovalutazione oltre che un’assoluta incapacità strategica e tattica. La corsa agli armamenti è cominciata e anche l’Italia si sta facendo trascinare in questa idiozia che non può produrre altro effetto che quello di mettere ancora di più in pericolo la popolazione ucraina e il resto del mondo. Fornire armi agli ucraini significa mandarli al massacro, lo spazio aereo è in mano ai russi e a meno di un intervento militare diretto della Nato, che però scatenerebbe una terza guerra mondiale, la superiorità dei russi è schiacciante. Tanto per non buttare benzina sul fuoco l’UE ha fatto firmare la richiesta di adesione dell’Ucraina a Zelensky. I pazzi, come si può notare, stanno da un’altra parte. Pensare di poter allargare la Nato è qualcosa che non sta né in cielo e né in terra. Ne fanno già parte 30 paesi che non riescono a mettersi d’accordo, figuriamoci aggiungendone altri. Tra i suoi scopi ci sarebbe quello di prevenire i conflitti, mi pare che bastino la cronache di questi giorni a certificarne il fallimento. Ammettiamo per assurdo che tutti i paesi del mondo entrassero a farne parte, secondo voi cosa succederebbe dopo? Finirebbero le guerre o comincerebbero le fuoriuscite dei delusi per la creazione di un altro soggetto da contrapporvi? Bisogna proprio essere idioti per perseguire certe finalità.
La quarta guerra è quella degli Stati Uniti che hanno contribuito a provocare Putin in mille modi in questi anni, attraverso l’UE e anche direttamente, per allargare l’influenza della Nato ma che non hanno alcun interesse ad intervenire, l’opinione pubblica americana è fermamente contraria a un’intervento. Sono stati i primi a capire che Putin faceva sul serio, già a dicembre, hanno pubblicamente lanciato l’allarme ma l’Europa ha continuato a fare finta di nulla. Nessun tentativo di mediazione è stato messo in campo per evitare il peggio anche perché gli americani hanno lavorato per raggiungere l’escalation militare in Ucraina avendo come obiettivo il ridimensionamento della Federazione russa e il ri-orientamento degli interessi europei (in particolare per il gas) lontano dalla Russia. Loro per il momento si limitano a fare propaganda, a recitare il ruolo di paladini delle libertà, attendono l’occasione che consenta a Biden di recuperare consensi.
La quinta guerra è silenziosa e dura da decenni, è quella combattuta dal popolo russo da un lato contro il loro leader, anche se viene repressa puntualmente sul nascere, dall’altro contro un Occidente che non li ha mai compresi e ascoltati. D’altronde un Occidente che non si sentisse superiore ad altre civiltà sarebbe irriconoscibile. Sperare che gli oligarchi, in seguito alle sansioni comminate dall’Europa, possano rivoltarsi contro Putin non è realistico e nemmeno auspicabile. Si tratterebbe solo di sostituire un oligarca con un altro. Una leadership seria non si costruisce in preda all’emotività. Putin, al contrario di ciò che si pensa, è il garante degli equilibri di quell’area del mondo, dopo l’Iraq, l’Afghanistan e la Siria c’è chi vorrebbe destabilizzare anche quella. Con Putin occorre dialogare non guerreggiare, quello che si è sempre rifiutato di fare l’Europa, potenziale ago della bilancia ma anche principale responsabile di questo disastro.
Massimiliano Capalbo