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Anche i problemi vanno in ferie

Le ferie distraggono. Adesso gli italiani non hanno voglia di pensare ai problemi. E’ il momento di nascondere la polvere sotto il tappeto per risollevarla a settembre quando, finiti gli ozi estivi, ricominceranno a protestare prendendosela col politico di turno ed esigendo che tutto si risolva con un colpo di bacchetta magica.
Mentre in Parlamento il governo va sotto e traballa, i problemi che fino a pochi mesi fa sembravano essere improrogabili sono svaniti così come le salde alleanze sbandierate per mesi ai quattro venti. Le imprese che fallivano non falliscono più, altrimenti Confindustria protesterebbe. La disoccupazione e il debito pubblico che aumentavano non aumentano più. Le famiglie che non arrivano alla fine del mese ci arrivano comunque. I lavoratori che venivano licenziati sono stati tutti riassunti altrimenti i sindacati protesterebbero. O almeno così pare, perchè non vi è traccia di protesta alcuna. Terminate le trasmissioni televisive (che qualcuno si ostina a definire di approfondimento politico) create per essere il megafono della partitica e della protesta fine a se stessa, dello sfogo virtuale che fa da sponda alla proposta del partitico di turno, sono scomparsi anche i problemi, in ferie anche loro.
Eppure non un solo provvedimento è stato preso dall’investitura di Renzi ad oggi per risolvere i problemi fin qui elencati. Dopo l’ampio consenso ottenuto alle ultime elezioni la partitica è tornata ad occuparsi di legge elettorale e di riforme, ovvero di se stessa e di tutto ciò che può assicurarle un futuro. Il voto sembra aver dissolto, come per magia, le vere ragioni della loro presenza in Parlamento.
Da ottobre ad oggi il coordinatore del servizio di vendita di un quotidiano locale, dopo essersi atteggiato a Premier preventivo lo è diventato veramente, con un opportunismo unico nella storia del Paese, presentandosi al Paese come l’uomo della provvidenza e inserendo nell’entourage politico nazionale alcuni organismi geneticamente modificati con lo sguardo spento e il cervello privo di contenuti. Si è trattato del salto nel buio più colossale della storia della Repubblica che neanche il più celebre capitano di ventura avrebbe osato compiere. Oggi l’operazione emerge in tutta la sua verità, il Premier non ha un programma, non ha alleati, non ha accordi e tira a campare alla giornata, confidando nella sua capacità di sguazzare nel tubo catodico senza il quale starebbe ancora a vendere giornali, considerato un interlocutore credibile perfino da chi (leggi M5S) era andato in Parlamento per dimostrare il contrario.

Massimiliano Capalbo

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