Come liberarsi dal green pass in tempi brevi
E’ da qualche mese che questa storia del green pass, strumento scelto dal governo per indurre le persone a vaccinarsi, va avanti senza che si sia riusciti ad uscire dall’empasse. I contrari continuano a scendere in piazza da settimane e il governo, spalleggiato dal silenzio e dalla manipolazione delle informazioni da parte dei media, continua ad ignorarli.
Premesso, come ho già scritto tempo fa, che il green pass potrebbe rappresentare un’occasione per cambiare la propria vita, a chi volesse rimanere comunque nel recinto costruito dalle istituzioni basterebbe poco per archiviare la pratica green pass, senza grande dispendio di energie e senza fornire alla propaganda governativa e mediatica argomenti per attaccare e strumentalizzare coloro che dissentono rispetto ad un provvedimento quantomeno insensato. Sarebbe sufficiente ubbidire ai dictat governativi per porre fine a questa ipocrita messa in scena istituzionale costruita sulla sabbia. Sarebbe sufficiente recarsi diligentemente presso i centri vaccinali per ricevere la dose miracolosa, rifiutando di firmare la liberatoria (nessuna legge può obbligarvi a farlo) ed al rifiuto, da parte degli addetti alla vaccinazione, di procedere con la somministrazione, pretendere da costoro il rilascio di un documento (adeguatamente predisposto, magari con la consulenza di un legale) che attesti il rifiuto dell’inoculazione per mancata sottoscrizione della liberatoria. A quel punto il cerino verrebbe lasciato in mano al governo, che dovrebbe giustificare il proprio operato ed assumersi tutte le responsabilità conseguenti e nessuno potrebbe essere additato per non essersi sottoposto al vaccino, né essere raggiunto da provvedimenti sanzionatori di alcun genere. Nessuna eversione potrebbe più essere imputata e nessuna etichetta appiccicata ad alcuno. Se a ciò si aggiungesse un’astinenza di massa dai consumi (iniziativa che sta per essere lanciata da alcuni in vista del Natale), non sarebbe necessario eseguire un tampone ogni due giorni o scendere in piazza contro la prepotenza e l’arroganza dell’autorità, perché basterebbero pochissimi giorni per cancellare tale assurda misura, per le evidenti conseguenze che ciò determinerebbe sul piano economico. Il silenzio, come sempre, è più assordante del rumore.
Se poi si volesse essere efficaci anche nel colpire i media, invece di prendersela con quei quattro precari che vengono mandati in piazza a deformare i fatti, sarebbe sufficiente cominciare a non condividere (e dunque rilanciare) le notizie sulle nostre pagine social. I giornali non li compra più nessuno, stiamo assistendo alla fuga dalla tv, agli editori non restano che i nostri click sui social oltre che i finanziamenti dei governi.
Ed allora, prima di pretendere di avere rappresentanti (e dunque provvedimenti) all’altezza del compito, occorre essere cittadini consapevoli e capaci di far valere i propri diritti e di far pesare le proprie azioni in modo appropriato ed efficace. Insomma il salto di qualità che pretendiamo dalle istituzioni dovrebbe essere prima il nostro.
Massimiliano Capalbo
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