Da Super Mario a mini Mario
Basta un piccolo episodio a volte per rivelare la consistenza politica di uno statista: una settimana prima dell’invasione dell’Ucraina, Mario Draghi si trova a Bruxelles a una riunione dei capi di stato UE per decidere una posizione comune sulla crisi, riceve una comunicazione da Roma in cui lo informano che in una commissione è stato approvato un emendamento a un suo decreto legge, decide subito di lasciare la riunione, consegna a Macron (quasi fosse un suo commesso) il proprio intervento scritto, pregandolo di leggerlo al suo posto, arrivato a Roma si precipita al Quirinale da Mattarella al quale espone le sue lamentele su una maggioranza che non ubbidisce ai suoi ordini. Lascia un incontro di portata mondiale per seguire le piccole diatribe del cortile di casa!
Nei giorni successivi riceve da Putin l’invito a recarsi a Mosca per discutere un’eventuale mediazione italiana, da tempo Putin la sollecita. E’ evidente che, con la scomparsa della Merkel, con Macron a termine mandato e con Scholz agli esordi, Putin cerca un leader nella Ue a cui affidare un compito di mediazione.
Draghi prende tempo, tergiversa (o non capisce l’importanza o non si sente adeguato alla richiesta o riceve pressioni per non accettare), maneggiare soldi non significa aver competenze politiche. Manda Di Maio che incontra Lavrov il quale, dopo una successiva maldestra dichiarazione del ministro italiano, pubblica una nota in cui chiede ai partners europei di inviargli diplomatici più professionali (“la diplomazia serve a risolvere conflitti, non a fare dei tours turistici e partecipare a ricevimenti nelle ambasciate“).
Sfuma per Draghi e l’Italia l’occasione di assumere un ruolo europeo e internazionale nella più grave emergenza degli ultimi decenni, sfuma per l’Europa una possibilità di evitare la guerra. Nei giorni successivi all’invasione e alle sanzioni Draghi e Di Maio rilasciano roboanti dichiarazioni, viene proclamato uno stato di emergenza che non esiste in nessun’altra nazione europea, neppure in quelle confinanti con la Russia (paesi baltici e Moldavia).
Il ruolo che non ha svolto l’Italia decidono di svolgerlo Israele e Turchia con incontri diretti e con una proposta di Erdogan di far incontrare i ministri degli esteri dei due paesi belligeranti ad Antalya.
Ieri, per la prima volta dall’inizio del conflitto, si è fatta avanti la Cina con un incontro on line tra Macron, Scholz e Xi Jinping, infine il leader ucraino per la prima volta ha affermato che ci sono le condizioni per un dialogo con la Russia. Biden, Johnson, Scholz, Macron, Xi Jinping, si sono telefonati o incontrati per discutere, non hanno mai consultato neppure telefonicamente Draghi e gli italiani. L’ultimo schiaffo giunge dal premier polacco che, all’ultimo momento, ha dato forfait riguardo un incontro che si sarebbe dovuto tenere a Roma oggi. L’Italia roboante con l’elmetto è scomparsa. Super Mario si è rivelato Mini Mario.
Giuliano Buselli
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