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Dal cuore del Pollino ai confini dell’Europa

Ieri sera sono stato invitato a Castrovillari per partecipare ad una bella iniziativa organizzata dall’Associazione Identità Territoriale in collaborazione con l’Ente Parco Nazionale del Pollino e il patrocinio di numerosi altri enti, per celebrare le imprese di Nicola Zaccato, naturalista e amante della montagna, protagonista di numerose imprese compiute nel Parco Nazionale del Pollino e non solo. Dalla scalata delle 10 vette del Pollino in un solo giorno (2007) al trekking dei Due mari (dal mar Tirreno allo Jonio attraverso il Parco Nazionale del Pollino) nel 2012, dalla scalata di 100 vette del Pollino in due anni (2012-2014) alla scalata del Monte Bianco (nel 2015) per finire con la sua ultima impresa: la scalata della vetta più grande d’Europa, il monte Elbrus (5642 mt.) nel Caucaso, compiuta quest’estate in compagnia del grande alpinista russo Denis Urubko e tante altre.
Il titolo “Dal cuore del Pollino ai confini dell’Europa” sintetizza perfettamente il percorso che Nicola ha compiuto in questi ultimi 13 anni, dal 2004 ad oggi. Altrove sarebbe portato ad esempio, sarebbe già divenuto testimonial di queste montagne ma anche di tutta la regione, le immagini delle sue imprese sarebbero state utilizzate dagli uffici regionali del Turismo come veicolo promozionale, le tv parlerebbero delle sue imprese e questo spingerebbe molti giovani ad imitarlo e tanti altri escursionisti a percorrere gli stessi sentieri. E invece in Calabria quasi nulla. Nicola, da 13 anni, condivide la sua passione con i suoi amici più cari e altri pochi appassionati di montagna nell’assoluta indifferenza dei calabresi.
Ereticamente ne riconobbe i meriti nel 2011, inserendolo tra i protagonisti del II° Raduno delle Imprese Eretiche, perché Nicola racchiude in sé il vero spirito dell’impresa eretica: superare i propri limiti, osare dove gli altri non osano, tracciare nuove strade in una società sempre più incapace di fare sacrifici, di rischiare, di guardarsi attorno, riconoscere le risorse che la circondano e valorizzarle.
L’iniziativa di ieri, durata due giorni, ha visto protagonisti nelle due mattinate gli studenti delle scuole di Castrovillari che hanno potuto ammirare la mostra fotografica allestita per l’occasione e le proiezioni dei video delle imprese di Nicola e incontrare il protagonista al quale hanno posto domande e curiosità, mentre il pomeriggio di ieri è stato dedicato ad un dibattito sul tema al quale erano stati invitati i presidenti delle rispettive regioni interessate (Calabria e Basilicata) e l’Assessore alla Pianificazione territoriale ed urbanistica della Regione Calabria Franco Rossi che hanno dato forfait; il Presidente del Parco del Pollino Domenico Pappaterra, il sindaco di Castrovillari Domenico Lo Polito, il consigliere provinciale Vincenzo Tamburi, la delegata del Coni Cosenza Francesca Stancati e il sottoscritto.
Da ospite della serata mi è stato chiesto di trasformarmi in conduttore, a causa dell’assenza improvvisa del direttore di Teleuropa Network Attilio Sabato che avrebbe dovuto moderare il dibattito, e da moderatore ho posto agli ospiti domande moderate. La prima, volta a comprendere come mai un fenomeno come Nicola non fosse ancora stato preso come testimonial o rappresentante perlomeno di queste straordinarie montagne, riuscendo a strappare un impegno al momento verbale da tutti gli ospiti. La seconda riguardo il rapporto di ciascuno dei presenti con la montagna, perché chi prende decisioni deve almeno averne cognizione per poter fare le giuste scelte. La terza domanda, dopo aver preso spunto da un commento del sindaco Lo Polito che ha fatto riferimento alle critiche all’indirizzo dell’ente Parco per la realizzazione della strada Rosole-Masistro nel comune di Saracena, ha riguardato la capacità di rapportare gli interventi sul territorio al (o ai) target di riferimento. Citando il caso Trecchina recentemente scoperto ho voluto comprendere se, nel decidere quali interventi attuare, le istituzioni tengano presente il target al quale ci si vuole rivolgere anche sulla base delle caratteristiche del luogo dove questi interventi verranno attuati. E ho compreso che spesso i rappresentanti istituzionali ragionano come dei computer, utilizzando un codice binario che corrisponde a 0 oppure 1, senza prendere in considerazione le vie di mezzo. Il Presidente del Parco Pappaterra, ad esempio, ha affermato che occorre fare delle scelte e che mentre la regione Basilicata ha scelto di puntare sui “grandi attrattori” che stanno facendo registrare grandi numeri (tra i quali il Volo dell’Angelo di Pietrapertosa e il ponte tibetano di Sasso di Castalda) la Calabria è ferma per l’ostruzionismo di chi si oppone a tali progetti di sviluppo. A questo punto ho obiettato che non si possono paragonare il Volo dell’Angelo e il ponte tibetano con il luna park in costruzione a Trecchina. Sono impianti che non hanno lo stesso impatto ambientale e paesaggistico. Alcuni ne esaltano le caratteristiche e dunque possono essere considerati interventi intelligenti, altri rappresentano uno sfregio. Qui non si tratta di essere pro o contro gli interventi in generale, qui si tratta di entrare nel merito delle cose, ci sono interventi sostenibili e interventi insostenibili e questo scaturisce anche dalla storia, dalla morfologia, dalla densità abitativa, dal patrimonio ambientale e paesaggistico di un luogo. Il problema è che spesso questi interventi vengono progettati nel chiuso degli uffici, calati dall’alto senza una minima conoscenza dei luoghi ma, soprattutto, senza interpellare gli operatori turistici (quelli veri e appassionati) che possono dire effettivamente di cosa hanno bisogno, se di una strada o di un rifugio, di un bancomat o di una guardia medica che spesso sono tra i servizi meno disponibili (nonostante siano tra i meno costosi) e forse tra i più importanti. Al termine di questo confronto il Presidente Pappaterra ha chiesto scusa alla platea e si è congedato per un altro impegno precedentemente preso.

Massimiliano Capalbo

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