E’ utile conoscere i vari modi con cui nel mondo si affronta il Covid-19. Tifare per una o per l’altra modalità (la via cinese, la via italiana, la via coreana, la via svedese) è inutile, serve conoscere. Della via cinese o italiana parlano tutti i giorni tutti i media. Che fanno invece gli svedesi?
Il numero dei contagiati e dei decessi in Svezia è bassissimo: ad oggi rispettivamente 6.443 e 373 su una popolazione di circa 10 milioni di abitanti (quasi quanto la Lombardia). Il lockdown è volontario. Lo stato si affida al senso di responsabilità individuale e collettivo.
Nonostante questo, l’intervento statale è stato tempestivo, ancor prima che il virus arrivasse sono state messe a disposizione risorse finanziarie per affrontare la crisi economica pari al 9% del PIL. A metà marzo è stato varato un pacchetto di interventi pari a 30 miliardi di dollari. La Svezia vive di export e le aziende soffrono delle mancate commesse estere. L’allarme è arrivato dunque, ma le scuole continuano ad esser aperte per i bambini e i ragazzi di età inferiore ai 16 anni, negozi e ristoranti sono aperti, così le aziende e le fabbriche. Sono vietati gli assembramenti superiori alle 50 persone. Lo stato si limita a consigliare i cittadini di restare a casa ai primi segni di raffreddore o tosse e di lavorare in smart working, se possibile.
Il ricorso al senso di responsabilità individuale e collettivo è aiutato da alcune caratteristiche socioculturali: il 50% delle famiglie svedesi sono composte da single (difficile infettarsi in casa) e il distanziamento sociale per gli svedesi è quasi una tendenza naturale, nei mezzi pubblici tendono a non sedersi uno vicino all’altro. L’approccio del governo svedese all’epidemia gode del favore dell’opinione pubblica, ma non sono mancate voci di ricercatori che hanno richiesto vincoli più stringenti.
Riusciranno gli svedesi a evitare il dilagare del virus e della letalità? Vedremo. Non mi piacciono coloro che augurano agli altri il peggio perchè non seguono il proprio modello, quelli che aspettano di poter dire: “te l’avevo detto!”. Per me la via svedese dimostra che i popoli rispondono agli eventi globali ciascuno secondo la propria natura, un evento molteplici risposte. Sarà utile anche a noi, passata l’emergenza, verificare che cosa è successo nel mondo con il virus, il distanziamento richiede anche un distanziamento emotivo dal tifo.

Giuliano Buselli

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