Gli “Out concert” per la fase 2 della cultura
La tanto attesa “Fase 2” è alle porte ma ancora si parla poco, se non per niente, delle sorti del settore culturale. Poiché diverse attività culturali (concerti, mostre, letture, cinema, teatro, danza etc.) si manifestano in eventi che prevedono l’aggregazione, quindi l’assembramento, uno dei settori che è e, prevedibilmente, sarà colpito di più è appunto quello culturale. Le conseguenze potrebbero essere disastrose, sia per il settore in questione che per gli altri legati ad esso, ad esempio quello turistico.
A tal proposito, faccio una mia personale riflessione ad alta voce, provando ad immaginare quale potrebbe essere il futuro, almeno quello immediato, degli eventi culturali: le limitazioni potrebbero continuare a riguardare i luoghi, l’affluenza e le distanze tra individui. Potremmo, quindi, ideare un modello di eventi che tenga conto di queste limitazioni. Ad esempio: se fosse vietato l’assembramento di più di 30 persone, potremmo organizzare eventi a numero chiuso; se fosse vietato avvicinarsi, potremmo mantenere le distanze; se fosse vietato lo svolgimento nei teatri, nei cinema, nei grandi centri urbani etc. potremmo svolgere i nostri eventi nella natura, nei borghi abbandonati, nei luoghi dimenticati. Immaginate di fare trekking in montagna e, giunti in vetta, trovare un quartetto d’archi, oppure passeggiare in un bosco in compagnia di un attore che declama poesie e di una ballerina che danza tra gli alberi o, ancora, fare lezioni di filosofia tra i ruderi di un vecchio paese abbandonato.
“Out Concert” questo è il nome che immagino possa avere il progetto che racchiude la tipologia di eventi sopracitata. Ho preso spunto dagli “house concerts”, concerti ed attività culturali di diversa natura tenute nello spazio domestico, in presenza di un pubblico ridotto; ma ho preso spunto anche dall’outdoor, ovvero quella serie di attività all’aperto atte al benessere dell’individuo ed alla riscoperta di ciò che sta al di fuori della nostra quotidianità; dai festival che, già da anni, si svolgono nella natura, come “I Suoni delle Dolomiti”; dalle ricerche dell’etnomusicologo americano Steven Feld sulle performance musicali del popolo Kaluli di Bosavi della Papuasia – Nuova Guinea, le quali avvengono in stretta connessione con la foresta; dalle passeggiate sonore e dagli gli itinerari acustici dei quali Raymond Murray Schafer tratta nel suo “Paesaggio Sonoro”.
Il termine inglese “out” racchiude in se diverse accezioni, molte delle quali rispecchiano la filosofia degli “out concerts”: out ovvero “fuori”, perché lo svolgimento avverrebbe fuori dai grossi centri urbani; out vuol dire anche “essere assente” e con gli out concert ci assenteremmo dalla routine; “fuori moda”, ed a questo punto mi permetto di citare lo scrittore Franco Arminio, il quale nel suo “Cedi la strada agli alberi”, in riferimento al riabitare i paesi, scrive: «Oggi la soluzione è essere inattuali e dunque la soluzione è vivere in un paese[…]»; “via d’uscita”, dalle nostre case, nelle quali siamo “restati” per via del virus, ma anche via d’uscita dalla nostra quotidianità, dalla quale forse non siamo mai veramente usciti.
Dato il numero ridotto di parteciparti sarebbe molto semplice organizzare questo tipo di eventi. La sostenibilità è un fattore di primaria importanza, in questa situazione d’emergenza e nella situazione di emergenza culturale della quale siamo vittime da molto tempo prima dell’avvento del virus. La cultura potrebbe ritornare ad essere facilmente fruibile, il nostro pane quotidiano, quel pane che ci riempie la mente e lo spirito. Qualcuno dirà: «e la pancia? Come riempiamo la pancia?», cultura e turismo sono strettamente legati. Questo nuovo paradigma di eventi potrebbe incentivare il turismo locale e tutta quella serie di attività legate ad esso: strutture ricettive, bar, ristoranti, attività outdoor, sport, spettacolo etc.
Perciò, invito colleghi ed amici musicisti, artisti di ogni specie, insegnanti, operatori culturali e turistici, guide escursionistiche, associazioni e chiunque ne abbia voglia, a mettersi in contatto. Potremmo mettere su un cartellone di eventi, piccoli, ma che potrebbero costituire un grande ripartenza.
Paolo Presta
Musicista
https://www.facebook.com/paolopresta1989
la foto a corredo dell’articolo è presa dal sito: www.isuonidelledolomiti.it
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