A Bocca di Piazza, una piccola frazione nel comune di Parenti (CS) situata a 1270 metri di altitudine, si tiene ogni anno la sagra della patata (siamo in una zona dove si producono prodotti agricoli ad indicazione geografica protetta – IGP) ma anche quella del fungo. Qui sorge lo stabilimento di imbottigliamento di una delle acque oligominerali più vendute in Calabria, siamo al confine con il Parco Nazionale della Sila, dove si respira l’aria più pura d’Europa, e cosa hanno pensato di autorizzare le “istituzioni”? La costruzione di una centrale a biomassa.
Fino a qualche mese fa nessuno ne sapeva nulla. La centrale, infatti, è stata scoperta per caso da due escursionisti, spuntata come un fungo in mezzo alle coltivazioni di patate. Si tratta dell’ennesima centrale da 998,00 chilowatt (tarata così allo scopo di ottenere la procedura di autorizzazione semplificata), ed è già stata realizzata proprio di fronte allo stabilimento dell’acqua minerale (consigliata dal Ministero della Salute per i lattanti e che si fregia dei simboli del Parco della Sila).
Si tratta di un film già visto che viene riproposto periodicamente. Quelle a cui assistiamo, di solito, sono storie di paura e disperazione. L’incontro (spesso in segreto) tra due paure: quella del “prenditore” alla ricerca del business che consenta di realizzare il massimo del profitto, col minimo sforzo, nel più breve tempo possibile (sulle biomasse il business è assicurato, non esiste rischio d’impresa grazie agli incentivi del governo) e quella del partitico alla ricerca di alleati o di argomenti per garantirsi un appoggio elettorale nel tempo (quando non altro). Entrambi i soggetti, privi di visione e conoscenza, terrorizzati dal futuro, utilizzano i beni e le risorse comuni per garantirsi la sopravvivenza. Scelte che denotano un’assenza di fiducia in se stessi, nel futuro e nella comunità nella quale vivono e operano e la necessità di ottenere tutto e subito secondo la migliore tradizione calabrese (alcuni ristoratori o albergatori della zona sono contenti perché gli operai che stanno costruendo la centrale consumano da loro). In mezzo gli altri cittadini che, a fatto compiuto, si limitano ad azzuffarsi sulle questioni meno rilevanti (se abbiano le autorizzazioni, se creano lavoro etc.) spaccando il capello in quattro e perdendo di vista le vere motivazioni che generano tali operazioni.
E’ la paura a generare questi mostri (più grande è la paura e più grande è il mostro) che trovano, tra i migliori alleati, proprio le istituzioni, impegnate ad inventare incentivi, sconti, sgravi, tutti provvedimenti volti a tamponare esigenze nel breve termine, a garantire profitti nel breve termine, mai a pianificare strategie di sviluppo a lungo termine o a tutelare il territorio e i cittadini creando le condizioni perché tutti possano fare altrettanto. Altrimenti non si spiegherebbe perché nel nostro territorio molti alberghi siano stati trasformati in centri di accoglienza per extracomunitari (è meno faticoso che andare a cercare i turisti per riempirli) o perché il nostro territorio sia disseminato di pale eoliche (grazie ad altri incentivi statali ed europei), perché qualcuno è disposto ad appiccare incendi per 10 euro l’ora o perché si continuino a proporre discariche come soluzione al problema dei rifiuti. E’ un gioco al massacro, una gara tra disperati.
Non sono solo gli imprenditori a non credere nel futuro e nel territorio ma anche le istituzioni, in preda al panico, impegnate a salvare solo se stesse. Due disperazioni che generano ulteriore disperazione, impoverimento e inquinamento, un processo a catena verso il basso. Occorre fermarle prima che sia troppo tardi.
Per riuscirci non occorrono manifestazioni o proteste, è finito il tempo delle proteste, sono solo un ricordo del secolo scorso. Per fermarle occorre il dialogo, occorre diffondere consapevolezza. Questa gente ha bisogno di essere rassicurata, è spaventata, quasi terrorizzata dal futuro e dalla propria incapacità di vederlo.
Questo compito spetta agli imprenditori eretici (quelli veri) che hanno già agito nei settori del turismo, dell’agricoltura, della cultura, dell’artigianato e della tecnologia al servizio di tutto ciò. Sono quelli che hanno fiducia nel futuro, che sono consapevoli del fatto che affinché una pianta germogli e produca buoni frutti ha bisogno di tempo e di cure, di impegno e di sacrifici, cosa che oggi la maggior parte delle persone non sono più disposte a sopportare. Infatti la nostra società è sempre più fragile, fatta di gente incapace di determinare il proprio destino, alla continua ricerca di scorciatoie ed alibi per evitare sacrifici. Occorre dialogare, comunicare, spiegare, tranquillizzare, indicare una strada, quello che stiamo facendo dal 2010. Da sette anni vado (e continuo ad andare) nelle scuole per impedire che i nostri giovani diventino i prenditori o i partitici di domani. In autunno partirà un nuovo tour nelle scuole per aiutare i ragazzi a riconnettersi con la natura e il primo corso per imprenditori eretici, rivolto a chiunque voglia dare una svolta alla propria esistenza e, di conseguenza, a quella degli altri. Non insegneremo come si fa un business plan o come si fa marketing (ci sono tanti corsi che lo fanno già), daremo gli occhi per vedere, il coraggio per superare le paure e gli strumenti per cambiare il proprio destino.

Massimiliano Capalbo

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