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I parabolani del vaccino

Ero da tempo alla ricerca di un precedente storico che potesse essere paragonabile al momento che stiamo attraversando. La storia, a mio avviso, ha proprio questo merito, ci aiuta a comprendere gli avvenimenti per analogia. Sentiamo spesso dire che la storia si ripete, e sta proprio in questo il valore della ripetizione. Ma occorre saper trovare le giuste analogie e, al contempo, non restarne prigionieri. In quest’ultimo anno abbiamo sentito etichettare le scelte compiute dal governo, almeno da quelli che si ponevano in contrapposizione con esse, con termini come: fascismo, dittatura, regime. Ma il parallelismo non mi ha mai convinto fino in fondo, non calzava a pennello, percepivo qualcosa di diverso nell’atteggiamento, qualcosa di più subdolo e fanatico.
L’illuminazione mi è arrivata vedendo un film, uscito nel 2009, e opera del regista cileno Alehandro Amenàbar, che si intitola Agora. E’ ambientato nel 391 d.C. ad Alessandria d’Egitto e narra la storia di Ipazia, astronoma e filosofa greca-alessandrina, che visse e insegnò in quella che all’epoca era una metropoli, il più grande mercato del mondo, crocevia di popoli e culture dove convivevano pagani, ebrei e cristiani. Questa straordinaria convivenza, che oggi definiremmo cosmopolita o meltin pot, che caratterizzava la città fondata da Alessandro Magno, e che aveva portato Alessandria d’Egitto ad ospitare la più grande biblioteca del mondo e ad attirare matematici, astronomi, filosofi, eruditi e intellettuali provenienti da tutto il mondo conosciuto, inizia a traballare in seguito alla proclamazione del cristianesimo come religione unica dell’impero, da parte dell’imperatore Teodosio I. L’atto dà il via all’epoca delle persecuzioni anti-pagane stabilite per legge dai decreti teodosiani.
Ad Alessandria cominciano a circolare per le strade i parabolani, fanatici ed esaltati che seguivano i dettami del vescovo Teofilo che non perdevano occasione per provocare e scatenare violenti disordini contro i pagani. Su uno di questi, in particolare, si concentrano le immagini del film, il saccheggio e l’incendio del Sarapeo, un tempio dedicato al dio greco-egizio Serapide, e della sua splendida biblioteca ad opera di questi fanatici per trasformarlo in una chiesa cristiana.
C’è un dialogo, ad un certo punto del film, che mi ha lasciato senza parole perché, somiglia tantissimo ai dibattiti che vanno in scena oggi in tv o ai commenti che compaiono sui social, quando quelli che vengono definiti “pro-vax” giudicano i comportamenti di chi si oppone ai provvedimenti governativi volti alla gestione dell'”emergenza Covid”. Quell’atteggiamento prosegue tutt’ora e si avverte nel disprezzo che “i fedeli del progresso” manifestano, in ogni occasione, nei confronti di ciò che è pagano, di ciò che appartiene alla sapienza e alla saggezza del passato: riti, conoscenze, tradizioni, saperi che credono di aver superato attraverso l’uso delle tecnologie elettroniche, informatiche, biogenetiche.
Nella biblioteca sono riunite le due fazioni, pagani e cristiani, uno dei pagani si alza in piedi e rimprovera ai dignitari cristiani:
Solo ai cristiani è ormai permesso di entrare nella biblioteca da quando fu invasa, questa è una provocazione!
Vi darò un suggerimento – risponde uno dei dignitari cristiani – se consideri la tua presenza così essenziale, perché non decidi di farti battezzare?
L’altro scuote la testa e si risiede sussurrando un “no!
“La maggioranza di noi qui – continua il cristiano – a cominciare dal nostro prefetto, ha accettato Cristo, perché il resto di voi non lo fa? E’ solo questione di tempo e lo sapete.
A questo punto nell’emiciclo irrompe Ipazia che esclama: “Davvero? E’ soltanto una questione di tempo? Allora, scusatemi onorevoli dignitari, ma per quanto mi risulta il vostro dio non ha ancora dimostrato di essere più giusto o più pietoso dei suoi precedessori. E’ davvero solo questione di tempo prima che io accetti la vostra fede?
E il cristiano risponde: “E perché allora quest’assemblea deve accettare il consiglio di qualcuno che non crede per sua ammissione assolutamente in niente?
E Ipazia: “Io credo nella filosofia.
E il cristiano rivolgendosi agli altri alle sue spalle: “La filosofia. Proprio quello che ci serve in tempi come questi.” Risata generale da parte dei cristiani.
In questo dialogo emergono molte analogie con la situazione attuale:
1. quello che stiamo vivendo non è il tentativo di imporre una dittatura, come si dice, ma una contrapposizione di carattere religioso tra chi crede (nel senso di avere fede) e chi non crede al dogma del vaccino (e dell’infallibilità della scienza). La maggior parte degli italiani (che non coincide con il numero dei vaccinati, poiché alcuni sono stati costretti a farlo) ha scelto di credere ciecamente (per paura, per comodità, per reale fiducia, per tendenza ad adeguarsi alla maggioranza, a causa del martellamento mediatico, le motivazioni sono tante) nel vaccino come unica arma per uscire dall’emergenza e tornare ad una vita normale. Una minoranza (superiore al 30%, che include anche una parte dei vaccinati) diffida di questa arma (per mancanza di chiarezza, per precauzione, per paura, per scelta ideologica, per coerenza con un proprio stile di vita, per diversità di opinione sui temi che hanno a che fare con la salute, anche qui le motivazioni sono tante). Abbiamo, quindi, due blocchi (non omogenei al loro interno) contrapposti da un credo esattamente come allora;
2. la maggioranza decide di imporre ad una minoranza il proprio credo (un dogma che non ha alcuna giustificazione scientifica) attraverso provvedimenti restrittivi delle libertà (rilascio del green pass dopo vaccinazione) che impediscono l’accesso a determinati luoghi (di cultura, di svago, di lavoro). Per accedervi occorre vaccinarsi come allora occorreva battezzarsi;
3. la maggioranza degli italiani, a cominciare dalle autorità, ha accettato il vaccino, perché il resto non deve farlo? Si domandano i parabolani che affollano i talk show televisivi di oggi ma anche i vari commentatori sui social. E’ solo questione di tempo, dice il Figliolo dell’epoca, il nostro obiettivo è raggiungere il 90% di vaccinati;
4. l’irruzione di Ipazia nell’assemblea è molto simile a quella del vice questore di Roma, Nunzia Schilirò che, nel corso di una manifestazione, ha sottolineato come il vaccino (il dio attuale) non abbia ancora dimostrato di essere più efficace di altri rimedi che l’hanno preceduto (mancano i dati sugli effetti a lungo periodo) e di come sia necessario rispettare le leggi (la Costituzione) sovraordinate, che stanno li a garantire le libertà di tutti;
5. la Lamorgese e gli altri che intervengono per censurarla agiscono come quel cristiano che si domanda: perché l’assemblea dovrebbe essere d’accordo con chi non crede nelle istituzioni, nella scienza senza se e senza ma?
6. l'”io credo nella Costituzione e nella libertà” pronunciato dal vice questore somiglia molto all'”io credo nella filosofia” pronunciato da Ipazia. Ma la risata generale che copre l’affermazione è la stessa che copre oggi ogni tentativo di introdurre altri temi che non siano strettamente di carattere economico in questo Paese. La risata dell’assemblea è molto simile a quel sorrisetto che Draghi e quelli come lui hanno stampato sul volto che sembra deridere i romantici, gli idealisti, i visionari che non si piegano alle logiche della Realpolitik e della finanza e che immaginano una società più giusta, aperta e libera.
Non sappiamo se tra qualche anno o decennio troveremo analogie anche per quanto riguarda il finale di questa storia, cominciata ormai due anni fa, ma certamente la storia ci insegna che ogni forma di restrizione e di limitazione delle libertà ha provocato la fuga dei cervelli, il conseguente declino e la scomparsa delle civiltà. Le crisi economiche nascono da questo ed è paradossale che quelli che vengono osannati come i più grandi esperti di economia e finanza non lo comprendano. Le repressioni cominciate dal vescovo Teofilo e proseguite dal suo successore Cirillo (che ordinerà la lapidazione di Ipazia, il cui corpo sarà squartato, dilaniato e bruciato) avvieranno il declino di Alessandria d’Egitto che, da faro della cultura mondiale, si trasformerà in un lontano e mitico ricordo.

Massimiliano Capalbo

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