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I passi di gambero del settore informatico

Dopo sette anni di onorato servizio il mio netbook mi ha lasciato. C’aveva pure ragione, poverino. Si è dunque reso necessario acquistarne uno nuovo. Sette anni sono tanti, lo so, nel mondo dei pc sono un’era geologica. E difatti, riaffacciandomi nel mercato dell’informatica, mi sono sentito abbastanza spiazzato e inadeguato ma anche allarmato dalla piega che sta prendendo.
Oltre ad aver scoperto che sono quasi completamente spariti i piccoli negozi di informatica soppiantati dalle grandi catene oligopolistiche, la prima amara constatazione è stata l’impossibilità di acquistare un pc che non avesse pre-installato il sistema operativo Windows (8 o affini). Ne consegue che chi decidesse di disintallarlo una volta acquistato, per installare altri sistemi operativi open source (come Linux per esempio), lo farebbe a proprio rischio e pericolo perché rischierebbe di perdere la garanzia sull’hardware. Dunque viva il libero mercato ma, soprattutto, viva la libertà di scelta.
La seconda constatazione è stata, soprattutto per quanto riguarda il segmento dei netbook, scoprire che stanno per sparire gli hard disk, soppiantati dalle memorie solide, che hanno il solo vantaggio di far funzionare più velocemente le applicazioni ma gli svantaggi di essere molto costose e poco capienti (al momento qualche centinaia di mega) e dunque si ritiene necessario o dotarsi di un hard disk esterno oppure arrendersi al cloud, cioè accettare di consegnare i propri dati nelle mani di estranei (su server che stanno chissà dove) al punto che alcuni dispositivi vengono già venduti con una certa quantità di spazio disponibile su cloud.
In sintesi ho scoperto che per continuare a lavorare come ho fatto negli ultimi sette anni, utilizzando soli 25 cm di spazio al costo di 290 euro e con un sistema operativo trasparente, gratuito, esente da virus e molto più affidabile ed efficiente, avrei dovuto rinunciare alla mia privacy, spendere più del doppio, dotarmi di ulteriori dispositivi esterni di memorizzazione dati e non avere diritto ad alcuna garanzia. Un grande progresso direi. Il mondo delle nuove tecnologie procede sempre più a passo di gambero, uno avanti e due indietro. A fronte di un vantaggio ne vengono negati due ma nessuno scende in piazza per rivendicare la propria libertà di scelta.
Certo, se tutti tenessero un pc per sette anni come ho fatto io e utilizzassero software open source il modello consumistico vacillerebbe paurosamente. Occorre invece mettersi in fila diligentemente nell’attesa che esca l’ultimo modello, spendere, consumare, buttare, anelando al raggiungimento di velocità superiori alle quali non corrispondono ovviamente progressi o miglioramenti di performance effettivamente misurabili. In realtà se dovessimo valutarlo con i criteri che utilizziamo per il settore energetico, ad esempio, quello informatico sarebbe un settore insostenibile per la sproporzione esistente tra le risorse utilizzate e i benefici ottenuti, sacrificati sull’altare dalle interfacce e del packaging.
Nei primi anni del duemila anche nella nostra città era nato un Hacklab, un piccolo laboratorio di libertà digitale. Esiste ancora, so che i suoi membri si riuniscono periodicamente per condividere le proprie passioni, ma c’è un gran bisogno che certi messaggi escano fuori, che si diffondano nella società, che alfabetizzino le persone alla libertà digitale e alla disobbedienza nei confronti di un modello che tende a mettere la proprietà sulle idee e la loro libera circolazione. Non c’è la percezione dell’importanza di questi temi nella società, la gente vive ancora di panem et circenses, men che meno nelle istituzioni. La seduzione del marketing, delle forme, degli effetti speciali è più forte della voglia di libertà anche perché quest’ultima richiede sacrificio, impegno e determinazione, tutte qualità che non appartengono ad una società sempre più fragile e abituata alle comodità.
Alla fine ho scelto di recarmi presso un piccolo negozio, pagare un pò di più rispetto ai modelli venduti nelle grandi catene (ma meno di quanto spesi sette anni fa), di scegliere uno dei pochi modelli di netbook ancora in commercio (con 500 gb di hard disk) ed avere la garanzia anche una volta eliminato Windows.
Questo piccolo gesto di disobbedienza mi ha regalato tanta soddisfazione, ma per quanto ancora potrò esercitarlo?

Massimiliano Capalbo

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