Il Capitalismo sospeso non ha sospeso la guerra
“Com’è potuto avvenire che un intero paese sia senza accorgersene eticamente e politicamente crollato di fronte a una malattia?“.
Ce lo chiede il filosofo Giorgio Agamben e il tono drammatico delle sue parole mi riportano alla mente la domanda che Simone Weil si poneva nel 1938 durante un viaggio nella Germania nazista: “come è possibile che la classe operaia più colta d’Europa abbia ceduto al nazismo?“. Non c’è ovviamente alcun paragone storico, noto solo che le risposte sono orientate entrambe a cogliere il profondo della vita dei popoli, al di là delle solite cose che si leggono sui libri.
Simon Weil, alla fine del viaggio, si rispose: “è stata l’attrazione del male“. Agamben si risponde oggi: è la separazione tra vita biologica e vita spirituale-culturale, la “nuda vita”: si accetta tutto pur di sopravvivere fisicamente. Agamben ne ricava l’idea che si stia andando verso la barbarie.
Io, invece, che mi sto allenando a trovare qualcosa di positivo in ogni evento negativo, noto un fatto: per la prima volta nella storia del capitalismo gli interessi del denaro sono stati sospesi per una richiesta di difesa della salute fisica. Al grido di “prima la salute” la corsa del profitto si è fermata. Non era mai successo.
E’ una sospensione della legge del profitto, non un’abolizione, per cui la vita di prima può ritornare tra poco. Immutata.
Ma la sospensione potrebbe anche prendere un’altra via se interrogassimo proprio quella “nuda vita” che Agamben indica come responsabile, se la nostra “nuda vita” diventasse la rivendicazione di ogni forma di vita: umana, animale, vegetale. Ci sono segni che questo possa avvenire. Mai come in questi giorni sono circolate analisi in giornali, tv e social sulle forme di vita presenti sulla terra e sulla necessità di salvaguardare la vita di tutti gli esseri viventi. Ci sono addirittura embrioni di nuove utopie.
C’è un’ immagine su cui dovremmo volgere la sguardo: mentre i camion dell’esercito percorrevano le strade di Bergamo per portare altrove le bare dei deceduti, le fabbriche di armi di Bergamo e Brescia sfornavano armi: carri armati, elicotteri da combattimento, bombe a grappolo, mitragliatrici ecc. Non hanno mai cessato la produzione. La nostra nuda vita poggia sulla produzione quotidiana di strumenti di morte.
Quanti esseri umani sono stati uccisi da bombe italiane mentre si piangevano i morti da Coronavirus? Il capitalismo sospeso non ha sospeso la guerra.
Paesi soggetti a embargo economico, con cui l’Italia collabora, ci hanno portato aiuti e medici e il governo italiano non ha sentito neppure l’obbligo morale di chiedere la cessazione dell’embargo. La proposta dell’ONU di una moratoria di tutti i conflitti in corso nel mondo (in cui sono implicate tutte le potenze compresa l’Italia in quanto o fomentatrici o fornitrici di armi), non solo non è stata presa in considerazione da nessun governo, ma quasi derisa da un’opinione pubblica assuefatta al pregiudizio che l’uomo è per natura violento e che dunque la guerra è inevitabile e non eliminabile.
Ma se il profitto è stato sospeso, perché non dovrebbe esser possibile sospendere la guerra? Non è mai successo, ma puo’ succedere. La nuda vita scoprirà di esser morta vita senza la vita altrui. Su questo punto si gioca il nostro futuro: o la barbarie che Agamben annuncia (tutti terrorizzati e chiusi nella sicurezza tecnologica) o una nuda vita che si apre a nuova vita. Chiudere le fabbriche di armi sarebbe il primo segno di un effettivo nuovo inizio.
Giuliano Buselli
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