Il collante della partitica
E’ bastato non occuparsi per qualche giorno della spartizione del denaro (PNRR) per far evaporare l’ostentata unità dei partiti in questa prima fase del governo Draghi e far riemergere la litigiosità, l’egocentrismo, le rivalità, i campanilismi che hanno sempre caratterizzato la partitica italiana. C’eravamo tutti sorpresi dell’improvvisa sintonia che aleggiava tra i partitici al punto tale che il Parlamento sembrava essere diventato un after hour. Ed ecco che improvvisamente l’elezione del Presidente della Repubblica diventa la cartina di tornasole del collante che tiene insieme la partitica italiana: il denaro.
Si spiega così il ruolo di Mario Draghi che non è il grande esperto che ci raccontano (la sua gestione fallimentare è sotto gli occhi di tutti) è semplicemente il garante di questa spartizione, perché in Europa ha conoscenze che contano e nell’inconsistenza generale dei leader europei attuali emerge come uno statista. Una spartizione, quella che sta per avvenire, che non ha precedenti nella storia repubblicana e che genererà il definitivo fallimento dell’Italia. Riversare una così elevata quantità di denaro in un paese leader nella corruzione e nelle massomafie come il nostro è come scaricare una montagna di gelati in un parco giochi pieno di bambini. Perché l’UE non l’ha impedito? Perché non aspettano altro che mettere le mani sul nostro paese, come hanno già fatto con la Grecia.
Si spiega così, anche, l’assoluto silenzio da parte del mondo delle imprese italiane. Con bollette così care, benzina così alta, restrizioni della libertà così inaudite che stanno mettendo in ginocchio migliaia di attività, perdita di posti di lavoro, nessun governo sarebbe durato per più di qualche mese. E invece nulla, silenzio. Tutti disposti a sacrificare il futuro del paese pur di far parte della spartizione.
Si spiegano così anche le restrizioni alle libertà individuali, ufficialmente dovute alla pandemia ma che in realtà servono a deprimere e a rendere controllabile una popolazione che altrimenti potrebbe reagire, nessun altro paese in Europa e nel mondo vive nel clima di contrapposizione e di diffidenza che è stato creato in Italia in quest’ultimo anno.
Si spiega così la più alta elargizione di denaro pubblico mai avvenuta in Italia da parte di un governo, verso tv e giornali, perché mantengano attiva la narrazione della paura e inducano le persone a chiudersi in casa, a stare seduti sul divano davanti la tv invece di incontrare l’altro e confrontarsi per acquisire consapevolezza. Perchè continuino a raccontarci la nobiltà e l’autorevolezza delle istituzioni che lavorano per il nostro bene e il nostro futuro, perché continuino indisturbati il lavoro per il quale sono stati messi li da un Presidente della Repubblica che è riuscito a farci rimpiangere Giorgio Napolitano. L’unico Presidente capace di tenere un discorso ai conti correnti invece che ai cittadini e che ha scelto, forte dell’emergenza Covid, di anteporre l’urgenza di attingere a quei soldi “perché quegli indispensabili finanziamenti vengano impegnati presto” all’esercizio democratico delle elezioni. E’ passato un anno dalla nomina di Draghi e quella urgenza sembra essere svanita. Le scelte, legittime, di Mattarella confermano, semmai ce ne fosse bisogno, che la vita dei cittadini viene dopo l’economia, che è subordinata agli interessi economici mondiali. Che l’impresa non è prima umana e poi economica.
E’ per queste ragioni che, salvo imprevisti, Sergio Mattarella verrà riconfermato come accadde con Napolitano, il tempo di completare il lavoro di indebitamento del paese. Poi, come hanno sempre fatto, i partitici torneranno a scannarsi a favore di telecamera in vista delle prossime finte elezioni.
Massimiliano Capalbo
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