Il disagio reale e le minacce virtuali
La preoccupazione che il Presidente della Camera Boldrini ha espresso nei giorni scorsi, circa l’escalation della violenza verbale sul Web, assomiglia molto alla preoccupazione che altri politici hanno espresso qualche tempo addietro circa la violazione della privacy che i cittadini subirebbero in seguito all’uso delle intercettazioni telefoniche.
In entrambe i casi abbiamo assistito ad “un atto di generosità” da parte del più tutelato (il politico) nei confronti del meno tutelato (il cittadino) nonostante a quest’ultimo il problema non appaia nè tale nè così urgente come al primo e nonostante l’ossequiosa e martellante propaganda esercitata dai media.
La Boldrini che scopre la violenza sulla Rete assomiglia molto ad un bimbo che scopre la fame nel mondo. La Rete, infatti, non è niente di diverso rispetto al mondo reale, la Rete contiene il mondo reale con i suoi pregi e i suoi difetti. In Rete circolano le stesse persone che abitano le case accanto alle quali viviamo, che vanno a scuola con i nostri figli, che votano lo stesso nostro partito, che prendono il nostro stesso treno, che respirano la nostra stessa aria.
Se i contenuti che circolano in Rete non le piacciono, onorevole, cominci a darsi da fare per cambiare il mondo che la popola. Invece di proporre una legge per il controllo della Rete proponga una legge per ridurre il disagio sociale e occupazionale dal quale scaturisce l’80% dei messaggi violenti che riceve. Invece di censurare, si apra al dialogo con chi non la pensa come lei e sia pronta a mettersi in discussione. La politica è un servizio, non un privilegio. Se pensava che il ruolo di Presidente della Camera fosse soltanto un susseguirsi di cerimonie e discorsi inaugurali ha fatto male i suoi conti.
I nuovi media tendono sempre più a sottrarre potere alle autorità centrali per distribuirlo a quelle periferiche, più piccole e più numerose e queste ultime non sempre sanno gestirlo positivamente. Ad una maggiore libertà dovrebbe corrispondere una maggiore responsabilità ma difficilmente ciò avviene. Così come non avviene nel mondo reale, nè più nè meno.
Nella sua intervista a Repubblica lei afferma: “Se il web è vita reale, e lo è, se produce effetti reali, e li produce, allora non possiamo più considerare meno rilevante quel che accade in Rete rispetto a quel che succede per strada.” Benissimo. Proviamo a ribaltare questa sua affermazione. Se le scelte (fallimentari e irresponsabili) che la politica compie quotidianamente producono effetti reali (disoccupazione, clientelismo, crisi economica, corruzione, sprechi e quant’altro), e li producono, allora non possiamo lamentarci se poi in Rete qualcuno sfoga la sua rabbia con violenza. Non le pare? Mi pare che in questo Paese non si riesca più a distinguere il bene dal male, non si capisca più chi è il nemico, come scrivevo tempo fa, visto che è diventato invisibile.
Tra un potente che ruba, inquina e violenta a norma di legge (e che non finisce mai in galera perché ha tutti i mezzi per evitarlo) e un povero disperato che si limita a sfogare la sua rabbia e delusione minacciando attraverso la Rete, forse è preferibile il secondo perché fa meno danni, è facilmente individuabile e può essere assicurato facilmente alla giustizia.
Massimiliano Capalbo
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