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Il merito del parcheggiatore

Ieri sera, di rientro da Pisa con un’ora di ritardo, non trovo la navetta che solitamente il parcheggiatore, presso cui lascio l’auto nel periodo in cui sono via, mi mette a disposizione per raggiungere il parcheggio dall’aeroporto. Il suo numero di telefono risulta irraggiungibile, i messaggi che gli invio su Whatsapp non vengono letti, eppure sono soltanto le 21.50. Non mi resta che chiedere un passaggio ad un’amica che ha volato con me per tornare a casa. La cosa mi ha stupito, visto che è dai primi di marzo che il servizio mi viene fornito sempre negli stessi giorni ma non mi arrabbio, anzi ci scherzo su con la mia amica. L’unico pensiero negativo lo riservo pensando a quale grosso inconveniente sarei andato incontro se, invece di abitare nel capoluogo di regione, fossi stato residente in qualche sperduto paesino di montagna, chissà se e a che ora avrei fatto rientro a casa.
Questa mattina mi sono alzato di buon umore, nonostante fossi consapevole di dover tornare a Lamezia a riprendere l’auto. Il parcheggiatore ha trovato i miei messaggi e le mie telefonate e mi risponde che gli dispiace ma avrei dovuto avvisarlo del mio rientro perchè hanno tanti clienti e non possono ricordarsi di tutti. Neanche questo mi turba, mi piace l’idea di dover uscire di casa a piedi per arrivare in stazione e prendere il treno per Lamezia. In fondo non è niente di diverso rispetto a quello che faccio nei weekend quando mi trovo a Firenze, esco a piedi, macino chilometri (tra i sei e gli otto al giorno) e prendo i mezzi pubblici. Una cosa altrove banale ma che in Calabria appare strana. Se qualche amico ti vede camminare per strada a piedi ti ritiene uno sfigato, si ferma e ti chiede se vuoi un passaggio, come per alleviarti la sofferenza.
Avevo un pò di cose da sbrigare (come sempre) e lo ho sbrigate spostandomi a piedi, con molta lentezza, si è trattato solo di calcolare cosa fare prima o dopo sulla base del tragitto da compiere. Non è stato come camminare a Firenze ovviamente, non tanto e non solo per la bellezza della città, quanto per il traffico e lo smog che qui, paradossalmente, si concentrano in misura maggiore. Mentre a Firenze il centro della città è chiuso al traffico, qui le macchine sono dappertutto, ad un certo punto mi sono trovato compresso tra un palazzo e un tir che tentava di parcheggiare a filo del marciapiede. L’unico modo per fuggire da questo caos è stato quello di spostarmi sul lungomare dove il vento spazzava via smog e rumore.
Al posto del treno ho trovato un pullman sostitutivo che ha fatto tutte le fermate possibili ma non mi è pesato minimamente, perché ho sempre la buona abitudine di portare con me un libro da leggere quando so di recarmi in luoghi dove c’è da attendere (posta, banca, uffici pubblici, medici, treni, aerei etc.) e nessuna fretta di arrivare si è impadronita di me lungo il tragitto (poco più di un’ora per un tratto di strada che in auto percorro in 20 minuti) immerso com’ero nella lettura.
Giunto in stazione il parcheggiatore era già li ad aspettarmi. Nel tragitto dalla stazione al parcheggio abbiamo avviato un confronto civile e sereno, volto da parte mia a fargli comprendere come può migliorare il servizio e da parte sua a spiegarmi come possa essere accaduto l’inconveniente che si conclude con l’offerta, da parte sua, di un’altra settimana di parcheggio gratuito. Avverto gratitudine nei suoi confronti e non per l’offerta.
Riprendo l’auto e mentre ritorno a casa, ad una velocità più moderata rispetto al solito, rifletto su quanto accaduto e mi convinco sempre di più che la vita non è qualcosa che si subisce passivamente ma che può essere modellata a nostra immagine e somiglianza. Tutto questo per merito del parcheggiatore.

Massimiliano Capalbo

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