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Il puro caos di un non-leader

Se voi foste per natura persone opportuniste ed egocentriche e vi trovaste ad essere segretari di un partitino nato, non in seguito ad una regolare elezione (e quindi alla proposta di un programma elettorale) ma ad una scissione da un partito più grande (da voi stessi generata), e vi trovaste, in conseguenza di ciò, ad avere più deputati e senatori di quanti una regolare elezione potrebbe mai garantirvi nel breve periodo e foste, per tale ragione, alla ricerca disperata di uno stratagemma per generare del caos all’interno degli altri partiti maggiori, dopo avere intuito che tra di loro c’è aria di crisi, non vi comportereste come Matteo Renzi? Se rischiaste di tornare a fare lo strillone per qualche quotidiano locale, non vi giochereste il tutto per tutto? Non pensereste “muoia Sansone con tutti i Filistei?”
E allora perché scandalizzarsi della mossa dello sciamano di Firenze? Perché i media ce l’hanno raccontata così. Perché la versione di comodo, quella dominante, in questo momento è questa, così come quella sul virus, quella che assolve tutti gli altri e rovescia su uno solo le responsabilità. Nessuno di noi conosce lo scenario, soprattutto quali sono realmente i rapporti tra i partiti di maggioranza e tra i partiti in generale in questo momento, al di là delle dichiarazioni di facciata a favore di telecamera. A molti di noi mancano le informazioni, che invece Renzi ha, per poter decidere e agire. Sappiamo, da sempre, che i rapporti tra PD e M5S non sono mai stati idilliaci (al contrario) e che la loro alleanza è stata ed è, tutt’ora, un effetto collaterale dell’alterazione dei rapporti (non solo politici) con l’altro Matteo, Salvini. Il nemico del mio nemico è mio amico come si suol dire. La pandemia ha generato un unico tema, il Covid, non c’è stata l’occasione per azzuffarsi su altro, altrimenti ne avremmo viste di tutti i colori in questi mesi.
La storia partitica del nostro Paese è, da almeno 30 anni, una storia di contrapposizioni individuali, personali e non più ideologiche o valoriali come un tempo. Eppure molti, tra commentatori e politologi italiani, hanno etichettato, in questi giorni, le ragioni della mossa di Renzi come di carattere “personale”. Anche se le ideologie sono crollate mi pare che i ragionamenti restino ancora ideologici.
Tra le mosse personali di tutti i leader di partito quella di Renzi è, a mio avviso, quella più salutare perché, genera il caos, che è l’unico modo per creare le condizioni per un nuovo ordine. E’ solo dal caos che può nascere un cambiamento, è solo alterando lo status quo che si può sperare in una mutazione. In quest’ultimo anno in particolare, a causa dell’ottimo alibi costituito dalla cosiddetta pandemia da Covid-19, le forze partitiche (maggioranza e opposizione) si sono adagiate su una condizione di comfort soprattutto dal punto di vista delle responsabilità, per non aver previsto prima e saputo gestire dopo la pandemia (la maggioranza) e per non sapere in che modo alternativo affrontarla (l’opposizione). Entrambi brancolano nel buio.
Chi è il fesso che vuole andare ad elezioni ora, sapendo di dover ereditare un Paese con una crisi sanitaria ancora in corso (per l’assenza di strutture, di capacità gestionali e saggezza nell’affrontarla e non per la sua gravità) e con una crisi economica montante (questa si grave) conseguenza di provvedimenti scellerati e sproporzionati sotto molti punti di vista? Solo un pazzo o un masochista.
A distanza di un anno dall’inizio della pandemia siamo ancora in stato di emergenza, forse perché l’emergenza è funzionale più che a combattere il virus (se lo fosse avremmo numeri diversi da quelli che continuiamo a registrare, nonostante i vaccini) a mantenere inalterati gli equilibri di governo e non solo.
La mossa di Renzi genera solo un caos ma non lo rende un grande leader politico, non perché il momento è grave o tragico come ci raccontano e ci raccontiamo ma, al contrario, perché oltre a non essere riuscito a frenare il suo strabordante egocentrismo, non ha avuto il coraggio o forse l’acume politico di utilizzare altri temi per aprire una crisi col governo Conte. Non aver intuito, ad esempio, di potersi fare portavoce di una grossa fetta di italiani che è stanca di:
– sentire il presidente Conte comunicare periodicamente le restrizioni del mese, come se fossero una televendita a premi, invece di dirci quali provvedimenti sono stati presi, da giugno ad oggi, per migliorare l’assistenza sanitaria, i trasporti, le scuole, per consentire alle attività economiche di lavorare in sicurezza;
– subire soppressioni delle libertà individuali palesemente incostituzionali;
– vedere il governo consentire a Big Pharma di fare affari d’oro senza alcun controllo;
– vedere messo a repentaglio il futuro delle prossime generazioni a causa dell’enorme debito pubblico che i “ristori” che continuano ad essere dati e il Recovery Plan che si sta pianificando contribuiranno ad accrescere sempre più, solo per citare alcuni dei nuovi problemi, generati o accresciuti dalle azioni di questo governo. Non riuscire a farsi portavoce di questo malcontento ha rappresentato un’occasione persa, anche perché il numero dei disillusi è destinato a crescere nel tempo, man mano che il progressivo fallimento dei provvedimenti del governo si paleserà.
Con una mossa di questo genere Renzi avrebbe potuto non solo generare un caos creativo, dando voce ai tanti italiani che non hanno ancora perso la testa dietro questa narrazione allarmistica del virus, ma anche accrescere enormemente il consenso politico verso Italia Viva. Ma per farlo occorre vivere fuori dai palazzi e dalle tv, dal loro interno il mondo reale non si vede, e soprattutto mettere davanti a tutto i problemi invece dei personalismi che hanno sempre impedito a qualsiasi partitico italiano di diventare un politico e un vero leader.

Massimiliano Capalbo

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