La diseguaglianza è una comorbidità
Secondo la Johns Hopkins University gli Stati Uniti sono diventati il paese con il maggior numero di morti per Covid-19, superando il triste primato dell’Italia. Il Coronavirus sta infettando (e uccidendo) i cittadini afroamericani e ispanici a tassi molto più alti rispetto a quelli appartenenti ad altre etnie, evidenziando, ancora una volta, che le disuguaglianze accresciutesi in questi anni, nella salute e nell’accesso alle cure mediche, sono un possibile acceleratore per il virus.
In questi mesi abbiamo imparato che il virus non fa differenze sociali o di colore di pelle, non è razzista come l’uomo, è molto più evoluto. Abbiamo anche visto che là dove ci sono delle disparità sanitarie e sociali i numeri dei contagiati possono essere molto più elevati. In parole povere, “la diseguaglianza è una comorbidità”, come ha scritto la politica americana Alexandria Ocasio-Cortez, prendendo in prestito un termine medico poco usato nel linguaggio comune. La comorbidità si riferisce a due o più patologie che coesistono insieme in un individuo ma indipendentemente l’una dall’altra, oppure può riferirsi a patologie che si manifestano secondariamente all’insorgenza di una patologia di fondo.
Per fare un esempio, il NYT ha riportato le parole del sindaco di Chicago che, citando le statistiche dell’epidemia riguardanti la sua città, ha affermato che gli afroamericani sono oltre la metà di coloro che risultano positivi al test e ben il 72% dei decessi, anche se rappresentano poco meno di un terzo della popolazione.
Quindi, alla base di tutto, ci sono le disparità strutturali e sociali di lunga data. E proprio nel momento in cui le autorità americane prescrivono di rimanere a casa per evitare il contagio, gli ispanici e gli afroamericani sono quelli che non possono farlo perché appartengono a quella categoria lavorativa che non può permettersi di non andare a lavorare e nemmeno il lusso di lavorare da casa. Questo li espone così ad un rischio maggiore di contrarre l’infezione.
In una delle tante conferenze stampa fiume il presidente americano Trump aveva liquidato la questione, minimizzando e affermando che forse dipende dal fatto che la comunità afroamericana è molto più numerosa rispetto alle altre. Il governatore di New York Cuomo è stato molto duro nei confronti del presidente, durante una conferenza stampa ha detto che le notizie che deve comunicare non sono cattive ma addirittura terribili. I media definiscono la grande mela una città lazzaretto, dove lo spazio narrativo della cronaca di questi giorni sembra ispirarsi a manzoniane memorie.
Gli Stati Uniti, in piena campagna elettorale per le presidenziali del mese di novembre, hanno dimostrato come tutti gli altri paesi, una disorganizzazione generale, dal livello nazionale fino a quello locale. Come in Italia, in Inghilterra, in India, il nostro è un mondo che purtroppo si assomiglia sempre più, ad ogni latitudine. Lo scarica barile, sport preferito dai politici di tutto il mondo, ha giocato anche nel continente americano un ruolo importante nel generare la situazione attuale. Lo stesso Trump, qualche giorno addietro, ha affermato che la colpa è da imputare all’OMS, perché non ha comunicato per tempo le informazioni sul virus. Strano perché l’OMS, quasi totalmente finanziata dagli stessi USA, è un’organizzazione nata proprio lì, all’ombra del Campidoglio ma il “presidente wrestler” proseguendo nella lettura del copione elettorale ha annunciato che taglierà i fondi all’organizzazione. La parte più povera della popolazione muore mentre lui corre sempre più svelto verso il secondo mandato e gli Stati Uniti sempre più verso il declino.
Abbi cura di te.
Anam
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