C’è un bosco in contrada San Nicola di Celico, nella presila cosentina, dove il padre del venerabile Gioacchino da Fiore coltivava una vigna e nel quale l’abate soleva passeggiare per elevare le sue preghiere a Dio, accompagnate spesso da lacrime. Gioacchino, grande profeta del suo tempo, non avrebbe mai potuto immaginare che a distanza di quasi mille anni, in quello stesso bosco, alcuni suoi compaesani avrebbero permesso la realizzazione di una discarica in grado di rappresentare una seria minaccia per la salute di se stessi e dell’ambiente circostante. Un livello di stupidità talmente elevato da essere imprevedibile, perfino per un profeta del suo calibro.
Negli ultimi anni, infatti, nel comune di Celico è stato riscontrato uno strano (?) picco di malattie alla tiroide e di un particolare tipo di tumore riscontrabile solo in luoghi fortemente inquinati. Dal 1995 al 2003, infatti, in questa discarica, costruita per contenere 78.000 metri cubi di rifiuti, ne sono stati sversati ben 107.000.
Un impianto fortemente voluto, dalle varie amministrazioni che si sono succedute negli ultimi venti anni, utilizzando: 1) l’emergenza come cavallo di troia per l’ottenimento delle autorizzazioni e dell’ampliamento necessari, laddove sembrava impossibile ottenerle; 2) il disinteresse collettivo da parte della cittadinanza che, spesso, in Calabria diventa il principale alleato della cattiva amministrazione (subito dopo una certa categoria di “imprenditori”) nella corsa verso l’autodistruzione.
Uno scempio del genere, infatti, non sarebbe stato possibile senza la “collaborazione” di: Regione, Provincia, Comune, Corpo Forestale, ASP, Commissari per l’emergenza rifiuti, Ministero dell’Ambiente, Soprintendenza, Arpacal. Nessuna di queste “istituzioni” in questi venti lunghi anni è stata in grado di tutelare la salute di questa comunità, segno e prova della loro inutilità se non pericolosità.
Una storia, quella della discarica di Celico, di ordinaria stupidità contemporanea. Un simbolo dell’autolesionismo e dell’incapacità dell’uomo post-moderno di riconoscere le risorse che lo circondano e di trasformarle in valore. Un borgo, a metà strada tra il Parco Nazionale della Sila e la città di Cosenza, che non è mai stato capace di trasformare il flusso di visitatori che lo attraversano (semplicemente perché la strada che porta in Sila ci passa in mezzo) in una risorsa. E siccome i luoghi che non scelgono e progettano il proprio avvenire vengono scelti da altri (i neocolonialisti) per costruire il proprio, la storia di questa discarica è la storia della delega del proprio destino ad altri. Un monito per tutti gli altri calabresi. Gioacchino da Fiore, che qui nacque, si starà rivoltando nella tomba. Lui, che esortava l’uomo alla ricerca della verità, a volare alto, inorridirebbe alla vista di ciò che nel suo paese natio è stato perpetrato, a scapito della natura e dell’uomo, con l’avallo delle cosiddette “istituzioni” e la complicità (diretta o indiretta) dei residenti.
Ma è proprio dove sembra non esserci più nulla da fare, in quei territori divenuti ricettacolo di mediocrità, che spesso scocca quella scintilla in grado di illuminare nuovamente il cammino. E’ proprio quando le istituzioni falliscono che i cittadini comprendono che devono farsi essi stessi istituzione. E la scintilla, a Celico, è scoccata per opera di Alessio Falbo, un giovane ventiduenne, che studia DAMS all’Unical. Spinto da una grande passione per la fotografia e la cinematografia, trasmessagli dal padre, ha pensato di dedicarsi alla creazione di un cortometraggio sulla vicenda che da così tanto tempo interessa il suo paese. “L’esito incerto di questa storia – spiega – mi ha fatto prendere consapevolezza del fatto che tutti i mezzi che finora il Comitato Ambientale Presilano ha utilizzato per affrontare il problema (fiaccolate, manifestazioni, petizioni) non fossero sufficienti. Nessuno ci ha ascoltati. Ho pensato fosse indispensabile utilizzare un mezzo più potente, nell’era della comunicazione, quello che ho scelto per esprimere il mio talento: l’arte visiva. Immortalare, così, in modo più naturale e realistico la vicenda e renderla di dominio pubblico perché tutti ne possano prendere atto. Il mio intento è quello di presentarlo, a lavoro ultimato, a dei festival nazionali e internazionali cosicché possa acquisire la necessaria visibilità.
Alessio sta già lavorando alla sceneggiatura e allo storyboard (in foto). Per realizzare il cortometraggio però ha bisogno del nostro aiuto e della nostra collaborazione. Ha bisogno di acquistare, laddove non vi fosse qualcuno disposto a prestargliele, le attrezzature necessarie a portare a termine quest’impresa eretica e riuscire a realizzare al meglio riprese, sceneggiatura e cast, in modo professionale. Deve dotarsi di: asta microfono, microfono rode ntg2, peluche anti vento, adattatore per stativo rode microfono, cavo 3 metri rode microfono, registratore tascan, pannelli reflettenti, angoliere alluminio, accessori braccio, pellicole e gelatine, stabilizzatore macchina fotografica, 3 paraluce, 2 kit follow focus, stabilizzatore (a spalla) movie, 2 aste di rotaie supporto telecamera, 1 slider video, 1 testa sferica slider, accessori per scenografia, accessori costumi, trucchi, affitto sala registrazione per colonna sonora, cavi hdmi, riduttori jack, pannelli kroma key, per un importo complessivo di circa 1.200 euro. Chi volesse contribuire può prestargliele o aiutarlo ad acquistarle facendo una donazione sulla sua postepay: 5333 1710 1765 5636. Non lasciamolo solo, così come abbiamo fatto con la comunità di Celico in questi anni, come se il problema fosse solo il loro. La Calabria deve cominciare a prendersi cura di sé invece di continuare a portare acqua al mulino di altri, come è avvenuto fino ad oggi. Se ad Alessio permetteremo di diventare il nostro Rosi e di vincere un Orso che bella vittoria sarebbe per tutti i calabresi.
Ogni tempo ha la sua immagine, che non ne costituisce la rappresentazione a posteriori, bensì l’anticipazione profetica. E allo stesso modo ogni immagine ha il suo tempo, che è il momento preciso – l’adesso – in cui la sua verità avviene, si fa evento“, scrive Massimo IIritano nel suo “Gioacchino da Fiore, attualità di un profeta sconfitto”. Cosi come “le figure di Gioacchino sono immagine di Verità che si fa Eventoil cortometraggio di Alessio si prefigge di rappresentare l’immagine del risveglio di questa comunità, uno squarcio nel velo di oscurità che ha ricoperto Celico fino ad oggi. Grazie a questo cortometraggio ciò che è stato può essere “improvvisamente riconosciuto nella sua rivelata verità” quella che in tanti, fino ad oggi, hanno inteso nascondere e occultare. Per Celico, questa, potrebbe essere la migliore profezia. L’abate Gioacchino ne sarebbe fiero.

Massimiliano Capalbo

Commenti

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2 commenti
  1. SILVANA MELE
    SILVANA MELE dice:

    ALESSIO,mi complimento con te per il coraggio che hai nel voler sostenere una battaglia che, al momento ,ci vede perdenti e rassegnati.Il sostegno della gente ci sarà sicuramente per valorizzare il tuo coraggio e riaccendere in tutti noi ,un qualche barlume di speranza.INCOMINCIAMO CON ME ! GRAZIE !

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  1. […] partitica locale: una discarica che da anni inquina e fa ammalare gli abitanti di quel territorio (di cui abbiamo parlato tempo fa) e un ponte che ne consente l’accesso, da tempo attenzionato dalle autorità competenti per […]

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