La paura: l’ago della bilancia della nostra vita
Nei miei viaggi ho subito aggressioni a mano armata con coltelli, pistole o fucili. Mi sono ritrovato a 6.000 metri sui ghiacciai delle Ande a recuperare una compagna di scalata caduta in un crepaccio mentre la corda mi tirava giù con lei. In Africa ho attraversato Paesi nel mezzo di colpi di Stato, o rivolte sanguinarie, e viaggiato attraverso immensi deserti in autostop con poca acqua, cibo e senza un telefono o un gps.
A volte sono stato incosciente, altre ingenuo e certo che ne ho avuta di paura. In tanti attorno a me mi hanno dato del folle e non hanno compreso le mie scelte. Ma è stata proprio la paura la principale guida della mia vita. Non paure casuali ma tutte quelle che si presentavano sulla strada dei miei sogni più grandi.
Ogni volta che accoglievo ciò che mi spaventava mi si apriva un universo di possibilità. Trovavo dei tesori nascosti nelle paure più profonde e una costante evoluzione interiore quando le affrontavo. Altre volte invece mi facevo frenare da esse e smarrivo il cammino verso ciò che cercavo veramente che era l’estasi di aver spezzato una nuova catena e la leggerezza che ne derivava.
Per tanti anni ho cercato di tuffarmi fuori dalla comfort zone nell’ignoto di contesti di culture lontane che si trasformavano costantemente davanti ai miei occhi. Non volevo avere punti di riferimento o certezze, ogni volta preferivo iniziare da zero. Avevo bisogno di quello e anche di essere estremo per sperimentare l’infinito di possibilità che vive dentro ognuno di noi.
Paura della morte ne ho anche se sono molto affascinato dal suo mistero, ma sono sempre stato guidato dalla paura più grande e costruttiva: quella di non vivere. Perché non basta respirare, mangiare, lavorare e pagare le bollette per vivere la propria vita. Chi non rischia o osa fuori dal porto sicuro rimane ingabbiato in una esistenza preconfezionata. Il rapporto che abbiamo con la paura è l’ago della bilancia tra una vita meccanica e una vita vissuta per davvero.
Carla Taglia
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