La presunzione dell’Occidente e la tradizione indiana
I giornali italiani stanno scoprendo che in India i contagi da Covid-19 sono molto bassi e non riescono a spiegarselo viste le condizioni igieniche e sanitarie del paese. Alcuni dati: in un paese di un miliardo e 400 milioni di abitanti al momento i nuovi casi si aggirano attorno ai diecimila al giorno, la metà dei casi registrati in Italia, che ha 60 milioni di abitanti, circa 25 volte in meno. I morti da Coronavirus in India sono scesi, a metà febbraio, a meno di 100 al giorno, mentre in Italia sono tre volte tanto. Il dato è clamoroso e gli “esperti” si sono messi alla ricerca delle cause.
L’unica cosa che al momento hanno saputo dire è che “il virus ha corso velocemente fino a fare raggiungere una certa immunità di massa” (cito da un articolo del Corriere della sera), sono gli stessi esperti che avevano mesi fa calcolato che per raggiungere in Italia l’immunità di massa si sarebbero dovuti avere circa 300.000 decessi.
In attesa che gli “esperti” partoriscano spiegazioni più coerenti (o si sono sbagliati lo scorso anno o sbagliano ora), sarebbe forse il caso di ricordare che in India a inizio pandemia molti governatori locali, ispirati dalle tradizioni sanitarie della medicina ayurvedica, hanno cominciato a svolgere una massiccia campagna di profilassi, distribuendo alla popolazione rimedi naturali in grado di aumentare le difese del sistema immunitario.
Hanno ricevuto il plauso delle Nazioni Unite, ma sono stati ignorati dai media occidentali tutti presi dal mito del vaccino. Quale profilassi hanno seguito i paesi europei in merito? Nessuna. Quale opera di informazione hanno svolto giornali e tv? Nessuna.
L’Occidente è, forse, semplicemente incartato nella propria presunzione di sapere, più nociva del virus stesso.
Giuliano Buselli
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