E’ notizia di qualche giorno fa la trasmissione alla Regione Calabria, da parte dell’Anas, dello studio di fattibilità sul collegamento viario tra Crotone e Catanzaro, noto come variante rispetto all’attuale tracciato della SS 106. Il governatore Mario Oliverio, dal suo esilio di San Giovanni in Fiore, ha commentato “…consentirà ad un vasto territorio interno di rompere definitivamente l’isolamento.
Il governatore Oliverio non sa, come la maggior parte dei partitici post-moderni, che l’isolamento dei territori non è determinato dalla mancanza di strade o di collegamenti ma dall’assenza di curiosità e di interessi e dunque di intrapresa che, spesso, caratterizza le popolazioni residenti, soprattutto quelle più interne. Non so che farmene di una strada, come di una qualsiasi altra infrastruttura, se non ci sono le motivazioni per percorrerla o usarla. Se così non fosse, il completamento della SA-RC avrebbe dovuto avere effetti virtuosi sull’economia meridionale, come si è sempre ipotizzato, ma così non è stato. Attualmente risulta sovradimensionata rispetto alle sue potenzialità.
Qualche settimana fa sono stato a Gizzeria, un piccolo borgo arroccato sulle colline, ad appena dieci minuti dalla costa tirrenica lametina, per presentare la Scuola Eretica dell’Essere. La sala dove ho tenuto l’incontro era gremita di una cinquantina di giovani di età compresa tra i 20 e i 30 anni. Ho chiesto loro quanti studiassero e hanno alzato la mano in 2, quanti lavorassero e hanno alzato la mano in 5 e, infine, quanti di loro conoscessero Stefano Caccavari, giovane imprenditore di San Floro divenuto famoso in tutto il mondo per la creazione di Mulinum e ha alzato la mano una sola persona.
Questo breve ed estemporaneo sondaggio ci rivela due cose molto importanti. La prima è che esiste una consistente fascia di giovani (residenti soprattutto nei piccoli centri del meridione) che non è emigrata e che vive di espedienti (volontariato, sovvenzioni di vario genere, pensione delle nonne, stipendi dei genitori) che non si formano, non accrescono le proprie competenze, non lavorano e non cercano lavoro e che rischiano di rappresentare una zavorra per il Paese per i prossimi 50 anni.
La seconda è che l’isolamento non è un fattore fisico ma mentale. Se dei ragazzi non sanno cosa succede a venti chilometri da casa loro non c’è Internet, non ci sono strade, non ci sono politiche che tengano.
Per molto tempo abbiamo pensato che Internet, da sola, sarebbe servita a portare emancipazione e progresso nei territori. Ma Internet è solo uno strumento, è come mettere una penna in mano ad un indigeno, se chi la usa non sa cosa farsene, rischia di non ricavarne nulla, anzi può accrescere la propria chiusura, perché la personalizzazione dei contenuti che i nuovi media consentono di attuare, ad esempio, permette di filtrare solo le informazioni gradite e di censurare quelle sgradite. Il rischio è quello di creare un recinto culturale nel quale rinchiudersi. Ed è quello che sta avvenendo nelle nostre comunità.
Sono tutti (politici, sindacalisti, economisti, imprenditori) convinti che il Paese ripartirà con l’avvio di opere pubbliche e di investimenti. Nessuno ha compreso che mancano le precondizioni culturali (e per culturale non intendo scolastiche ma di mentalità) perché ciò avvenga.
La Scuola Eretica dell’Essere parte da questa profonda consapevolezza. Prima che sul fare occorre agire sull’essere. Ogni cosa fatta utilizzando un essere mediocre produrrà gli stessi risultati della tela di Penelope.

Massimiliano Capalbo

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