Lo Stato non serve
Il filosofo polacco Bauman sosteneva (credo in Modernità Liquida) che la condizione di liquidità della società moderna possa farsi dipendere anche dal ritiro dello Stato dall’adempimento dei suoi compiti precipui (garantire la salute dei cittadini, la sicurezza, la giustizia) lasciando il cittadino (rectius individuo) da solo nello sforzo quotidiano di sostenere attività finora considerate diritti acquisiti. L’individuo lasciato a se stesso nella lotta per la salute, sicurezza e giustizia, entra così in una condizione di rivalità per l’accesso alle esigue risorse messe a disposizione dalla mano pubblica e tale competizione tra individui porterebbe a minare le fondamenta stesse del vivere comune, mettendo a rischio il collante sociale.
Lo Stato che si ritrae dai suoi compiti si preoccupa unicamente di innescare iniziativa economica attraverso l’investimento della spesa pubblica che racimola attraverso la tassazione. Ciò, contrariamente a quanto sarebbe lecito attendersi, non procura ricadute positive per la collettività essendo a vantaggio dei grandi player commerciali in diversi settori. Tale concezione (che possiamo definire ordoliberalismo) è perfettamente in linea con la dottrina comunitaria propugnata dai tecnocrati della UE. Lo Stato, dunque, è una sorta di firestarter, colui che mette in moto l’economia attraverso l’investimento pubblico ma che si ritrae dalla gestione degli oneri tradizionali (le cosiddette libertà positive cui ogni cittadino ha diritto di attendere in base al dettato ed allo spirito della Costituzione).
Così, si legge di persone che hanno contratto il Covid 19 che si curano da sole oppure di associazioni indipendenti che surrogano il servizio sanitario nazionale nella cura domiciliare dei malati Covid, come ha puntualmente segnalato Giuliano Buselli in questo blog. Modelli di autorganizzazione che prescindono dallo Stato e che ne rappresentano il segno di inutilità e perdita di significato.
Se il collante sociale che è stato trasfuso nella Costituzione è ormai dismesso e misconosciuto dalle stesse istituzioni che ne dovrebbero presiedere alla attuazione, allora lo Stato non è più. Non serve. Non serve nel senso che non è “di” servizio, non produce servizi alla cittadinanza. Non serve nel senso di non essere “al” servizio, non agisce al servizio della cittadinanza (il popolo non è sovrano nel senso espresso dalla Costituzione).
Lo Stato serve se stesso e serve a se stesso. Le sue istituzioni si difendono come un organismo vivente. Un esempio eclatante è stata proprio la gestione della pandemia. Le istituzioni non hanno mai perseguito la tutela della salute dei cittadini ma la tutela della sanità. La preoccupazione del CTS e del Ministero della Sanità è stata quella di preservare gli ospedali dall’assalto dei pazienti, difendere la sanità, appunto. Ribadisco il concetto: difendere gli ospedali dai cittadini! Senza neppure cercare forme di intervento alternative che mettessero la salute delle persone al primo posto. Per ottenere questo risultato sono state imposte severissime limitazioni alla libertà personale dei cittadini. In altre parole, per difendere un’istituzione sono stati soppressi diritti prima considerati inviolabili e dominio collettivo (commons): ancora una volta, lo Stato si ritrae e l’individuo si scopre isolato in prima linea a doversi difendere da solo dagli assalti esterni. Lo Stato non serve più. Non questo modello di Stato.
Cono Cantelmi
Bell’articolo