Che fosse una guerra anomala si era capito fin da subito e la situazione di stallo in cui si è adesso dimostra che anche le guerre stanno cambiando. Le logiche che le guidano, infatti, non sono più le stesse di un tempo. Eppure continuiamo a discuterne utilizzando i vecchi schemi e le vecchie parole: aggressore, aggredito, pace, dialogo e così via. Ci limitiamo a commentare la superficie, le motivazioni ufficiali, che continuano ad essere le stesse ma in realtà ciò che si nasconde nel backstage non segue logiche diverse da quelle che governano altri settori dell’economia mondiale.
Un tempo le guerre si combattevano per conquistare territori e potere, per sottomettere il più debole, per espandere i propri domini. Oggi, anche se continuiamo ad alimentare questa narrazione, la vera motivazione ha a che fare con lo scopo principale della maggioranza delle azioni umane: fare profitti. Le guerre sono sollecitate e scatenate dalle potenti lobby delle armi che, come molte altre lobby, fanno pressione sui governi democratici(?) per incentivare l’acquisto e la vendita di armi. Ogni pretesto è buono, non c’è più bisogno di grosse motivazioni, è sufficiente alimentare l’odio, le contrapposizioni, i contrasti che in ogni angolo della terra sono latenti per trasformarli in un conflitto militare. C’è una bella differenza rispetto al passato. Abbiamo sfatato un tabù, forse l’ultimo rimasto. Non mi meraviglierei se domani dovessimo scoprire che le numerose milizie di mercenari, che stiamo vedendo comparire anche in Ucraina, sono finanziate dalle lobby delle armi, in collaborazione con i governi. Più il conflitto dura più armi possono essere vendute, l’obiettivo quindi diventa quello di prolungare il più possibile le guerre. C’è chi ipotizza che quella in Ucraina possa durare anni. Anche alla guerra possiamo abituarci, così come ci siamo abituati ad altre anomalie, ed è quello che sta avvenendo. Ieri si è corso un gran premio di Formula 1 a Jeddah, in Arabia Saudita, mentre il pennacchio di fumo provocato da un missile lanciato dagli yemeniti sull’impianto petrolifero della Saudi Aramco si levava ancora in cielo.
Viviamo in un’epoca in cui non c’è più bisogno di usare le armi per sottomettere qualcuno, è sufficiente far leva su uno dei numerosi desideri che la pubblicità e il marketing hanno indotto nella maggior parte degli abitanti del pianeta o su una delle tante paure latenti per avere obbedienza da parte di milioni di persone. Tre anni fa, mentre una parte degli italiani era preoccupata per il “rischio dittatura” costituito da Salvini, rimasi sconvolto da una convention Apple affollatta di esseri umani sbavanti di fronte ad uno schermo, arrivando a definirla la nuova dittatura. L’episodio accaduto a Napoli ieri è solo l’ultimo di una lunga serie. E’ sufficiente un black friday per tenere al guinzaglio le folle. Le file per il vaccino durante la pandemia sono state un esempio clamoroso di sottomissione per mezzo della paura. Le lobby della necrofilia lo sanno e per poter continuare a smerciare armi devono sollecitare e istigare al conflitto, suggerendo ai governi le mosse migliori.
La logica è la stessa che seguono altre lobby: per big pharma (adesso hanno trovato un altro target a cui rifilare i vaccini, gli ucraini, e hanno mollato la presa sugli italiani); per quelle della tecnologia (l’obiettivo è riempire il territorio di antenne 5G); per quelle dell’energia (la tecnologia che prevarrà non sarà quella più ecosostenibile ma quella più profittevole per i produttori). Nessuno può opporsi a queste scelte. La maggior parte delle persone è ancora convinta che siano i partitici a scrivere i programmi elettorali. Che per cambiare le cose è sufficiente candidarsi. Non sanno che sono le lobby a decidere e fare pressione (attraverso il controllo dei media) per far vincere il proprio candidato (non ci riescono sempre per fortuna ma ci provano sempre) e sono sempre le lobby a decidere per cosa dovranno essere spesi i soldi. Prendete il PNRR, analizzate dove finirà la maggior parte dei soldi e capirete chi sono gli autori che lo hanno redatto e passato al governo. Oggi non è possibile proporre un programma politico che non comprenda: farmaci, tecnologia, energia. Le lobby più grosse operano in questi settori. All’appello mancavano le armi, era difficile convincere l’opinione pubblica a finanziarne l’acquisto, con la guerra in Ucraina, anche questo tabù cadrà.
Prima il terremoto di Amatrice, poi l’emergenza Covid, adesso la guerra in Ucraina, la teoria della shock economy guida ormai le strategie dei governi attuali. E’ sufficiente additare un mostro, un pericolo, un’emergenza e raccontarli attraverso i media perché la collettività si convinca.

Massimiliano Capalbo

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