Nasce la scuola eretica dell’essere
Capita spesso di sentirsi sopraffatti dagli eventi che i media ci riversano quotidianamente addosso. Di fronte alla complessità del mondo, alla globalità dei problemi e alla loro grandezza ci sentiamo impotenti e, a volte, frustrati. Pensiamo di non essere in grado di fare nulla per incidere sull’evolvere delle cose. Crediamo che ciò che è fuori di noi sia oggettivo e sia in grado di determinare i nostri destini. Dimentichiamo facilmente che noi siamo solo uno specchio dei problemi (o delle opportunità) che ci circondano. Se il mondo è malato, noi siamo uno dei virus che hanno contribuito alla malattia. Se il mondo non è malato, noi siamo una delle medicine che contribuiscono a tenerlo in salute. Occorre quindi scegliere se essere parte della cura o parte della malattia.
Il potere che da sempre si pensa di poter delegare ad altri è in realtà dentro ciascuno di noi ma, spesso, ci rifiutiamo di usarlo preferendo recitare il ruolo di vittime. C’è un sabotatore dentro ciascuno di noi e si nutre della nostra ignavia, pigrizia, mancanza di volontà, apatia, indifferenza. L’unica vera rivoluzione che possiamo compiere è quella dentro di noi. La più difficile. In questi ultimi dieci anni l’ho sperimentato sulla mia pelle creando un’impresa, scrivendo libri, organizzando incontri, curando un blog, portando la mia testimonianza nei luoghi dove il cambiamento dovrebbe essere una missione (le scuole), dando l’esempio. Nessuno ha interesse a farvi comprendere che avete un potere, chi ne acquisisce consapevolezza può generare un cambiamento e questo fa paura, soprattutto alle istituzioni che si nutrono della nostra passività.
Ereticamente è stato, ed è, lo spazio dove cerco di raccontare e far confluire un pensiero diverso, fuori dagli schemi, dove smontare pregiudizi e false credenze che ci fanno credere che il mondo sia già dato, raccontando le esperienze reali che altri hanno intrapreso, per dimostrare che le istituzioni siamo noi, quando lo vogliamo. Perché questo mondo si aprisse alla mia vista, però, è stato necessario andare a cercarlo, perché operava in silenzio e in solitudine. Ho compreso che questo silenzio e questa solitudine erano le due ragioni che non consentivano ai protagonisti di esercitare il potere di cambiare le cose. Per questo ho cercato di portarlo sotto i riflettori questo mondo, di raccontarlo (sul blog e nei raduni) e di farlo conoscere, in modo che questi talenti prendessero coscienza, si sentissero meno soli e scattasse la voglia di stare e fare insieme.
Ad un certo punto del percorso ho percepito che l’acqua cominciava a stagnare e mi sono fermato a riflettere, a me piacciono le sorgenti non le paludi. Tutto stava diventando ripetitivo e stantio. Per qualcuno essere considerato eretico ha significato appuntarsi l’ennesima spilla sul petto. Mi sono accorto di non essere riuscito nella cosa più importante: stimolare la collaborazione, far si che scoccasse la scintilla della condivisione. Il retaggio culturale della diffidenza reciproca che i calabresi hanno accumulato nella propria secolare storia, resiste ancora. Raccontare al mondo che in Calabria ci sono tanti giovani imprenditori che fanno belle cose non basta più. Perché un arcipelago di isole (anche eccellenti) non può competere in un mondo globalizzato, dove la capacità di avere una visione sistemica della vita e del territorio fa la differenza e determina ciò che ha un futuro da ciò che non lo ha.
Ho avvertito il dovere di fermarmi e interrogarmi sul percorso compiuto fin qui. Mi sono chiesto quali altri talenti o competenze potessi mettere a disposizione della comunità nella quale vivo per contribuire al suo miglioramento/cambiamento. Quale potesse essere la mia parte nell’apertura di una seconda fase eretica. In questi ultimi dieci anni ho accumulato tantissime conoscenze frutto di esperienze, letture, corsi, relazioni che oggi possono essere messe a disposizione della mia comunità e anche di quelle che un domani lo riterranno utile. Tutto questo sapere ha reso necessaria l’organizzazione di un perCorso di crescita personale e di condivisione forse unico in Italia. Un perCorso eretico che consentirà ai partecipanti di riappropriarsi della propria capacità di orientarsi, di scegliere, di liberarsi dalle paure e dalle insicurezze che impediscono di agire, ma soprattutto di farlo prima che sia troppo tardi.
Se fino ad oggi mi sono concentrato sul fare, da oggi in poi mi concentrerò sull’Essere. Non ha senso parlare ad un uomo che non comprende. Le cronache quotidiane ci restituiscono l’immagine di un uomo disorientato, mediocre, in prenda al panico dal quale non possiamo aspettarci un agire virtuoso. Perché il fare diventi virtuoso ed incisivo occorre prima creare un uomo nuovo, libero dalle ristrettezze mentali che ne hanno menomato fino ad oggi l’agire. L’impresa è prima umana e poi economica, se l’essere è mediocre anche l’agire lo sarà. Andremo all’essenza delle cose, ci sarà bisogno di togliere più che di aggiungere informazioni, di scartavetrare. Una vera Scuola, oggi, è quella in grado di riportare alla luce ciò che abbiamo dentro e che abbiamo dimenticato o soffocato. Eresia è integrità dell’Essere prima che del fare.
Ho deciso di fondare una Scuola, la Scuola Eretica dell’Essere, dove il soggetto più importante da studiare sia l’Essere, dove la capacità di fare e di agire siano il risultato più concreto dell’amarsi dentro. L’unico requisito per l’ammissione è credere che il cambiamento sia possibile facendo leva sulle proprie forze ma, soprattutto, essere pronti a riceverlo nella propria vita. Se ti domandi quanto sforzo dovrai fare per seguirlo ti sei già estromesso. Avvieremo un percorso di riscoperta della nostra regione e delle sue potenzialità. Sarà una scuola per sognatori, per chi ha ancora voglia di entusiasmarsi. Formeremo un esercito in grado di combattere l’unica battaglia che non abbiamo mai vinto al Sud: quella culturale, di pensiero. Non ci sono leggi, organizzazioni, finanziamenti e provvedimenti che tengano, infatti, se manca la materia prima su cui plasmare una nuova società.
Riconosceremo ed individueremo le risorse che ci circondano per trasformarle in valore per tutti. Il perCorso non si terrà in aula, al chiuso, ma in movimento, il più possibile all’aperto, le idee che nascono al chiuso sanno di muffa. Toccheremo 10 località diverse della regione, una per ogni passo da compiere, simboliche e coerenti con i contenuti che tratteremo. La Calabria è il posto perfetto, il luogo dove personaggi come Pitagora, Campanella, Barlaam da Seminaria, Cassiodoro, Telesio, Gioacchino da Fiore, hanno tratto ispirazione per cambiare il pensiero del mondo. Compiremo un perCorso di consapevolezza per ritrovare l’orgoglio e la dignità seppelliti da secoli di violenze, sottomissioni, illusioni, assistenzialismo, bugie, paure, avidità. Riacquisteremo la vista che ci consentirà di scegliere e di decidere.
Non rilascerò alcun pezzo di carta, non ce ne sarà bisogno. Non appenderete l’ennesimo quadretto al muro per certificare la vostra competenza. Se cercate l’ennesimo attestato, questa Scuola non fa al caso vostro. Andremo alla sostanza delle cose, non ci occuperemo della forma. La missione di una vera Scuola deve essere quella del ritorno all’unità dell’Essere oggi frammentato e disperso in mille rivoli. Una buona parte degli insegnanti, oggi, pretende di insegnare ai giovani quello che non sa, che non ha capito e che non ha mai sperimentato su di sé. Questa Scuola proporrà una formazione esperienziale. Una vera Scuola, oggi, dovrebbe avere la missione di rivelare la vera condizione dell’essere umano e indicare una via per una possibile evoluzione, non di creare robottini da avviare alle dipendenze di qualcuno. La Scuola è libertà dell’Essere, libertà interiore, non prigionia del fare. L’educazione non è mai di massa, è individuale. Saranno sufficienti dieci aspiranti eretici per avviarla.
Sarà una grande avventura, volta alla riconquista della propria integrità. Un perCorso che partirà il 10 febbraio e che non sappiamo dove ci porterà. E’ in questa indeterminatezza che risiede tutto il suo fascino. Voi sarete gli attori e non gli spettatori. Per ritagliarsi uno spazio all’interno del perCorso occorre prima morire, abbandonare le vecchie abitudini, i vecchi schemi, le vecchie paure, che non ci consentono di generare futuro ma solo di riprodurre il passato all’infinito. Ci vorrà coraggio per farlo. Essere vivi, infatti, significa essere in fiamme, accesi. Questo è uno dei prerequisiti per partecipare. Genereremo energia, un fuoco creativo, eretico, in grado di sprigionare tutta la forza di cui abbiamo bisogno per creare. Faremo della nostra vita un’opera d’arte e ci accorgeremo che il potere di dare consistenza ai propri sogni è lo stesso potere divino dell’universo, che siamo noi gli unici veri artefici della nostra esistenza e che questo è solo l’inizio.
Massimiliano Capalbo