Nel lungo periodo saremo tutti morti?
Dovrebbe esser ovvio per tutti che un corpo fortemente medicalizzato (medicine, interventi chirurgici, vaccini per ogni problema, protesi …) è meno sano e dunque più fragile di un corpo scarsamente medicalizzato che ancora conserva e difende le proprie naturali difese e risorse. Nel corso dell’ultimo secolo si son delineate come due categorie di esseri umani che oggi sono di fronte a un’accelerazione e divaricazione della loro evoluzione. I primi vanno verso la completa meccanizzazione del loro organismo corporeo, da due secoli ormai concepito come macchina, l’intelligenza artificiale darà loro l’opportunità di integrare capacità umane con capacità artificiali. L’incontro tra uomo e macchina in questo caso produrrà un assorbimento delle qualità umane dentro la macchina, qualcosa che somiglia a una forma sottile di “mineralizzazione” dell’essere umano.
I secondi si troveranno di fronte alla necessità di intensificare la difesa delle qualità umane più intrinseche, cioè saranno indotti a intensificare quella vitalità innata, quella forza di vita che noi vediamo manifestarsi visibilmente nella crescita delle piante; si tratta di quello che antiche discipline chiamano “corpo eterico”.
Dal momento che l’incontro con le macchine non è eludibile (è un destino), questa parte di umanità dovrà cercare uno sviluppo tecnologico compatibile con la forza di vita, “eterica”, ovvero uno sviluppo tecnologico che, anziché ridurre l’uomo a macchina, porti alla macchina la forza eterica umana.
Alcuni inizi avveniristici ci sono stati nell’ottocento. Siamo agli inizi di un’evoluzione di lungo periodo. Secoli.
Il lungo periodo è oggi assente dai pensieri della maggior parte di noi esseri umani, ma resta il fatto che solo nella prospettiva del lungo periodo si arriva a comprendere e anche ad accettare le cose “incomprensibili” che accadono ai nostri giorni. Keynes diceva: “nel lungo periodo siamo tutti morti” e quindi è bene non occuparci dei problemi che sorgeranno in futuro.
E’ ora di chiedersi se proprio questo pensiero, oggi divenuto di senso comune e ripetuto anche dalla massaia di Voghera, non sia all’origine dei nostri guai. E se nel lungo periodo fossimo tutti vivi?
Non solo nel senso banale e scolastico che nel futuro ci saranno tracce della nostra vita attuale, ma nel senso più pregnante che la coscienza umana individuale non perisce e a dirlo oggi non sono le vecchie religioni “mineralizzate”, ma uno scienziato premio Nobel per la fisica. E’ un pensiero assurdo per il senso comune, ma quando mai il senso comune ha orientato il mondo?
Giuliano Buselli
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