Non pormi la domanda
TG7, qualche sera fa. Mentana chiede alla Gabanelli: “Tu lo faresti vaccinare tuo figlio?”
“E’ una domanda che non dovresti pormi” risponde lei e aggiunge qualcosa per spiegare il suo imbarazzo (“non ho le competenze”), ma senza rispondere.
Mentana allora: “Io lo farei vaccinare“. Gli preme la propaganda.
Gabanelli: “Io consiglio ai genitori di chiedere al pediatra“.
“Ah, certo al pediatra“, ribatte lui, “e anche alla propria coscienza“.
“No, – ribatte Gabanelli – prima viene il pediatra.”
Prima della propria coscienza viene l’esperto, che ne so io? E’ lui che mi deve dire quello che devo fare.
Ma se io aspetto il comando esterno per decidere allora significa che la coscienza non esiste perché la coscienza, nel linguaggio comune, è la valutazione morale del proprio agire, la consapevolezza valutativa, il criterio supremo per giungere a una decisione.
Gabanelli è persona di alta cultura e rivela, in questo passaggio, la degradazione culturale della società italiana: decidiamo ormai senza ricorrere a un nostro interiore criterio morale, ci rimettiamo all’esperto, così l’eventuale insuccesso sarà colpa sua. Bisognerebbe rileggere i libri di Ivan Illich per comprendere la portata di questo culto dell’esperto e le sue nefaste conseguenze.
Gabanelli, prima del dialogo con Mentana, espone i risultati numerici (data room) della sua inchiesta sulle sperimentazioni del vaccino con i bambini, i numeri la inducono alla conclusione che i benefici e i rischi si equivalgono, ma, afferma, il beneficio maggiore è che con le vaccinazioni dei bambini diminuisce la possibilità di contagio degli adulti. Il beneficio dunque non è dei bambini vaccinati, ma dei vecchi. Qui si vede il risultato della mancanza di coscienza di una comunità nazionale: i bambini vengono sacrificati ai vecchi, il contrario di quello che dovrebbe accadere in una società mentalmente sana.
E’ come se ripristinassimo il sacrificio umano delle società antiche quando si immolavano delle vittime (si sceglievano sempre dei giovani o adolescenti) per scongiurare l’ira degli dei o scampare da pericoli collettivi, gli ultimi riti sacrificali sono avvenuti a Roma in età imperiale. Decaddero completamente con il cristianesimo (forse perché il sacrificio supremo era avvenuto sul Golgota?).
La collettività antica credeva di salvarsi attraverso il sacrificio di una rappresentanza di giovani vite. Nella società digitale, che si vanta di esser evoluta, si ritorna ai sacrifici umani antichi. Il digitale si sposa con la barbarie.
Gabanelli ha fatto un’inchiesta e arriva alla conclusione “non ho le competenze per decidere”, come se la decisione fosse un fatto tecnico, di mere competenze. Immaginiamolo, allora, questo pediatra a cui lei consiglia di rivolgersi. E’ assalito ogni giorno da comunicati del ministero che sollecitano le vaccinazioni; teme che ogni sua parola ispirata al “principio di precauzione” appaia no-vax all’ordine dei medici e al ministero; da anni è stato abituato dalle istituzioni sanitarie a seguire passivamente i cosiddetti protocolli, come se i bambini fossero tutti uguali; teme infine che i genitori, a loro volta senza criteri morali, lo possano denunciare se il bambino dovesse risultare contagiato… e i media lo massacrerebbero.
Insomma il pediatra consiglierà la vaccinazione, Gabanelli lo sa bene, ma si rimette a lui perché non ha il coraggio di scegliere, come tanti genitori. “Non dovresti pormi la domanda” significa “vorrei dire di no, ma non ne ho il coraggio”, questo è appunto un fatto morale.
Giuliano Buselli
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!