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Now you can: la vera dittatura

Un paio di settimane fa sono stato invitato nell’ufficio di un amico programmatore, in concomitanza con la diretta del WWDC19, sigla che alla maggior parte di voi non dice nulla (neanche a me fino a quel giorno), per scoprire che si trattava della Worldwide Developers Conference, ovvero una conferenza mondiale organizzata ogni anno da Apple Inc. che si tiene a San Josè, in California, nel mese di giugno. Alla WWDC prendono parte ogni anno migliaia (si è arrivati a toccare nel corso della sua storia anche quota 5000) di sviluppatori (e non) per conoscere i nuovi prodotti e le nuove tecnologie ideate da Apple e partecipare a laboratori pratici su di essi.
Per poter partecipare occorre candidarsi, sperare di essere sorteggiati e, in caso positivo, pagare circa un migliaio di euro per l’iscrizione. Inutile dire che le richieste superano le disponibilità.
Assistere a questo evento in streaming mi ha scioccato. Ho potuto comprendere sotto quale nuova forma i regimi dittatoriali oggi vengono imposti senza alcuna forma di, non dico resistenza, ma neanche critica. I giornalisti sono i primi, infatti, a fare a pugni per predervi parte e osannare senza se e senza ma ogni scelta, ogni prodotto, ogni effetto speciale lanciato da questa incorporation che ormai è di fatto in una posizione di dominio non solo economico ma psicologico mondiale.
Ho visto migliaia di persone in delirio e sbavanti, emettere urla e gioire davanti ad uno schermo gigante che riproduceva, con una strategia comunicativa che neanche Goebbels si sarebbe mai sognato di riuscire a mettere in campo, effetti, forme, colori, suoni e quant’altro potesse sedurre, senza alcuna capacità di opporre resistenza, le menti di migliaia di persone. Mi sono tornate in mente le folle deliranti (ma che a differenza di oggi erano costrette a partecipare sotto minaccia) che riempivano le piazze durante il fascismo e il nazismo con la differenza che oggi non c’è bisogno delle armi per indurre le persone a comportarsi secondo i propri piani. E’ sufficiente un effetto speciale.
Gli speaker che si susseguono sul palco sono vestiti prevalentemente di nero, su sfondo nero, non sono capi politici, non sono stati eletti da nessuno, ma ci raccontano che stanno migliorando la nostra vita. In realtà la stanno creando, ci stanno creando una nuova realtà a loro uso e nostro consumo. Non ci raccontano che domani gli ospedali, le scuole e le strade saranno migliori, che i diritti saranno estesi, che le guerre finiranno, ci spiegano che se utilizzeremo i loro dispositivi potremo fare delle cose, che se muoveremo il dito verso destra succederanno alcune cose, mentre se lo muoveremo verso sinistra ne succederanno delle altre, spesso di nessuna reale utilità. “Now you can” è la formula che viene spesso ripetuta, ora noi possiamo, ci danno il permesso di muoverci attraverso il dispositivo che hanno progettato per noi, nel recinto che hanno costruito intorno a noi, ci promettono la prigionia facendoci credere che si tratti di libertà, addirittura ci rassicurano sul fatto che garantirano la nostra privacy. Come? Frapponendosi tra noi e gli altri concorrenti, si fanno garanti dei nostri dati personali (gusti, pensieri, amicizie, conoscenze, idee) garantendoci che nessun altro (oltre loro ovviamente) vi potrà mai accedere. Hanno in mano la nostra vita e l’unica cosa che riusciamo a fare è esclamare con la faccia stupita: ooooh!
Tutto ciò avviene senza che nessuna istituzione batta ciglio, senza che nessun media lanci l’allarme, senza che nessun intellettuale scriva alcunché.
Rientro a casa tardi e dalla televisione mi giunge la voce di un esponente dell’opposizione che, dopo aver profetizzato l’ennesima fine del mondo per colpa del governo in carica, afferma che in Italia c’è un rischio dittatura e si chiama Salvini.

Massimiliano Capalbo

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