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Ripartire dall’ambiente

C’è un’ulteriore ragione, oltre a quelle fin qui descritte, che fa propendere per la tutela e la valorizzazione del bosco dell’Archiforo. I ricercatori dell’Università della Calabria, infatti, ci hanno inviato una ricerca, pubblicata nel 2001, dalla quale si evince che nelle abetine di Serra San Bruno vive e si riproduce un Coleottero carabide unico nel suo genere: il Carabus granulatus calabricus.
Pochi sanno che già nel lontano 1988 il Prof. Pietro BrandMayr aveva rinvenuto a Serra San Bruno un esemplare di Carabus granulatus calabricus e, in seguito a quella scoperta, impostava una ricerca sull’ecologia delle popolazioni forestali calabre di Carabus granulatus, svolta poi in collaborazione con la ricercatrice Maria Carmela Algieri tra il 1996 e il 1998 nelle abetine presso Serra San Bruno.
In modo del tutto indipendente un altro ricercatore, Raffaele Spettoli, ne rinveniva due esemplari nelle faggete presso Colle del Monaco, sempre nelle Serre, nell’agosto del 1997 e una serie nel 1998.
Lo studio di quest’ultimo materiale, si legge nella ricerca, portava a rivederne (in collaborazione con il Prof. Augusto Vigna Taglianti) la distribuzione geografica (corologia) e la classificazione (tassonomia) complessiva della specie in Italia e nel descrivere come sottospecie distinta la popolazione di Carabus granulatus delle montagne calabre.
In definitiva, alle popolazioni italiane di Carabus granulatus di cui si conoscevano solo due raggruppamenti (taxa) distinti a livello sottospecifico come interstitialis (presente in Austria e in Italia) e aetolicus (presente in Grecia, Albania, Puglia, Basilicata e Calabria) si venne ad aggiungere il calabricus presente solo ed esclusivamente nelle Serre e nelle faggete sopra Giffone, presso Polistena (RC). Una scoperta di grande rilievo scientifico che rimase relegata nelle memorie della società entomologica italiana 80: 65-86 del 2001.
Siamo di fronte ad un altro elemento di unicità, distintivo, caratteristico per la nostra regione puntualmente trascurato e non valorizzato. Un altro talento sotterrato. Su questa, come su tante altre unicità, si potrebbe e dovrebbe far leva per far ripartire un territorio che per decenni è stato distratto del miraggio industriale, per fortuna mai raggiunto. Un territorio che ha continuato a restare seduto su un forziere considerandolo, a torto, solo un vecchio baule.
Con un patrimonio naturalistico di questa portata (abetaia secolare unica in Europa e presenza di insetti rari) Serra San Bruno dovrebbe essere meta internazionale di turismo naturalistico e di ricerche scientifiche e invece si continua a discutere del diametro degli alberi da tagliare e si riempiono le pagine dei quotidiani di polemiche sterili e improduttive. Continuare a morir di fame con la dispensa piena è una bestemmia, un lusso, che non ci possiamo più permettere.
Il Carabus granulatus calabricus si differenzia dalle altre due specie per la colorazione nerastra, le dimensioni minori e l’aspetto più gracile, elemento quest’ultimo in comune con l’ambiente di questa regione.

Massimiliano Capalbo

Domenica 23 marzo si terrà Ambientiamoci, saremo a Serra San Bruno per abbracciare gli alberi del bosco dell’Archiforo. Maggiori info su: https://www.facebook.com/events/739495846085340/?ref_dashboard_filter=upcoming&source=1

Commenti

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2 commenti
  1. Raffaele Spettoli
    Raffaele Spettoli dice:

    Buongiorno Massimiliano,
    quando raccolsi i primi esemplari del futuro C. granulatus calabricus fui subito colpito dalle particolari caratteristiche morfologiche che descrissi in un lavoro poi presentato al Prof. Vigna Taglianti.
    Le belle Serre Calabre meriterebbero di essere meglio indagate dal punto di vista naturalistico, potrebbero regalarci altre sorprese.

    Cordialmente
    Raffaele Spettoli

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