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Tutti i partiti al governo!

A me piacerebbe che nel governo ci fossero tutti” ha detto Salvini, nell’annunciare la disponibilità della Lega a sostenere il governo Draghi e a farne parte. Ha aggiunto che, in momenti di emergenza, bisogna abbandonare i particolarismi e pensare solo al bene del Paese. Anche gli altri partiti hanno accennato al bene superiore del Paese. Già. In Italia, nelle emergenze, i partiti scoprono il bene del Paese. Indirettamente confessano che, in periodi di normalità, pensano soprattutto ad accrescere i propri consensi e quindi il proprio potere. Ci sono, invece, paesi in cui è normale pensare tutti i giorni al bene del Paese e nei quali tutti i giorni, tutti i partiti, sono al governo: è la Svizzera.
In Svizzera, da più di un secolo, tutti i maggiori partiti che sono rappresentati in parlamento, anche se hanno programmi e orientamenti diversi, sono chiamati a svolgere funzioni di governo. Il concetto base è che, come tutti i cittadini sono rappresentati nel potere legislativo (parlamento), così tutti i cittadini devono essere rappresentati nel potere esecutivo (governo). Gli svizzeri lo chiamano “governo collegiale”.
Nel governo collegiale – scrive Leo Zaquini, docente in Svizzera e autore de “La democrazia diretta vista da vicino” – si cancella la contrapposizione tra maggioranza, che decide senza ascoltare, e l’opposizione che si oppone a prescindere: leggi e/o delibere vengono votate o approvate solo in base al loro contenuto, con grande vantaggio per la loro qualità. I membri dei governi collegiali svizzeri (ai livelli comunale, cantonale e federale) devono rispettare le regole della collegialità: non possono parlare a nome personale, nè a nome del partito, nè riferire le divergenze all’interno dell’organo collegiale. La partecipazione al governo non è una scelta ma un obbligo dipendente dal voto popolare (elezione diretta, a livello comunale/cantonale), oppure da regole (livello federale). In Svizzera sia i governi che il Parlamento sono affiancati dalla Democrazia Diretta. La raccolta delle firme in Svizzera è semplificata, pertanto i referendum abrogativi sono effettivamente praticabili dai cittadini, per questo esiste il detto: ”In Svizzera tutti i partiti sono al governo ed i cittadini all’opposizione”. A livello federale, e spesso anche nei livelli inferiori, il “Presidente del consiglio” e/o ”il sindaco” sono a rotazione per un anno, non ci sono salvatori in Svizzera.
Che succede se i partiti non sono d’accordo nelle decisioni da assumere? Decide il popolo attraverso i referendum. In Svizzera, ogni decisione del parlamento può essere annullata da un referendum popolare, mentre i risultati di un referendum non possono essere annullati dal parlamento, ovvero la sovranità è realmente, non a parole come da noi, nelle mani del popolo.
L’eventualità che il popolo decida con referendum costringe i partiti a conciliare le proprie posizioni, di solito si mettono d’accordo anche se hanno orientamenti diversi. Il risultato è che “tutti al governo” non si tramuta nel dominio di tutti i partiti sul popolo, viceversa si ha un de-potenziamento dei partiti; esistono, ma non hanno il potere ultimo. L’ultima parola è sempre del popolo. Paradossalmente “tutti i partiti al governo” porta a de-partitizzare il governo, questo non è più ostaggio dei partiti. E’ la fine della partitocrazia. E’ la democrazia più compiuta esistente al mondo. Ai nostri confini.
Perché i nostri padri costituenti non si sono ispirati ad essa? Perché avevano paura del popolo. Le principali forze politiche, PCI e DC, erano entrambe diffidenti, vedevano nel popolo un soggetto da educare, incapace di autogovernarsi senza il partito o la Chiesa (alla radice c’è una concezione mediata del rapporto con Dio che sopravvive come forma mentis anche negli atei). E’ una convinzione ancora largamente diffusa in Italia negli ambiti più disparati. A molti, la democrazia diretta appare come una specie di Paese di Bengodi dove il popolo approfitterebbe per arricchirsi senza freni e razionalità.
L’esperienza svizzera dimostra il contrario. Pochi anni fa i cittadini elvetici hanno respinto una proposta referendaria per raddoppiare gli stipendi dei lavoratori dipendenti. L’hanno considerata demagogica ed economicamente insostenibile. Analogamente, hanno bocciato finora le proposte, sostenute dalle grandi forze economiche e finanziarie, di far entrare la Svizzera nell’Unione europea. Avrebbero perso o ridotto il proprio potere di decisione.
Il sistema referendario costringe tutti a cercare di convincere i cittadini, a svolgere un’intensa attività di informazione e divulgazione degli opposti argomenti, alla fine la razionalità prevale sulla propaganda, sulla passione sfrenata e la tifoseria (in alcuni referendum non è ammesso il ricorso alla TV).
Questa forma di democrazia, frutto comunque di secolari lotte e battaglie, sembra aver reso inoffensivo il virus letale che minaccia le democrazie partitiche: la volontà di una parte di imporsi sulle altre parti, ogni partitismo cela in sé vocazioni autoritarie, ogni “militante” (bisognerebbe riflettere sull’uso di questa parola di guerra) nasconde in sé un “fascista” quando presume o pretende di essere interprete della volontà popolare. La volontà popolare o la si consulta e ci si inchina ad essa o è solo un artificio per imporre la volontà di una parte. “Tutti i partiti al governo” va, dunque, bene se è il popolo a controllare il governo.

Giuliano Buselli

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