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Il sacrificio con gli interessi

Domenica 11 febbraio sono stato invitato dal presidente dall’Associazione Libertas, Dario Godano, a Tropea, per presentare il mio ultimo libro: “Fatti foste a viver di turismo”. Tra i partecipanti in sala la giornalista Concetta Schiariti che, a margine del dibattito, è intervenuta per fare una riflessione tanto semplice quanto inedita, almeno per me, dandomi la possibilità di riflettere su un aspetto che non avevo mai considerato da questo nuovo punto di vista e di questo la ringrazio. Riallacciandosi ad una mia riflessione, scaturita nel corso del dibattito, riguardo la fragilità della nostra società, incapace di fare sacrifici (perché non più abituata) e, dunque, a rischio di soccombere di fronte all’accrescersi delle problematiche sociali ed economiche, Concetta ha in buona sostanza evidenziato il paradosso consistente nel fatto che anche se l’attenzione del calabrese contemporaneo è tutta orientata ad evitare a tutti i costi i sacrifici a monte, alla fine comunque questi sacrifici si ripresentano a valle, trasformati in disagi: malfunzionamento delle istituzioni, disservizi, aspettativa di vita ridotta, dissesto del territorio e via discorrendo.
Se ci riflettiamo un attimo è proprio così. La ricerca della scorciatoia, che caratterizza spesso le scelte dei calabresi (come del resto degli italiani, ma qui ci interessa parlare del nostro territorio), della via più breve per raggiungere i propri obiettivi, qualunque essi siano, apparentemente e nel breve periodo può sembrare un guizzo di furbizia in grado di alleviare e ridurre la fatica e l’impegno necessari ma, alla lunga, tutto questo è destinato a ritornare come un boomerang e con gli interessi. Non è difficile fare degli esempi concreti.
Chi, per pigrizia o apatia, non investe nel miglioramento di se stesso e cerca, attraverso amicizie e compromessi di vario genere, di ottenere incarichi, ruoli e vantaggi di natura professionale che altrimenti non gli spetterebbero, non fa altro che accrescere l’inefficienza della struttura, dell’ufficio o dell’incarico che dovrà gestire con conseguenze negative sulla collettività (se stesso compreso) che da quella struttura, ufficio, incarico dovrebbe trarre beneficio. Se immaginiamo che questo incarico potrebbe avere a che fare con la salute e l’istruzione delle persone o con la valorizzazione delle risorse presenti sul territorio possiamo immaginare quali conseguenze possa avere e quali danni possa causare sulla vita e lo sviluppo della comunità. E, difatti, non è raro imbattersi in persone che, complici dello status quo, si lamentano e indicano come senza futuro i territori che essi stessi hanno contribuito a rendere più poveri e meno competitivi. Spesso sono gli stessi che mandano i figli a studiare o lavorare altrove, quegli stessi che li convincono che qui non c’è futuro (chissà perché?) e che vengono colpiti in pieno dal boomerang quando sono costretti ad organizzarsi, in termini di tempo e costi, per far fronte alle esigenze di studio o di lavoro dei propri figli o per sottoporsi ad una visita medica o ancora per gestire gli spostamenti quotidiani. Insomma, il sacrificio furbescamente evitato a monte si ripresenta stupidamente ingigantito a valle, come una zavorra, privo della sua capacità produttiva.Gli uomini non sanno che i loro debiti si incidono in loro su una piccolissima bobina che registra tutto – ci avverte O.M. Aïvanhov, filosofo e pedagogo bulgaro – debiti che un giorno dovranno pagare al caro prezzo di sofferenze“.
La parola sacrificio è composta da “sacrum” azione sacra e “-ficium” per “facere” fare, significa dunque “rendere sacro“. E’ un investimento che si fa sul futuro, celebra il valore che dà un senso a noi stessi e alla vita. Chi non si sacrifica non dà valore alla propria esistenza e a quella degli altri e questo mancato valore si trasforma in un debito, in qualcosa di improduttivo, che si trascina a vita fino alla sua completa estinzione. “Sfuggire alle conseguenze è impossibile – sottolinea Aïvanhov – ci saranno sempre delle cause e degli effetti, qualunque sia la vostra attività, ma se riuscirete ad agire semplicemente in modo disinteressato, non avrete più conseguenze dolorose, bensì la gioia, la felicità e la liberazione“.

Massimiliano Capalbo

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