Chi di fucile ferisce…
Anni fa un mio lontano parente americano di terza generazione fece un viaggio in Italia e un suo amico, tramite Facebook, gli chiese che cosa lo colpisse di più del nostro paese: “é incredibile, rispose, sono da due settimane in Italia e non ho sentito ancora una sparatoria”.
Le sparatorie made in USA di cui veniamo a conoscenza noi europei sono dunque la punta di un iceberg ed è questo iceberg che bisognerebbe esplorare, non i singoli episodi di cronaca. Tanti attribuiscono alla libera circolazione delle armi la diffusione della violenza armata in USA. In realtà il fucile è un fondamento della società americana come ben mostrano i film western che hanno “educato” intere generazioni del ‘900. Di più, il fucile è il fondamento della supremazia dell’intera civiltà occidentale sulle altre civiltà extraeuropee. Non i valori, ma i fucili.
Carlo Maria Cipolla, storico di formazione liberale e di tendenze politiche moderate, ha dedicato decenni fa un libro alle cause della supremazia occidentale. Sono essenzialmente due: l’orologio e il fucile, ovvero il controllo del tempo e l’eliminazione fisica dell’avversario con uno strumento nuovo rispetto alle antiche tradizioni belliche. Il fucile ha implicazioni antropologiche.
I cinesi conoscevano la polvere da sparo fin dai tempi di Marco Polo, ma non la usavano a scopo militare. In tutte le antiche civiltà era concezione comune che in guerra debba vincere il più forte, il più addestrato e disciplinato, il guerriero migliore, colui che ha “vinto” se stesso, potremmo dire il “guerriero della luce” (i bronzi di Riace ne sono un esempio eccelso). Chi ha praticato un’arte marziale orientale o antiche tradizioni di combattimento sa di che si tratta.
Con il fucile irrompe il guerriero delle tenebre: un uomo debole e magari anche vile può sconfiggere il guerriero migliore, da lontano, senza correre rischi. Un colpo di fucile è un atto di viltà. Ogni strumento di distruzione si inventa al buio dei laboratori e si nasconde. E’ il fucile ad aver aperto le vie dello sviluppo economico occidentale, non il libero mercato.
La rivoluzione industriale inglese di fine ‘700 prese il via quando l’impero inglese vietò, con le armi, l’esportazione dei manufatti tessili di buona qualità che affluivano in Europa da un milione di piccoli laboratori artigianali indiani. E’ ancora il fucile che ha permesso a una esigua minoranza di europei di sterminare circa 100 milioni di nativi americani e di impossessarsi delle lore terre. Niente salverà l’occidente dagli esiti della sua violenza, ciò che si è compiuto ritorna per una specie di legge di attrazione.
Alla radice di ogni azione umana c’è sempre un pensiero, in questo caso è l’idea che il mondo debba essere UNO, l’idea imperiale di UN potere sulla molteplicità (eredità di Roma). Abbiamo bisogno di pensare il molteplice in forme attuali, ci sono esempi storici a cui ispirarci, le polis greche. Forse la ferocia con cui la UE ha cercato di colpire il popolo greco ha ragioni più sottili e inconscie di quelle ufficiali di natura economica.
Giuliano Buselli
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