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Due mari ma nessun rispetto

Sono passati ben 11 anni da quando l’allora Governatore della Regione Calabria, Agazio Loiero, chiese scusa attraverso le pagine del Corriere della Sera ai turisti che avevano scelto la Calabria come meta per le proprie vacanze, per i disagi in cui erano incorsi, primo fra tutti l’inquinamento delle acque marine. Da allora ne è passata di acqua (di scolo) sotto i viadotti e la situazione è cambiata, in peggio ovviamente.
E’ facile dare la colpa alla partitica, è uno sport nazionale molto diffuso. Certo, loro (qualsiasi casacca indossassero) non hanno fatto nulla in questi 11 anni per migliorare la situazione ma il problema è molto più complesso per ridurlo ai soli depuratori.
Il mare è ormai divenuto la cloaca della nostra “civiltà”. A valle, e dunque in mare, finisce il prodotto interno lordo che la nostra “civiltà”, a monte, produce. I fiumi sono solo il mezzo di trasporto. Le imprese edili vi sversano materiale di risulta (amianto compreso); i gommisti copertoni usurati; i meccanici batterie; le ditte di autospurgo i liquami fognari; i pescatori le stoviglie di plastica che utilizzano per consumare i pasti a bordo; i residenti lavatrici, frigoriferi, televisori, preservativi e spazzatura in genere; la malvita organizzata sversa rifiuti industriali pericolosi o radioattivi, e immigrati morti affogati. E’ un lavoro di squadra che viene compiuto nel corso dell’anno, soprattutto quando (da ottobre a maggio) il turismo va in vacanza e del mare non interessa più nulla a nessuno, nessuno pubblica foto su FB o sui quotidiani, perchè il mare smette di essere frequentato.
La Calabria ha 800 km di costa ed è bagnata da due mari, il Tirreno e lo Jonio, la differenza tra i due litorali sta tutta nella loro densità abitativa. La costa tirrenica è ormai quasi completamente devastata dall’abusivismo edilizio, è veramente difficile trovare un tratto di costa intatto, non si comprende dove finisce un paese e dove ne inizia un altro, la costruzioni si susseguono senza soluzione di continuità. E’ ovvio che una cittadina di 1500 abitati che d’estate diventa di 5000 non può far fronte ai liquami prodotti dai non residenti perchè il suo depuratore (ammesso sia funzionante e che tutte le abitazioni vi siano collegate) non ce la può fare. Il numero di seconde case al mare è sproporzionato rispetto al numero dei residenti. Il Prof. Tullio Romita, che insegna Sociologia del Turismo all’Unical, nel 1999, dedicò un libro dal titolo “Il turismo che non appare” alla devastazione del Tirreno, dove vigeva e vige un’economia sommersa (che non appare appunto) e che non apporta alcun valore al territorio ma, semmai, danni e inquinamento. Sul Tirreno è giunto il momento di decostruire ma per farlo occorre un governo forte e dei residenti consapevoli, dunque occorre attendere tempi migliori.
Sullo Jonio, invece, possiamo nutrire ancora speranze. Lunghi tratti di costa nell’alto, nel medio e nel basso Jonio sono ancora intatti e ricchi di dune e vegetazione spontanea. Occorre preservarli, occorre che i sindaci vietino o regolamentino la realizzazione di nuove costruzioni, che si eviti (nei limiti del possibile) di continuare a costruire banali e piatti lungomari che hanno l’unico obiettivo di rendere tutto uguale, ma mettere in evidenza le particolarità soprattutto naturalistiche della costa. Non si capisce perchè quello che si fa in montagna, nei boschi (la realizzazione di riserve naturali) non si possa fare sulle coste. Ma occorre che, prima delle istituzioni, ne prendano consapevolezza i residenti. Avere un chilometro di spiaggia selvaggia vale e varrà sempre più di una cementificata, soprattutto se (come spesso si afferma) si vuole puntare sul turismo (sostenibile).
I calabresi non hanno un buon rapporto col mare, non l’hanno mai avuto. Sono sempre fuggiti dal mare per rintanarsi sulle montagne e il ritorno sulle coste, avvenuto a partire dagli anni ’70 fino ad oggi, ha fatto più danni, in pochi decenni, di qualsiasi conquistatore abbia mai messo piede sulle coste calabresi. Non è un caso che non vi sia una tradizione culinaria a base di pesce e che sia tutt’oggi molto difficile trovare un ristorante dove lo cucinino decentemente.
L’acqua del mare è l’unico elemento che unisce il mondo intero. Qualsiasi cosa finisca nel mare viene restituita, in qualche modo, alla terra ferma. Anche la mancanza di rispetto.

Massimiliano Capalbo

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