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La strada parallela del vissuto umano

Improvvisamente l’autostrada si svuota. Poco dopo Barberino tutte le auto che mi precedono vanno a destra, io vado dritto e mi ritrovo solo, oggi non mi tenta la variante di valico con le sue gallerie tecnologicamente avanzate, poche curve, poche salite, oggi vado nel vecchio percorso, parallelo.
Per chilometri e chilometri non vedo auto davanti a me, quando entro nelle vecchie gallerie deserte mi sento come in un’area archeologica, risento il frastuono di quando le percorrevo con tir ansimanti in salita, auto strombazzanti davanti e dietro, fumi e scarichi… Tutto se ne è andato.
Come nelle vecchie vie consolari romane percorse secoli fa da legionari e oggi vuote anche qui si sente il passato. Gli uomini in carne e ossa se ne vanno, restano le loro opere, silenziose eppure eloquenti. E se restano e parlano le opere materiali come è possibile pensare che non resti anche il vissuto umano e i frutti della vita interiore?
Giungo in un’area di servizio e mi pare di essere in una stazione di certi film americani ambientati nel west: non c’è nessuno a fare benzina, l’addetto non sa che fare e solitario lucida con uno straccio la pompa, davanti al bar un gruppo di bambini saltella e lancia grida e ride, bravi i genitori a portarli li, si sentono solo loro, pare un cortile di condominio… Ripenso a quando ero bambino e ai margini di una strada nazionale contavo le auto di passaggio, scarse come apparizioni.
Nostalgia di strade vuote? No, anzi sento i segni di un avvenire quando tutto il rumore odierno se ne andrà. E’ certo.
Intanto procediamo in percorsi paralleli: chi ha fretta, ansia, brama di velocità e di prestazioni o semplicemente di comodità va nella variante, chi ama godersi la solitudine e il paesaggio va nel vecchio percorso. Furia e meditazione. Due mondi paralleli, non ci vediamo ma ognuno sente l’esistenza dell’altro, ciascuno procede per proprio conto.
Oggi ho l’impressione che i venti di guerra vadano dove c’è più rumore e grida (non a caso si parla di autostrade della comunicazione), un inferno chiama l’inferno.
Sento che non resterà nulla di ciò che oggi domina il mondo. Gli imperatori tramontano mentre restano accese le luci dello spirito umano, un Seneca illumina anche il mondo attuale.
Esiste un mondo parallelo in cui finisce il vissuto di tutti gli esseri umani, gli imperatori credono che i vinti scompaiano e li uccidono con questa convinzione, oggi intuisco che se ne vanno (o sono costretti ad andare) in una strada parallela, il vissuto umano non si cancella.

Giuliano Buselli

Commenti

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1 commento
  1. Danilo
    Danilo dice:

    Giustissimo. Proprio per questo servirebbero scuole dove ai bambini venga insegnato che:” La tua vita deve essere da esempio a tutta la specie”. Se nella testa degli esseri umani manca uno scopo che li spinga a “trascendere” se stessi e a crescere allora nel tempo, lamentandosi si diventa mediocri.

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