Non siamo a Nizza, a Parigi, a Monaco o in un altro luogo attenzionato dai terroristi, siamo a Vibo Marina. Sono le ore 3.30 del 25 luglio. Due auto, con a bordo dei giovani, si incontrano ad un incrocio. Nasce un diverbio per questioni di precedenza. Quello che succede dopo è solo follia, ordinaria follia.
Inizia un inseguimento per le strade di Vibo. L’auto, con a bordo quattro giovanissimi balordi (di età compresa tra i 18 e i 23 anni), tampina l’auto con a bordo le vittime (tra cui due ragazze) che chiedono aiuto telefonicamente alle forze dell’ordine e, nel frattempo, cercano riparo in un luogo istituzionale, nel cortile di una caserma dei vigili del fuoco, ma inutilmente. I balordi non si fermano, nonostante il luogo istituzionale e le telecamere, raggiungono le vittime le aggrediscono, le rapinano, le pestano, gli rubano l’auto e si dileguano. La Polizia rintraccia gli autori dei reati e, nel corso delle perquisizioni nelle loro abitazioni, trova marijuana pronta per essere spacciata e armi. “La cosa ancor più grave è che alcuni giovani subito dopo l’arresto continuavano a ridere ed i parenti fuori dalla Questura, alla loro uscita a bordo delle auto della polizia che stava portando gli arrestati in carcere, hanno applaudito. Quegli applausi non erano di certo per noi della polizia” ha affermato il questore di Vibo Valentia, Filippo Bonfiglio.
Sono sempre più convinto che dare un’etichetta religiosa o ideologica all’aumento esponenziale della violenza nel mondo (che si tratti di terrorismo o meno poco cambia) sia assolutamente sbagliato. Non c’è alcun senso, si tratta solo di ordinaria follia. Il Novecento è riuscito a dare degli alibi ai suoi protagonisti (nel bene e nel male), il nuovo Millennio è prigioniero (per ora) solo della banalità del male. Ci troviamo, semplicemente, di fronte ad un essere umano che ha perso ogni senso e ragione. Le storie sono tante, diverse e complesse, ma sono tutte unite da questo smarrimento, da questa incapacità di dare un senso alla propria esistenza. Sono sempre di più le persone che assumono sostanze stupefacenti, che giocano d’azzardo, che bevono, che si aggrappano a qualcosa che gli possa impedire di ragionare, perchè la realtà fa sempre più paura. Abbiamo organizzato e strutturato le nostre vite intorno al possesso di beni materiali, di denaro, di potere, dove l’ego è diventato un insaziabile divoratore di desideri insoddisfabili. La frustrazione aumenta sempre più e cerca motivi e situazioni per scaricarsi, quasi sempre sugli altri.
Non c’è bisogno di grandi motivazioni, i motivi sono sempre più futili e banali, non ci vuole molto per trovare una scusa. In Giappone, qualche giorno fa, il dipendente di una casa di cura ha ucciso 19 disabili che definiva “creature senza valore” e incitava ad un “mondo senza disabili”.
Forse è arrivato il momento di fermarci a riflettere su come è organizzata e strutturata l’esistenza di ciascuno di noi e su come costruiamo quella dei nostri figli che saranno gli adulti di domani. Un interessante articolo pubblicato sull’Huffington Post qualche giorno fa sottolineava come sia necessario abituare i bambini alla semplicità, perchè senza volerlo creiamo un ambiente favorevole ai disturbi mentali, lo stress è dovuto all’eccesso. Viviamo nella società dell’eccesso (eccesso di informazioni, eccesso di beni, etc.) e della velocità, non riusciamo a fermarci a riflettere, gli unici momenti in cui riusciamo a farlo sono quando portiamo un fiore sui luoghi delle stragi, quando è ormai troppo tardi. Il mondo va troppo velocemente e quando un’auto va troppo veloce il conducente può fare solo una cosa, tenere fermo lo sterzo per evitare che esca fuori pista. In molti hanno scelto di fermare l’auto, scendere e proseguire a piedi, sono sempre di più ma sono ancora troppo pochi. Sono le tante storie che ogni giorno leggiamo e raccontiamo di gente che abbraccia un nuovo stile di vita, più naturale, più lento, più capace di entrare in relazione con gli altri. Nel frattempo occorre non lasciarsi influenzare dai media, occorre ricorrere a tutta la nostra capacità di discernimento, occorre resistere all’ordinaria follia.

Massimiliano Capalbo

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