Ho letto un articolo pubblicato pochi giorni fa dal sito ambientalista “Naturalnews”. L’autore, Mike Adams, riporta le impressioni di un viaggio nelle città americane di California e Texas (lui vive in campagna).
La conclusione è allarmante, molte grandi città degli USA sono ormai vicine al caos: crescita esponenziale dei senzatetto, della criminalità, del consumo di droghe, assenza della legge, stato permanente di guerriglia e di rivolta urbana.
Alcuni video mostrano chilometri di strade di Los Angeles e di Austin occupate dalle piccole tende dei senza casa, lunghe file per accedere alle mense che distribuiscono cibo, sporcizia incredibile, cumuli di rifiuti ovunque, risse e incendi notturni. Sono immagini che contrastano non solo con quelle stereotipate dei media, delle telenovelas e di gran parte dei film americani, ma anche con le fotografie e i racconti di quei turisti che, ovviamente, non vanno a cercarsi la parte “maledetta” degli USA.
Ciò che maggiormente colpisce l’autore non è comunque il degrado materiale, ma quello morale della popolazione. Scrive che le persone che ha incontrato non mostrano alcuna fiducia in se stesse e negli altri e versano in uno stato di disperazione, soprattutto non sembrano preparate ad affrontare il caos sociale che secondo Adams sta per abbattersi sulle città americane. E noi? Siamo preparati?
E’ chiaro, infatti, che ciò che si consuma nel paese leader dell’occidente non resterà confinato dentro i suoi confini, lì appaiono in anticipo i sintomi della malattia mortale che oggi tutto l’occidente coltiva in sè: il disordine morale, il degrado interiore dell’essere umano (ben rappresentato anche dal degrado morale dei capi delle nazioni). Prepararsi? Da anni in USA i privilegiati si sono costruiti aree isolate e difese, abitano in fortini urbani, si chiudono dentro le proprie case trasformandole anzitempo in tombe.
Per prepararsi bisognerà imparare invece a stare in mezzo agli altri restando se stessi, come la barca che sta nell’acqua ma non fa entrare l’acqua, dovremo imparare, come diceva Arrigoni, a “restare umani” in mezzo alla disumanità quotidiana, la prima cosa da fare allora sarà non partecipare alla guerra di tutti contro tutti, alla rissa continua delle parole.

Giuliano Buselli

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