,

Viaggiare, si viaggiare

Quale settimana fa sono stato ad un concerto che sponsorizzava una ong (Lilt) per la quale ogni tanto faccio volontariato, era un omaggio a Lucio Battisti: una voce calda ed espressiva (Fabio Rosso), una band virtuosa, qualche appropriato inserimento jazzistico e blues hanno reso un Battisti vivo, palpitante. Uno spettacolo molto bello.
Due cose mi hanno colpito:
1) il livello pazzesco del volume che ormai domina in tutti i concerti e che ai tempi di Battisti non esisteva, pare quasi che la musica debba essere spinta a forza dentro gli ascoltatori e quindi viene sparata al massimo volume. Sparata, la parola dovrebbe far riflettere, la musica con decibel innaturali rischia di perdere la sua natura, diventa violenza;
2) l’abisso tra la creatività di un Battisti e il deserto della canzone italiana oggi (non solo San Remo) e quindi una domanda: che cosa ha portato alla sterilità creativa di oggi?
Interpellato anni fa in proposito, il grande Morricone rispondeva che le combinazioni delle note non sono infinite e che quindi è inevitabile finire col ripetersi.
Non sono esperto in proposito, mi viene in mente però che noi esseri umani cresciamo di secolo in secolo di miliardi e siamo tutti diversi (perfino i gemelli che ho conosciuto sono diversi) e il materiale è sempre lo stesso.
Mi è tornato allora alla mente che una famosa semiologa bolognese definì 40 anni fa le canzoni di Battisti “canzoni piccolo borghesi”, erano gli anni dell’engagement e quelle storie domestiche, di piccola vita quotidiana, di comuni sentimenti potevano apparire, appunto, piccole e borghesi. Erano tempi di canzoni di protesta.
Quando però il cantante attacca “viaggiare” comincio a capire: per Battisti (e per i tanti che sanno viaggiare) viaggiare è trasfigurare la realtà, nelle sue canzoni lui viaggia attraverso la quotidianità della vita, la attraversa, e nell’attraversarla la trascina in quei “cieli infiniti” che animano la sua arte, con il “canto libero” l’attualità perde la sua pesantezza.
Se non sei libero e non hai il cielo infinito (che rende infinite le combinazioni mentali) resti attaccato alla pesantezza del quotidiano ed è quello che capita a chi vorrebbe essere creativo e si ritrova ad esser ripetitivo.

Giuliano Buselli

Commenti

Lascia un commento

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *