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Nulla di nuovo sotto la neve

Ce l’abbiamo fatta anche questa volta. L’ennesimo spot pubblicitario negativo sulla Calabria è andato in onda puntualmente. Quando si tratta di agire nella direzione dell’autolesionismo siamo imbattibili. In questo siamo efficenti e compatti, riusciamo a “fare rete” e a creare quelle sinergie utili ad ottenere lo sputtanamento nazionale. E’ bastato poco, una normalissima nevicata.
A poche settimane dal precedente spot negativo, l’invenzione della persecuzione nei confronti delle squadre di calcio da parte della n’drangheta, è toccato all’ingorgo sull’A3 Sa-Rc a causa delle nevicate, ricavare spazio sui media nazionali. Al raggiungimento dell’obiettivo hanno collaborato tutti: cittadini, istituzioni, forze dell’ordine, media. Tutti compatti, nessuna défaillance.
L’iniziativa è partita, come spesso accade, da semplici cittadini allergici alle regole, specie molto diffusa in Calabria. Nonostante vi sia una normativa che obbliga di montare gli pneumatici da neve o di tenere a bordo le catene dal 15 novembre al 15 aprile (a prescindere dall’allerta meteo e dall’effettiva presenza di neve) alcuni (sufficienti a creare il caos) hanno pensato bene di percorrere la Sa-Rc, in particolare nel tratto compreso tra Altilia e Rogliano (valico che, assieme al tratto Castrovillari-Campotenese, d’inverno è notoriamente interessato da nevicate) sprovvisti di quanto prescritto dalla legge. L’assenza di controllo da parte delle forze dell’ordine, presso gli svincoli autostradali, ha fatto il resto. Questo ha ovviamente generato blocchi e code, dovute al fatto che numerosi mezzi si sono messi di traverso impedendo agli altri di procedere nel senso di marcia. Il capolavoro è stato completato dall’intempestività dei soccorsi e degli interventi per liberare l’autostrada dalla neve e dall’ingorgo, che sono durati fino a notte fonda.
Il giorno dopo, come avviene sempre, nessuno ha avuto la maturità di chiedere scusa per gli errori commessi. I cittadini hanno accusato “le istituzioni”, la Protezione Civile ha accusato l’Anas, l’Anas ha accusato la Protezione Civile, i politici hanno accusato alternativamente i cittadini, la Protezione Civile e l’Anas. Insomma nulla di nuovo sotto la neve. L’immaturità dei calabresi ancora una volta ha avuto la meglio. Tutti si ritengono vittime di qualcun altro, nessuno il carnefice.
Il risultato finale di tutto ciò è il rafforzamento della convinzione che qui non funziona e non funzionerà mai nulla. Una convinzione che fa comodo a molti. Si tratta di un ottimo alibi, infatti, per giustificare la propria progressiva e incrementale deresponsabilizzazione quotidiana, a cui tutti ambiscono: avere le mani libere per agire mantenendo l’impunità alla prossima occasione. C’è solo un piccolo dettaglio che sfugge ai più. Perchè possa cominciare a cambiare qualcosa da qualche parte bisogna cominciare e l’unica parte, come in maniera esemplare ci mostra la concatenazione degli eventi e delle cause che hanno generato l’ingorgo autostradale di ieri, coincide con il cittadino, che non è vittima di nessuno se non di se stesso e della propria immaturità.
La cronaca ci racconta (e la storia ci insegna) che nessuna legge, nessun controllo, nessun finanziamento, nessuna organizzazione, nessun territorio può funzionare se chi vi risiede non si fa esso stesso istituzione, controllore, normatore, organizzatore. E, in effetti, leggendo alcuni post su FB si è appreso che alcuni cittadini virtuosi, rimasti imbottigliati nell’ingorgo di ieri, sono riusciti ad uscirne solo perchè sono stati capaci di prendere l’iniziativa, provvedendo a creare colonne separate di auto (quelle attrezzate per la neve da quelle non attrezzate). In fondo è il messaggio che con l’Eretico Tour ci siamo prefissi di inviare a chi ha la sensibilità e la predisposizione per comprenderlo. Se vuoi cambiare le cose inizia a darti da fare.
Se a tutto ciò uniamo la conclamata incapacità dell’uomo post-moderno di compiere scelte sagge e responsabili, di affrontare disagi ed imprevisti e di relazionarsi con la natura, ci rendiamo facilmente conto del livello di fragilità che ha raggiunto il nostro vivere assieme, in un epoca in cui paradossalmente disponiamo di tecnologie mai cosi sofisticate quanto inutili. Al proposito non possono non tornare alla mente, accompagnate da un brivido lungo la schiena, le profetiche parole di H.D. Thoreau che nel suo “Walden, ovvero vita nei boschi” fu tra i primi a lanciare l’allarme: “Noi continuiamo a prendere come date di riferimento i Venerdi Freddi e le Grandi Nevicate; ma un venerdì solo un poco più gelido o una nevicata più grande del solito metterebbero la parola “fine” alla storia dell’esistenza umana su questa terra“.

Massimiliano Capalbo

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