Sull’inutilità del partitico
Chi si era illuso che il Referendum sarebbe servito a mandare a casa Renzi ha dovuto ricredersi. Non solo il Matteo nazionale non ha minimamente abbandonato la partitica ma sta riorganizzandosi per un nuovo assalto, andando a lezione dagli americani da buon italiano col complesso di inferiorità, e agendo per sbarazzarsi dell’opposizione interna al suo partito. Il risultato del Referendum è stato utilizzato alla stregua della carta igienica.
Quante volte, prima della sconfitta, abbiamo sentito pronunciare ai partitici la fatidica frase: “se perdo ritorno a fare quello che facevo prima”, salvo poi tornare a casa e accorgersi che quello che facevano prima era nulla. E allora sono costretti a ripensarci, la presa di coscienza è sempre traumatica. D’altronde chi ha un mestiere o un’arte tra le mani e la sa proporre con successo non si sognerebbe minimamente di candidarsi. Di solito le persone che hanno un talento lo mettono a frutto senza dover chiedere il permesso (leggi consenso) a nessuno, anche perchè il consenso nasce dal valore di ciò che riesci a fare, soprattutto in una società interconnessa come la nostra dove le opportunità di rendersi visibili, se si ha talento, non sono mai state così numerose. Anche perchè oggi il potere è in mano alle grandi multinazionali e i partitici si accontentano delle comparsate tv e delle sfilate nel corso dei summit, alla stregua di burattini nelle mani dei burattinai di turno.
Due anni fa, il cantante Jovanotti, tenne un intervento illuminante all’Università di Firenze nel corso del quale raccontò di essere stato invitato ad un summit, organizzato da una della più grandi aziende i-tech del mondo. Tra gli invitati, le 80 persone più importanti del pianeta, non c’erano partitici, per un semplice fatto: il partitico non serve più a niente. C’erano attivisti, premi nobel, amministratori delegati di multinazionali, campioni sportivi, artisti ma nessuna traccia dei partitici. Perchè la politica oggi non è più prerogativa di quei signori in giacca e cravatta pagati tantissimo per generare problemi, ma di chi ha il potere e le idee per agire e incidere concretamente sulla realtà, nel bene e nel male. Questo è un dato di fatto incontrovertibile. Le istituzioni oggi si limitano a ratificare ciò che è stato deciso e pianificato altrove (non è un caso che Renzi sia andato negli Stati Uniti a sbavare di fronte alla Apple come fa un bambino di fronte ad uno smartphone).
Dopo l’elezione di Trump i giornalisti(?) hanno lanciato l’allarme, improvvisamente si sono accorti che il livello dei partitici è scaduto, è sempre più basso. Benvenuti nella realtà. Ma gli attenti osservatori della società lo sanno da tempo, i fenomeni e i cambiamenti non avvengono dalla sera alla mattina. I partiti sono ormai da tempo stati trasformati in uffici di collocamento, dove gente senza arte nè parte, in fila, attende di essere nominata prima o poi per qualche incarico di rilievo. Da qui tutti i problemi che assillano la società perchè è naturale che affidati ad incompetenti i problemi non solo non si risolvano ma si ingigantiscono sempre di più. Le persone intelligenti si tengono ben lontani da certi ambienti divenuti ormai ricettacolo di incapacità e di corruzione.
Chi si candida oggi è o un illuso o un disperato o uno spregiudicato. I primi, gli illusi, sono quelli che hanno ancora una concezione romantica della politica, pensano che entrando nel sistema (partitico-mediatico) lo faranno cambiare (i Marino e le Raggi per intenderci), ma finiscono per essere espulsi dal sistema perchè non li riconosce e li considera un corpo estraneo (in medicina si chiama rigetto) a meno che non vi si adattino come chi li ha preceduti. I secondi, i disperati, sono quelli senza arte nè parte alla ricerca di un’occasione per risollevare la propria grigia esistenza (e questi sono la maggior parte) che considerano questo un modo alternativo per sistemarsi. Gli ultimi, gli spregiudicati, sono quelli che hanno ben chiaro cosa fare e si candidano per utilizzare le istituzioni a proprio uso e consumo, spesso sono imprenditori in bassa fortuna o affaristi senza scrupoli che sono disposti a scendere a qualsiasi compromesso pur di portare a casa il risultato.
E la politica dov’è? Vi chiederete. E’ tornata nella sua sede originaria, tra la gente, ma noi non la vediamo, non siamo più in grado di riconoscerla perchè viviamo di schemi mentali, di preconcetti, di stereotipi, di ortodossie, distratti dal martellamento mediatico che dedica la maggior parte del tempo ai partitici.
La politica è fatta di piccole e medie imprese innovative, di agricoltori che si battono per produrre cibo biologico, di vecchi artigiani che trasmettono il proprio sapere ai giovani, di volontari che assistono gli indigenti, di associazioni che ripuliscono spiagge, di appassionati che si fanno istituzione ogni giorno senza delegare più a nessuno il proprio destino. Siccome abbiamo creato delle sovrastrutture che si chiamano istituzioni, che hanno bisogno di funzionari appunto per funzionare, i partitici potrebbero servire a questo, a far funzionare gli ingranaggi. In questo Grillo aveva detto bene quando affermava, all’inizio della sua ascesa, che i politici sono dei dipendenti e i cittadini i loro datori di lavoro. Nelle società post-moderne potrebbero servire a questo, a trasformare in leggi quello che nella società viene ideato e creato. Di fatto è già così, che ci piaccia o no.
Massimiliano Capalbo
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