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Il candidato espiatorio

C’è una dinamica nel rapporto tra elettori ed eletti che non viene mai indagata. Di solito, quando si parla di candidati e di elezioni, si immagina che l’interesse e le responsabilità stiano solo da una parte, dalla parte del candidato. Quelli più scaltri sono convinti che il candidato in qualche modo abbia degli interessi o comunque un secondo fine e che, quindi, sia sempre lui a manovrare il gioco.
Anche se nel 95% dei casi è così, ovvero ci si candida per risolvere prima il proprio problema di vivere e poi (se c’è tempo) anche quello degli altri, c’è anche il rovescio della medaglia. Gli elettori, col tempo, sono diventati anch’essi molto scaltri e sanno che l’eletto può rappresentare un ottimo capro espiatorio per evitare sacrifici e fuggire dalle proprie responsabilità, da osannare in campagna elettorale e fino al giorno dell’elezione e da lapidare alla prima occasione. Immaginare di affidare il proprio destino nelle mani di un qualsiasi rappresentante equivale a stipulare una polizza assicurativa sulla propria ignavia. Io ti voto, è il messaggio, perché tu risolva i miei problemi perché io non c’ho voglia, poi puoi farti anche i fatti tuoi ma mi aspetto almeno quello che mi hai promesso. Promessa impossibile da mantenere (di cui sono consapevoli sia il candidato che l’elettore), ma il candidato (spesso più disperato dell’elettore) quasi sempre é disposto a correre il rischio di diventare il candidato espiatorio. I vantaggi, una volta eletto, possono essere molto superiori ai rischi e poi, male che va, la pubblica amministrazione e la sua burocrazia sono in grado di fornire mille scuse, mille alibi e mille scappatoie per giustificare il tradimento delle promesse. Ecco dunque che il patto reciproco si regge e sta in piedi (ormai da numerosi decenni) perchè l’infrastruttura che ne sottende il funzionamento è finalizzata a questo. Due disperazioni formano un architrave sociale che regge fino al primo scossone.
Sono sempre più convinto, come affermava Jiddu Krishnamurti, che la gente non è alla ricerca della libertà (anche se la proclama a gran voce) ma è sempre più alla ricerca di un’autorità alla quale sottomettersi in cambio di protezione e semplificazione. La verità, infatti, è che abbiamo una fottuta paura di vivere, altro che libertà. Che sia un partitico, un imprenditore, un sacerdote, un guru, un’ideologia, una fede, siamo alla continua ricerca di un’ala sotto la quale rifugiarci.
La libertà fa paura perchè fa rima con responsabilità, richiede sacrificio, sofferenza, impegno, assunzione del rischio, possibilità di incappare in un imprevisto, tutte cose dalle quali rifuggiamo quotidianamente alla ricerca della soluzione più comoda.
La storia insegna che le rivoluzioni esteriori sono sempre servite semplicemente a far passare di mano il potere da un ceto sociale all’altro, che poi si è rivelato come (se non peggiore di) chi l’aveva preceduto. La vera libertà e le vere rivoluzioni sono quelle interiori ma siamo abituati a cercarle sempre fuori da noi, così come facciamo con la felicità, con il benessere e con tutto il resto.
Domenica 18 giugno, al Raduno delle Imprese Eretiche, conosceremo altri 15 eretici che hanno scelto di riprendersi la loro libertà. Sono quelli che, nonostante non siano stati eletti da nessuno, stanno cambiando il nostro mondo senza alibi e senza attenuanti.

Massimiliano Capalbo

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