Discorso ai conti correnti
Il discorso di Mattarella, ieri sera, mi ha lasciato esterrefatto. Ero solo al volante della mia auto e non potevo dire a qualcuno di pizzicarmi per capire se stessi sognando. L’ho ascoltato e riascoltato, non credevo alle mie orecchie. Per un attimo ho pensato ad un’imitazione di Crozza e invece no era tutto vero. Chi scrive non è andato a votare, non va a votare da un pò di tempo (nonostante gli appelli di partitici come Mattarella) per le ragioni che oggi, alla luce di questa crisi istituzionale, appaiono più che palesi. E’ tutto inutile, si tratta di una farsa. La democrazia non esiste ma almeno una parvenza era stata sempre garantita, fino ad oggi, soprattutto dai capi di stato.
Chi scrive non ha speso una sola parola fino ad oggi per commentare le scelte compiute dalle forze politiche nella formazione di questo governo ma ne aveva apprezzato lo sforzo e il tentativo. Si è limitato ad osservare, con un atteggiamento super partes. Ma non può tacere di fronte a quanto accaduto ieri sera perché è stato formalizzato dal Capo dello Stato (che ha parlato come un capo politico) ciò che avevamo intuito da tempo: non siamo più una nazione sovrana, abbiamo ceduto la nostra sovranità non ad un’altra nazione o ad una unione di stati ma ad un coacervo di interessi economici che il presidente Mattarella si è assunto la responsabilità di tutelare attraverso un discorso che, certamente, passerà alla storia come il discorso ai conti correnti (più che alla nazione). Un discorso che qualcuno definirebbe “irresponsabile” perché mette l’Italia in una situazione di agitazione (non solo finanziaria ma anche sociale), inviando al resto dell’Europa messaggi di sfiducia e di allarme in un momento in cui di tutto c’era bisogno tranne che di questo. Intendiamoci, i messaggi di sfiducia e di allarme non sono quelli verso i mercati che oggi ovviamente sono in rialzo e festeggiano ma per quegli altri paesi europei che immaginavano di poter seguire l’esempio dell’Italia, un discorso che rappresenta un monito per chiunque osasse provarci un domani.
Il Parlamento di questo Paese ha visto nella sua storia, tra i suoi scranni, prostitute, mafiosi, piduisti, massoni, corruttori contro i quali mai nessuno si è sognato di porre veti e oggi la nascita di un governo, democraticamente eletto dal popolo a larga maggioranza, viene impedita adducendo come motivazione le sgradite opinioni di uno dei suoi potenziali ministri. Una cosa inaudita, di una gravità senza precedenti. Il Presidente Mattarella ha chiaramente formalizzato con la sua decisione che, per far parte di un governo in Europa, oggi, occorre allinearsi, senza se e senza ma, al pensiero unico europeo. Chi può sollevare dubbi sul conducente non deve salire sull’autobus. Siamo passati dal voto di opinione al veto di opinione. Non era mai successo prima se non in regimi dittatoriali.
Badate bene tutto questo, formalmente, rientra nei poteri del Presidente della Repubblica (le richieste di impeachment che circolano in queste ore, infatti, sono del tutto velleitarie, infilarsi nei cavilli giurisprudenziali non è una mossa intelligente) ma nella sostanza lo stesso Presidente Mattarella, che ha sottolineato di essersi reso disponibile ad accogliere le richieste delle forze politiche (come se non fosse la prassi ma una sua gentile concessione) e di aver dato l’incarico al professor Conte nonostante non fosse stato eletto (mi pare che anche gli ultimi quattro presidenti del Consiglio non lo fossero) è stato eletto da una maggioranza parlamentare non più rappresentativa della volontà dell’elettorato italiano e di questo dovrebbe sostanzialmente tenere conto.
Mentre il Presidente del Consiglio incaricato Conte, nei giorni scorsi, ha parlato di cittadini truffati, di persone deboli da aiutare, di disoccupati, il Presidente della Repubblica ieri ha parlato di mercati, di borse, di operatori economici e finanziari (quelli che giocano con i risparmi e il destino di chi lavora seriamente). Secondo Mattarella la sovranità italiana è solo una questione di carattere finanziario. Nessuna parola per gli uomini e le donne di questo Paese. Un discorso di un’aridità senza precedenti.
Con un solo discorso il Capo dello Stato ha: minato la credibilità politica dell’Italia nel mondo; ha confermato l’inutilità del voto come strumento di partecipazione democratica alla vita del Paese; ha chiuso tutte le vie democratiche al dissenso rischiando di incanalarlo in altre meno democratiche; ha confermato il primato della finanzia (e non dell’economia) sulla politica (se non sei risparmiatore o investitore non hai diritto di espressione politica); ha ribadito la dittattura e il pensiero unico dell’euro; ha rafforzato le tesi dei complottisti; ha inaugurato la Repubblica presidenziale e ha ucciso la speranza di molta gente che si era illusa di poter cambiare le cose andando a votare. Neanche Napolitano era riuscito a fare tanto.
Massimiliano Capalbo
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