Il vero successo di Baglioni
Doveva essere il festival a cambiare Baglioni e invece è stato Baglioni a cambiare il festival che non potrà tornare ad essere più lo stesso di prima. Il cavaliere bianco e nero ha domato il drago a cinque teste temuto da tutti, lui per primo. E come ha fatto? Come fanno tutti i grandi professionisti che sanno come raggiungere gli obiettivi: lavorando in silenzio, avendo una visione e una progettualità, non rispondendo alle critiche, circondandosi di persone di talento. Una lezione di comportamento, di stile e di metodo che potrebbe tornare utile a molti, in questo schizofrenico e disorientato paese.
Non erano passati neanche due giorni dalla sua nomina a direttore artistico e conduttore del festival che il primo pre-giudizio si era materializzato per bocca dei pubblicitari italiani. Baglioni? Non lo ha mai condotto, come potrebbe improvvisarsi? Rischia grosso. Subito dopo lo Staffelli di Striscia la notizia lo aveva inseguito per farlo sentire in colpa circa il compenso (nonostante fosse inferiore rispetto a quello percepito dai predecessori). Con l’avvicinarsi del 6 febbraio le perplessità aumentavano, il Web traboccava di scetticismo e sarcasmo. Abbiamo ascoltato le canzoni e siamo perplessi, scrivevano “gli esperti” di Repubblica, come se la caratteristica principale del festival fosse quella di essere pieno zeppo di capolavori. Si circonda di super ospiti perché teme di fallire, come se nelle passate edizioni non ci fossero mai stati. Addirittura il Sole 24 ore si era preso la briga di sguinzagliare i suoi giornalisti alla ricerca di conflitti di interesse. Tra sondaggi che lo tacciavano per un conservatore e commenti che lo etichettavano tra il ruffiano e il conformista il clima nel quale si è mosso non è stato certo dei più favorevoli, circondato da profeti di sventura. Fino a toccare il massimo della volgarità per bocca di Antonio Ricci che dava forma alle proprie frustrazioni represse immaginando di dargli fuoco. Insomma una vicenda che racconta l’Italia di oggi, fatta di saccenti incapaci che danno istruzioni a gran voce e di persone serie che lavorano con discrezione e passione.
In Italia il pregiudizio è sempre stato l’elemento principale in grado di influenzare scelte e opinioni e di frenare l’evoluzione. E’ stato assieme alle ideologie, ed è tuttora, la palla al piede che impedisce il cambiamento di abitudini e comportamenti. Il pregiudizio è quell’elemento che, anche se hai scritto più di 360 canzoni nella tua carriera (la maggior parte delle quali di elevato spessore artistico), resti sempre “quello della maglietta fina”. Lo stereotipo serve come arma per impedire alle persone di evolvere, per classificarle e impedir loro di crescere. E’ una questione di pigrizia mentale (entrare nel merito costerebbe sacrificio) ma anche di faziosità. Artisti, intellettuali, imprenditori, che non si sono mai prostituiti mentalmente nei confronti di potenti e ideologie e non hanno mai ceduto alle sirene degli schieramenti partitici, sono sempre stati emarginati e considerati soggetti non identificati in questo paese. Di Claudio Baglioni ha sempre dato fastidio il suo atteggiamento defilato, il fatto che cantasse prevalentemente i buoni sentimenti invece delle ideologie, l’umanità degli uomini e non le loro illusioni del momento, di non essere mai sceso nella mischia.
Il successo odierno di Baglioni non è dato dai numeri o dallo share che il festival ha registrato, come vi raccontano. Purtroppo viviamo in una società che considera il successo direttamente proporzionale alle quantità prodotte. Quanto fatturi? Quanti followers hai? Quanti dischi hai venduto? Il vero successo è stato determinato dalla capacità di imporre un modo di essere e di fare, al di là di quello che gli altri si aspettano da te, e l’esempio è più potente di tante parole.
Assumendosi il rischio di dirigere il festival ha dimostrato, a quelli che non ci credevano, che la tv (come gli altri media) è solo un mezzo e come tale può essere riempito di mediocrità o di eccellenze, dipende dagli autori. Che sono i contenuti, supportati da una visione, a determinare il successo di un progetto, più che gli effetti speciali. Che spesso gli obiettivi vengono mancati per l’incapacità, di chi gestisce il progetto, di focalizzarsi sul senso e lo scopo del proprio agire, lasciandosi influenzare da ciò che si dice in giro. Ha dimostrato che la gentilezza e l’eleganza pagano in una società dove l’arroganza e la volgarità spesso vengono ostentati come se fossero un valore. Che è importante saper creare una squadra affiatata, e dunque vincente, riconoscendo i talenti e le capacità dei singoli (l’esatto contrario di quello che succede ogni giorno in ogni ambito della società italiana).
Baglioni, poi, è un architetto e anche un perfezionista, da bravo architetto aveva progettato tutto nei minimi dettagli. Allo scoccare del 50esimo anno di carriera aveva bisogno di un evento, un grosso evento, che gli consentisse di rilanciare la propria immagine e di svecchiare il proprio pubblico. Aveva bisogno di un’operazione simpatia per pescare nel target dei giovani che non lo conoscono e in quelli che si sono sempre fermati di fronte alle etichette. E’ stato lui ad usare il festival e non il contrario, come tutti credevano. Un’operazione che solo ai grandi comunicatori può riuscire. Aveva progettato tutto prima di dire si al Festival: un nuovo disco in uscita il 23 febbraio e un nuovo tour in partenza in autunno che registra già il tutto esaurito. Chi ha scelto cosa essere nella vita sa anche quali mosse compiere per raggiungere i propri traguardi e riesce a piegare gli eventi a proprio favore, chi si trascina e vive di espedienti può solo limitarsi a gettare fango sugli altri, subendo o al massimo reagendo agli accadimenti. Non si spiegherebbe altrimenti una carriera di successo lunga mezzo secolo.
Massimiliano Capalbo
Non hai paura di essere tacciato di essere un Clabber? (Per i non addetti, associazione artistica o comunemente detta fan clan). A parte gli scherzi non fa una piega l’articolo.