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La promessa mal…tenuta

Succede che, al termine di una delle nostre conferenze nelle scuole superiori della regione, decidiamo di andare a pranzo. Succede che, dopo aver spiegato ai ragazzi dell’Istituto d’Istruzione Superiore “E. Siciliano” di Bisignano che, per cambiare questa regione, bisogna cominciare a dare fiducia, ad agire in buona fede e a puntare su talenti e risorse di cui disponiamo, ci accorgiamo che è sempre più urgente farlo.
Succede che, dopo un incerto girovagare, finiamo nel comune di Lattarico seguendo un’insegna che recita: “Agriturismo……”. Succede che, man mano che ci avviciniamo a destinazione, l’agriturismo si trasforma in una tenuta, pomposamente descritta e promossa, specializzata nell’organizzazione di cerimonie e ricevimenti, che promette la perfetta riuscita di qualsiasi evento, cerimonie uniche e indimenticabili. Succede che, come quasi sempre accade, quando la promessa è troppo grande da mantenere si trasforma in un boomerang, in questo caso in una promessa mal…tenuta.
Veniamo fatti accomodare in una saletta semibuia, perché nella sala principale è in corso una promessa di matrimonio con tanto di animazione karaotika ad altissimo volume che, inevitabilmente, ci accompagnerà per tutto il pranzo. Succede che ordiniamo due antipasti, un solo primo, un solo secondo, un solo contorno, mezzo litro di vino della casa sfuso, una bottiglia d’acqua naturale e due caffè.
Di tutto il pranzo ciò che ci colpisce è il vino (di produzione propria), chiediamo dunque al cameriere se è possibile acquistarlo. “Certo – risponde – lo vendiamo a 2 euro al litro!” “Benissimo – rispondiamo – se ci prepara due damigiane da 5 litri le portiamo via al termine del pranzo“.
Dopo un pò il cameriere ritorna per comunicarci che il vino che abbiamo bevuto non costa 2 euro, si è sbagliato. Costa 5 euro al litro. Ringraziamo e decliniamo l’offerta, non ritenendola più così allettante.
Succede che chiediamo il conto. Sono 50,00 euro invece di 52,50. I caffè sono offerti. La ricevuta non è fiscale, si tratta di un foglio del ricevutario senza numerazione e senza intestazione.
Succede che ci cade l’occhio sul prezzo del vino e scopriamo che, nel tempo di un pranzo, è lievitato dagli iniziali 2 euro a ben 12 euro al litro!! Neanche la quotazione del petrolio subisce queste oscillazioni di prezzo in così breve tempo. Infatti, il mezzo litro di vino consumato, sul conto è prezzato 6,00 euro.
Cominciamo, dunque, a pensar male e ci rechiamo alla reception per chiedere spiegazioni dell’improvvisa lievitazione del costo del vino. Le due signore con le quali siamo costretti ad interfacciarci, con atteggiamento tipico di chi crede di saperla più lunga degli altri, tentano di spiegarci che il vino sfuso che abbiamo bevuto in realtà non era poi tanto sfuso, perché per servircelo pare abbiano dovuto aprire la bottiglia nella quale era contenuto. Farfugliano qualcos’altro nel patetico tentativo di giustificare l’ingiustificabile ma sono costrette ad arrendersi e ad ammettere l’errore. Il costo del vino, con un segno della penna sulla ricevuta non fiscale, da 6,00 euro scende a 3,00 euro ma, contemporaneamente, i caffè ricompaiono, lo sconto svanisce, in totale fa 49,00 euro. Siccome non abbiamo nessuna intenzione di farci prendere per l’ennesima volta per i fondelli, minacciamo di chiamare la Guardia di Finanza se quel pezzo di carta non si trasforma immediatamente in una ricevuta fiscale e se l’importo di quel conto non viene corretto. Cosa che avviene mentre la più arrogante delle due impreca contro di noi e i depliant promozionali della struttura, messi in bella mostra sul desk della reception, continuano a promettere ciò che non possono mantenere.

Massimiliano Capalbo

Commenti

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1 commento
  1. Gloria A. Sirianni
    Gloria A. Sirianni dice:

    Non me lo farete leggere da qualche parte, vero? Io avrei comunque chiamato la guardia di finanza! Ma il vino non costava 2 €? Quindi mezzo veniva 1 € non 3€ … Ci dite il nome del posto così non ci andiamo? Perché in Calabria 25 € a testa costa magnifico menù di pesce … Come dal Pescatore!

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