Le parole sporche e le parole nuove che ci mancano
Qualche anno fa, il Corriere della Sera scoprì che i ragazzi (anche, orrore!, le ragazze) parlano sporco. In un editoriale Ernesto Galli Della Loggia raccontava che incontrava spesso gli studenti del liceo vicino a casa sua e constatava che una parola su tre era volgare, sguaiata, triviale. Non è solo Grillo, concludeva, a parlare sporco, è l’intero paese. Vero.
Le parole sono importanti non tanto perché rivelano, ma soprattutto perché imprimono. A lungo andare diventi quello che dici e se il tuo linguaggio ruota ossessivamente attorno alla sfera anale-genitale rischi di ridurre il tuo orizzonte a queste parti anatomiche. Così l’Italia di oggi sembra un girone infernale dantesco. L’Ernesto non approfondiva, non indagava le ragioni, solo un vago cenno al Grande fratello e alla fine ne ricavavi l’impressione che vi fosse una contrapposizione tra il linguaggio “sporco” dei ragazzi e quello formalmente “pulito”, che so, di un Vespa o di un politico di antico stampo o di un professore come l’Ernesto. E invece sono i due lati della stessa medaglia.
In entrambi manca la dimensione umana perché la mera conservazione di se stessi, espressa dalle parole della classe politica italiana e dai suoi intellettuali, è anche essa una dimensione animale, la retorica (alla Napolitano) esprime la stessa morte dell’anima, parole morte. Sono le parole della trasformazione che sono parole umane.
A differenza dell’animale, l’uomo ha la capacità di trasformare se stesso prima ancora del proprio ambiente, ha dunque bisogno di parole che esprimano e imprimano gli orizzonti del cambiamento, non le parole dell’istinto o della statica conservazione di se stessi.
Queste parole oggi ci mancano e non solo in Italia. Pochissime le eccezioni. E ci mancheranno finché, con Andreotti, continueremo a farci “imprimere” solo dal “pensar male” degli altri. Il cambiamento avviene se abbiamo orizzonti elevati, ideali vissuti; chi educa i ragazzi a pensare alle persone meravigliose che possono diventare? A coltivare gli immensi talenti della mente che hanno in se stessi? Solo pensando e immaginando si producono parole vive, umane.
Giuliano Buselli
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