La sottovalutazione e la supponenza dell’UE
Più si va indietro nel tempo alla ricerca delle motivazioni e più le responsabilità di questo conflitto si allontanano dalla Russia. Si tratta di una guerra, questa, preparata nel tempo e annunciata in più occasioni e con più mezzi e di cui nessuno dei paesi occidentali ha mai deciso di occuparsi seriamente per quindici lunghi anni. Dal primo avvertimento che Putin lanciò nel 2007, durante la conferenza di Monaco, alla pubblicazione del suo libro “Sull’unità storica di russi e ucraini” nel 2021, il capo del Cremlino non ha perso occasione per mettere in guardia l’Europa e gli USA, senza nascondere obiettivi e preoccupazioni.
Perché, dunque, questa sottovalutazione? Le motivazioni possono essere due. La prima può essere la volontà (pericolosa) di provocare Putin e quindi il conflitto per isolarlo e additarlo agli occhi del mondo occidentale come minaccia; la seconda il fatto che la Russia, dal crollo del muro di Berlino in poi, non è più stata considerata dai paesi occidentali una superpotenza, scalzata in questo ruolo dalla Cina. Io credo che il pregiudizio insito nella seconda ipotesi abbia portato gradualmente allo scatenamento del conflitto e che la prima ipotesi stia diventando, a conflitto scaturito, il conseguente obiettivo della NATO. Nel mezzo il popolo ucraino che, al di là della retorica buonista o cinica, è destinato ad essere per sfortuna geografica la vittima sacrificale di queste tensioni politiche.
Ed è al secondo sentimento che Putin sta reagendo, il leader russo non ci sta ad essere considerato capo di una periferia arretrata del continente, di un gigante dai piedi di argilla. Non ci sta, e fin dal discorso di Monaco lo ha dichiarato, ad assistere al predominio americano nel mondo che ha sempre rappresentato per lui e per altri una minaccia. E adesso ha deciso di dimostrarlo usando la forza perché la diplomazia, i discorsi, i libri, non sono stati sufficienti. Sono tanti i paesi nel mondo stanchi delle vessazioni americane e che adesso vedono in Putin e nell’alleanza che Putin ha creato (con la Cina e l’India in particolare, che contano assieme alla Russia la metà della popolazione mondiale) l’unico contropotere allo strapotere occidentale. Adesso che l’occidente sta diventando il nuovo gigante dai piedi di argilla è il momento di mostrare la propria forza. Nonostante la NATO si sia, fin dal momento (1997) della firma da parte della Russia dell'”Atto istitutivo sulle relazioni reciproche, la cooperazione e la sicurezza con la NATO”, impegnata a non schierare unità militari nei nuovi Stati membri, questo obbligo è stato costantemente violato. La guerra in Jugoslavia, quella in Iraq e in Libia hanno trasformato la NATO in un aggressore invece che in un’organizzazione di difesa. Da organismo ideato per prevenire i conflitti e risolverli con la diplomazia si è trasformato in uno strumento in mano agli americani per dichiarare guerra a chiunque si opponesse a garantire i loro interessi.
L’obiettivo di Putin, al momento, non è conquistare territori ma, da un lato, garantire la sicurezza e gli interessi legittimi della Russia e, dall’altro, minare la legittimità morale e politica della NATO e costringerla a fare un passo indietro rispetto alle politiche attuate finora, ridefinendo un nuovo sistema di sicurezza europeo che tenga conto del nuovo blocco euroasiatico. Da un lato abbiamo, quindi, una chiara strategia (sulla quale si dovrebbe concentrare il dibattito politico in questo momento) dall’altro dei paesi in declino senza una strategia, chiusi nelle loro miopi visioni. L’assenza della politica in Europa, in questo momento, è imbarazzante. Dopo l’uscita di scena della Merkel, quello che era stato acclamato come il nuovo leader, Mario Draghi, si sta rivelando insignificante. Non solo non ha incontrato Putin (che gli aveva chiesto un incontro) prima dello scoppio del conflitto ma in queste ore, mentre camminiamo sul filo del rasoio di una guerra mondiale, si è recato dalla Von der Leyen per cercare nuovi fornitori di gas. L’inadeguatezza e la sopravvalutazione politica di quest’uomo sono sconcertanti, così come i suoi discorsi. Mentre Putin ha tra i suoi consiglieri intellettuali e strateghi che stanno ridisegnando la geografia politica del mondo, l’Europa appare incapace di agire al di fuori del proprio materialismo finanziario e della propria supponenza culturale.
Massimiliano Capalbo
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