Da quando l’ho saputo non ho perso tempo e mi sono subito recato sul posto (venerdì) per toccare con mano l’ennesimo esempio di idiozia tipicamente calabrese. Da quando il mio amico Francesco La Carbonara, guida ambientale escursionistica, ha pubblicato su Facebook le foto della Grotta delle Palazze di Mendicino, in provincia di Cosenza, non riesco a capacitarmi di quanto la nostra ignavia possa essere così nociva e pericolosa.
A Mendicino c’è forse l’unico affresco in Italia, riproducente un borgo, realizzato in una grotta. Ripeto: forse l’unico affresco in Italia riproducente un borgo realizzato in una grotta. Ma anche se non fosse così che cosa aspettiamo? Altrove lo avrebbero già studiato, valorizzato, ne avrebbero fatto il simbolo iconografico del borgo e lo avrebbero sfruttato per fare del marketing turistico o culturale. Qui, invece, nessuno lo sa.
Secondo le poche informazioni che abbiamo è presumibilmente stato affrescato in questa grotta artificiale, appositamente costruita da Don Lisandro Magliocchi, prima del 1638, anno di un terremoto disatroso che distrusse i due castelli di Mendicino ed anche il convento domenicano di S. Pietro. Ritrae Mendicino con i due castelli (castello vecchio e castello nuovo) come erano chiamati nel catasto onciario del 1751.
Ma a Mendicino non c’è solo questo. C’è una necropoli; alcune grotte eremitiche ma anche carsiche che dagli anni ’90 in poi hanno visto e formato tantissimi speleologi calabresi e non; delle pareti rocciose dove si può praticare l’arrampicata sportiva; ci sono due antiche filande, un antico frantoio e un antico mulino; un meraviglioso centro storico; siamo poi a due passi dal Monte Cocuzzo, punto trigonometrico e panoramico unico sul litorale tirrenico; siamo a ridosso della Catena Costiera, le montagne che separano il Tirreno dalla città di Cosenza, dove ci sono gli unici laghi naturali in Calabria e dove vivono alcune specie rare di anfibi. E l’economia del posto su cosa si basa? Ovviamente su nulla di tutto ciò.
Siamo seduti su un forziere e non lo sappiamo. Nessuno fino ad oggi, infatti, in questa regione di precari socialmente inutili, ha mai mosso un dito per immaginare come questa località, a soli 8 km da Cosenza, potesse divenire di interesse storico, archeologico o turistico.
Da un pò di tempo a questa parte, invece, Francesco e Lucia due eretici a tutti gli effetti, hanno iniziato a curare una rete di ospitalità diffusa nel centro storico di Mendicino cominciando a cambiare il destino di questo luogo, puntando prima ancora che sul turismo sulle buone relazioni con il territorio e le sue risorse. Non è un caso, dunque, se oggi parliamo di Mendicino e se questa grotta viene alla luce. Perchè ci sono delle fiamme che ardono, dei custodi dei luoghi, mossi esclusivamente dalla passione e dalla consapevolezza.
Qualcuno si chiederà, visto l’insieme di risorse presenti: “dove sono il Comune e la Soprintendenza?” Beh è sotto gli occhi di tutti che sono e saranno sempre altrove. Le “Istituzioni” così come le abbiamo conosciute e pensate fino ad oggi hanno fallito miseramente e questo fallimento è sotto gli occhi di tutti, avete bisogno di altri indizi per capirlo? L’ultimo lo abbiamo visto qualche settimana fa a Capo Colonna. Se sono state capaci di cementificare un’area archeologica volete che altrove siano da meno? L’unico affresco che sono in grado di disegnare non può rappresentare l’interesse della collettività, perchè sono gestite in maniera tale da rappresentare solo quelli particolari. E’ giunto il momento di riprendere il pennello in mano e cominciare a disegnarlo noi il nostro affresco, l’unico affresco possibile, quello che ci assomiglia di più, nel quale possiamo riconoscerci, proprio come ha fatto il misterioso pittore della Grotta delle Palazze con il borgo di Mendicino.
Se le “Istituzioni” di Mendicino si fossero “occupate”, come avevano intenzione di fare negli anni ’80, di questi luoghi oggi al posto della grotta troveremmo un ospedale (a 5 km da quello già esistente di Cosenza) e al posto della necropoli una cabina di trasformazione dell’Enel, due progetti che quando ci si poteva ancora permettere di sperperare soldi pubblici erano stati presentati e poi bocciati per l’opposizione di alcune associazioni ambientaliste. Ma, come spesso accade, mancando la controproposta tutto è finito nel dimenticatoio. Nè l’ospedale è stato costruito, nè l’area archeologica è stata valorizzata.
Sono stanco di sentir dire che “è il sistema che non funziona” e che è “chi di dovere” che deve agire, perchè il sistema siamo noi e chi di dovere pure! Basta con questo atteggiamento infantile e immaturo che scarica le responsabilità sempre sugli altri e che è all’origine di tutti i nostri mali. Se non abbiamo la decenza nemmeno di guardarci intorno, di capire dove ci troviamo e perchè, dove vogliamo andare?
O noi cittadini ci facciamo istituzione, e subito, come hanno fatto Francesco e Lucia e tutti gli eretici che fanno parte della nostra rete, facendo le ronde giorno e notte a difesa dei numerosi tesori sparsi per la regione o rimpiangeremo amaramente di non averlo fatto per tempo.
Non c’è tempo da perdere, la grotta delle Palazze rischia di crollare da un momento all’altro a causa delle numerose infiltrazioni d’acqua, in atto, che hanno danneggiato parte dell’affresco.
E’ tempo di organizzare il III° atto di Ambientiamoci a Mendicino. Occorre farlo al più presto, prima che sia troppo tardi. Occorre mobilitare tutti quelli che hanno a cuore il destino di questa straordinaria quanto scellerata regione. E’ tempo di accendere i riflettori su un altro tesoro che rischia di scomparire per sempre. Diamoci tempo un mese, per i primi di marzo. Nel frattempo occorre buttare giù un’idea, un progetto di recupero e valorizzazione dell’area, occorre formare un team di persone disposte a lavorare sul progetto perchè Ambientiamoci non è protesta fine a se stessa, è proposta. Francesco e Lucia stanno già lavorando a questo, chiunque volesse aiutarli può contattarli. E’ normale che Francesco e Lucia che vivono a Mendicino hanno il diritto e il dovere morale (aggiungo io) nei confronti dell’intera regione di prendere a cuore questo progetto e di guidarlo e coordinarlo. Noi possiamo sostenerli e collaborare ma a loro spetta il compito più importante: continuare a farsi istituzione. Quelle che hanno ancora lo sguardo rivolto da un’altra parte saranno costrette a voltarsi verso di noi perchè il rumore che faremo sarà troppo grande per essere ignorato.

Massimiliano Capalbo

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