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Sacrificare al Covid la nostra libertà o piegarlo alle nostre leggi?

Il 13 Marzo 2020, in pieno lockdown, due coniugi vengono fermati fuori casa dai Carabinieri di Correggio. Nella loro autocertificazione adducono motivi sanitari: “mio marito mi ha accompagnata in ospedale per una visita”. I Carabinieri, in seguito, hanno controllato e non è risultato alcun accesso all’ospedale, hanno così trasmesso gli atti al pm il quale a sua volta ha accusato i coniugi di falso.
Il 27 febbraio 2021 il gip di Reggio Emilia, Dario De Luca, ha prosciolto gli imputati. Per il giudice quella bugia è stato un “falso inutile” dal momento che i due sono stati costretti a sottoscrivere un’autocertificazione incompatibile con lo stato di diritto del nostro paese e dunque illegittima. Per il giudice il Dpcm dell’ 8 marzo 2020 va contro l’articolo 13 della Costituzione italiana” che definisce “inviolabile la libertà personale” e che afferma che non è ammessa restrizione “se non per un atto motivato dall’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge“.
Ma il Dpcm non è una legge, è un atto amministrativo ministeriale, ne consegue che è illegittimo nella parte in cui impone restrizioni domiciliari. Il giudice ha specificato che libertà personale non equivale a libertà di circolazione la quale può essere impedita verso particolari luoghi, la libertà personale non può invece essere impedita.
Infine ha affermato che, essendo il Dpcm un atto amministrativo, il giudice non deve rimettere la questione di legittimità costituzionale alla Corte costituzionale, ma procede direttamente alla disapplicazione di un atto illegittimo per violazione di legge.
A Correggio il Dpcm è stato semplicemente disapplicato, è il governo che ha violato la legge. Alcuni giornali, nel riportare la notizia, hanno usato titoli che lasciano intravedere un malcelato disappunto rispetto alla sentenza. Ma poteva il giudice decidere diversamente? Il giudice è chiamato ad applicare la legge esistente e, se un Dpcm viola la legge fondamentale dello Stato, il giudice non può che trarne la logica conseguenza.
Chi ritiene che un’emergenza, non importa di quale genere ed entità, debba modificare le leggi esistenti, propugna di fatto il cambiamento delle leggi esistenti, lo dica apertamente allora, così saranno chiari i termini del problema, sarà chiaro che cosa si intende compromettere modificando la Costituzione: la libertà personale.
La sentenza di Reggio Emilia, evidentemente, non è sfuggita al governo attuale il quale sta varando non un nuovo Dpcm, ma un Decreto legge (da convertire in legge ad opera del parlamento), nel governo sono consapevoli, quindi, che sta per arrivare una valanga di ricorsi, dall’esito prevedibile, provocati dai vecchi Dpcm. Ma basterà trasformare un dpcm in decreto legge per fermare i ricorsi? Alcuni giuristi dicono di no.
E’ iniziata, in breve, una battaglia giuridica di grande rilevanza e dagli esiti per niente scontati. O l’esecutivo modifica le leggi esistenti assumendosi il carico di un aperto atto eversivo o le condanne dei dpcm pioveranno e anche le richieste di risarcimenti. La posta in gioco non è solo giuridica e costituzionale, ma anche sociale e culturale e riguarda il comune cittadino: sacrifichiamo al Covid la nostra libertà personale o pieghiamo il covid con le leggi esistenti?

Giuliano Buselli

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