Alla salute della Calabria
Da qualche settimana è in atto l’ennesima strategia per raggiungere quell’obiettivo che da ben 11 anni (da quando è iniziato il commissariamento della sanità calabrese) nessuno è ancora riuscito a raggiungere. Non c’è riuscito Oliverio, nonostante abbia rappresentato il suo impegno politico principale da presidente della Regione e non c’è riuscita la Santelli, scomparsa prematuramente. Adesso tocca al Facente Ordinanze misurarsi con le pressioni che arrivano da una delle lobby più potenti in Calabria, quella della sanità. Una lobby trasversale, pubblica e privata, composta da medici, infermieri, imprese, veterinari, partitici, sindacalisti, dirigenti, funzionari e da tutti quelli che traggono, direttamente o indirettamente, sostentamento dagli enormi finanziamenti che questo settore riceve dallo stato centrale e che rappresentano una delle voci di deficit più grande nel bilancio statale. Nessuno, finora, è riuscito a scalfire il muro che i governi degli ultimi 11 anni hanno eretto per arginare lo sperpero di risorse pubbliche che, il libro di uno dei commissari ad acta e le inchieste della magistratura, hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica.
Ma non era ancora arrivato il virus, l’alibi perfetto, l’occasione irripetibile. Come utilizzarla per raggiungere l’obiettivo? Con un lavoro di squadra, ovviamente. Quello che sta accadendo all’ospedale di Cosenza in queste settimane, infatti, non è casuale e non mi stupirebbe se il fenomeno si allargasse anche agli altri nosocomi calabresi. Basta mettere in fila gli episodi per comprendere e mi auguro che la magistratura lo stia facendo. L’obiettivo è creare il caos, provocare l’esasperazione e la reazione dei cittadini perché siano loro a scendere in piazza (infatti hanno già occupato l’Asp di Cosenza) e quindi ad attirare l’attenzione dei media, per poi far accorrere il partitico di turno che, con il suo appello al ministro, al capo del governo o a quello della Repubblica, possa strumentalizzare il caos e facilitare il raggiungimento dell’obiettivo: porre fine al commissariamento e cancellare il debito pregresso della sanità in Calabria. Un colpo di spugna alla luce del sole, dichiarato più volte, che non imbarazza nessuno e che non vede insorgere neanche quei leghisti che, per decenni, sul parassitismo dei meridionali, hanno costruito la propria narrazione politica. Non solo, ironia della sorte, a capo della regione più sperperona d’Italia si ritrovano un loro rappresentante che ha pubblicamente invocato il colpo di spugna, una trama tragicomica che nemmeno il più fantasioso dei romanzieri sarebbe riuscito a scrivere. Contemporaneamente assistiamo alla riproposizione mediatica di progetti come l’ospedale della piana di Gioia Tauro o quello di Vibo, raccontati come soluzione al problema Covid, o la protesta di alcuni sindaci calabresi a sostegno della narrazione dominante e dell’obiettivo unico.
Chi conosce la Calabria e i calabresi sa che non è una questione di contenitori (ospedali, asp, regione, comuni etc) ma di contenuto (chi ci lavora). Chi afferma che occorre costruire nuovi ospedali, assumere nuovi parassiti, farla finita col commissariamento e col debito pregresso, sta solo cercando di strumentalizzare il caos, appositamente creato ad arte in queste settimane, per andare all’incasso. L’obiettivo era e deve restare spartirsi i soldi della sanità e si può raggiungere solo creando disagi e non facendo funzionare la macchina, perché di fronte al caos la partitica è costretta a cedere e a riaprire i cordoni della borsa. Chi appoggia questa narrazione, chi si presta al gioco è solo un complice o uno sprovveduto.
Questo è il momento perfetto anche perché tutti i partiti sono al governo e quelli che non lo sono non si opporranno al giochino. Il governo Draghi non è un governo politico ma un governo di scopo e tra gli scopi non tarderà ad inserirsi anche quello calabrese. In molti ci stanno lavorando, nessun governo cadrà per la Calabria, non è mai successo nella storia d’Italia, non abbiamo mai contato niente, nessuno farà saltare il tavolo e tutti brinderanno ancora una volta alla nostra salute.
Massimiliano Capalbo
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