Agostino Miozzo, consulente per la regione Calabria in materia sanitaria e di Protezione Civile ha rilasciato delle dichiarazioni gravissime al Corriere della Sera. Per quelli che definisce “no-vax” ha proposto “anche l’arresto. Perché grazie a chi vuole correre pericoli, e li fa correre agli altri, ci sono morti…
Adesso basta. Non è possibile continuare a sentire simili idiozie, soprattutto da persone che vengono mantenute anche con i soldi di quelli che vorrebbero sanzionare o addirittura far arrestare. Miozzo è un consulente per la pubblica amministrazione e come tale non può permettersi di sputare nel piatto in cui mangia e dovrebbe mantenere un profilo alto fatto di equilibrio e saggezza, soprattutto in situazioni di emergenza come quella che stiamo attraversando. I suoi datori di lavoro siamo noi e pretendiamo rispetto. Non è possibile continuare ad assistere a questa narrazione piena di menzogne, a questa continua manipolazione della sintassi con l’obiettivo di alterare la realtà dei fatti per fini che certamente non sono quelli della tutela della salute pubblica. Miozzo deve dimettersi immediatamente.
Nessuno scienziato serio si sognerebbe di affermare che l’aumento di contagi a cui siamo assistendo (nonostante la copertura vaccinale abbia oltrepassato il 90% dei soggetti vaccinabili) possa essere attribuito al 10% dei non vaccinati. Chi lo afferma è in evidente malafede.
Ormai è una gara a chi le spara più grosse, a chi esprime l’odio maggiore verso qualche categoria appositamente creata, a chi crea divisioni, a chi fa uscire fuori il peggio che ha dentro. La malattia più diffusa in questo momento non è il Covid-19 ma la voglia di vendetta e di discriminazione, ormai imperante che circola negli ambienti istituzionali. L’angolo visuale viene scientemente e artatamente spostato. Il problema non sono gli ospedali fatiscenti e inadeguati ad affrontare le emergenze, il più delle volte pieni di raccomandati, dove le fatture vengono pagate due volte e dove l’apatia, la vagabondaggine, l’ignavia, il lassismo, l’incompetenza, la disorganizzazione regnano sovrani, no il problema è rappresentato da quel 10% che vuole decidere della propria salute, un diritto fondamentale dell’essere umano, riconosciuto da tutte le dichiarazioni internazionali come inviolabile.
E non può ritenersi sufficiente etichettare simili dichiarazioni come gravi e insensate, occorre ricollegare ad esse delle conseguenze disciplinari. Miozzo deve dimettersi. L’assuefazione alla suddetta narrazione, fa si che l’asticella della barbarie venga spostata sempre più in alto. Ormai ci stiamo assuefacendo a tutto e, come con i vaccini, questa lenta assuefazione porterà piano piano ad un abbassamento della risposta immunitaria, che è importantissima come deterrente nei confronti di chi prova a scardinare le istituzioni democratiche.
È importante acquisire questa consapevolezza e rendersi garante delle istanze delle minoranze. In democrazia funziona così. Non bastano le leggi per metterla al riparo dai pericoli se poi non c’è nessuno che le fa rispettare. Serve esercitare una pressione sociale, serve la reazione dei cittadini, serve far sentire il fiato sul collo a chi cerca di fare delle forzature. Forse non servirà a farlo dimettere ma inviare una mail al presidente della Regione Occhiuto per protestare e chiedere a gran voce le dimissioni di Miozzo servirà a fargli sapere che noi ci siamo e siamo vigili, perché non ci riprovino più. Il nostro silenzio, invece, li incoraggia ad andare avanti. Per chi avesse bisogno di un suggerimento di seguito una bozza di testo.

Massimiliano Capalbo

Egregio Presidente Occhiuto,

a seguito delle gravissime dichiarazioni espresse dal dott. Agostino Miozzo al Corriere della Sera, che ha proposto l’arresto per chi non intende vaccinarsi, le scrivo per chiedere le sue immediate dimissioni. Il dott. Miozzo è pagato con i soldi di tutti i contribuenti calabresi, quindi anche con i miei, pertanto le sue affermazioni non sono compatibili né con il ruolo che ricopre né con l’atteggiamento, equilibrato e super partes, che dovrebbe caratterizzare un consulente pubblico in qualsiasi situazione, soprattutto di emergenza come quella che stiamo vivendo. Certa/o di un suo sollecito riscontro porgo cordiali saluti.

Premesso che i vaccini anti-Covid-19 sono chiamati così per suggerire un’analogia che non c’è con i vaccini tradizionali, si tratta di farmaci di nuova concezione che non erano mai stati utilizzati su niente che si avvicinasse a questa scala. Come ha spiegato in un brillante intervento Peter Doshi del BMJ, si è arrivati a far cambiare all’inizio del 2021 (tra il 18 e il 26 gennaio) la voce “vaccine” in uno dei più famosi dizionari della lingua inglese (il Merriam-Webster) per perfezionare questo trucco da imbonitore. Nel contesto Covid-19 bisognerebbe quindi scrivere sempre “vaccini” (e derivati) con le virgolette, se non lo faccio è solo per non appesantire la scrittura.
Ma come si fa per capire se una campagna vaccinale è riuscita o ha fallito? Innanzitutto, prima di promuoverla si sarebbe dovuto definire sotto quali condizioni la si sarebbe giudicata fallita. Non è un paradosso, ma un requisito minimale per poter presentare come scientificamente fondata una tale campagna. Un celebre epistemologo, Karl Popper, sostenne che una teoria è scientifica solo se nella sua formulazione sono indicate condizioni sotto le quali dovrebbe essere considerata in disaccordo con fatti osservabili (o falsificata), e quindi da scartare. Spostare o modificare arbitrariamente il traguardo via via che l’esperienza si incarica di mostrare il mancato raggiungimento di quello prefissato significa agire da pseudoscienziati.
Benché sulle posizioni di Popper si sia sviluppato un ampio dibattito nell’ultimo mezzo secolo, questa sua intuizione circa la natura della scienza empirica – peraltro anticipata in termini sostanzialmente identici da diversi grandi pensatori, compreso Einstein – si può considerare corretta, e tanto più corretta quanto più delimitato è il campo di indagine di cui si occupa la teoria in esame.
Facciamo un esempio. Dire: “il vaccino Pfizer-Biontech (o Astra-Zeneca ecc.) funziona” non configura, come tale, una tesi scientifica, perché non specifica sotto quali condizioni la considereremmo confutata dai fatti. Non si tratta di ambire alla “purezza metodologica”, ma di poter considerare affidabile quella opinione, ovvero:
1) in primo luogo, quale tipo e livello di protezione il vaccino conferirebbe all’individuo vaccinato?
2) quale sarebbe la percentuale di vaccinati e a quali classi (sesso, fasce d’età, professioni ecc.) apparterrebbe – raggiunta la quale si considererebbe “protetta”, e in che senso, la popolazione?
3) entro quanto tempo dal raggiungimento della fissata copertura vaccinale si realizzerebbe la suddetta protezione della popolazione?
Se non si precisano questi parametri non si sta facendo scienza, ma solo gettando fumo negli occhi e alimentando illusioni nella cittadinanza – e basta questo a far sorgere nel cittadino consapevole sospetti del tutto giustificati di finalità non sanitarie.
Per esempio, il 4 ottobre 2020 il prof. Crisanti dichiara: «L’immunità di gregge si raggiunge tra il 63 e 70% della popolazione». Il 25 dicembre 2021, però, lo stesso scienziato polemizza duramente: «Se fossi stato lì presente, gli [a Draghi] avrei chiesto che fine ha fatto l’immunità di gregge, con la quale hanno veramente confuso gli italiani fino a pochi mesi fa».
Con maestri di pensiero di tale limpidezza penso che la confusione degli italiani non sia straordinariamente difficile da spiegare. In ogni caso, il «Piano vaccinale anticovid» della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in data 13 marzo 2021, poneva come obiettivo la «vaccinazione di massa (almeno l’80% della popolazione [vaccinabile, cioè dai 16 anni in su] vaccinata) entro il mese di settembre». Ecco come descrive la situazione l’11 dicembre il sito del Sole24Ore sotto il significativo titolo “Quando raggiungeremo il 90% di vaccinati?”: «L’80% della popolazione vaccinabile è stato raggiunto il 9 ottobre 2021, in linea con le previsioni del governo per fine settembre. Per arrivare al 90%, nuovo target per poter alleggerire l’obbligo di green pass, a questo ritmo ci vorrebbero 2 mesi e 9 giorni
Veniamo così a sapere che l’obiettivo logistico prefissato (cioè quante persone vaccinare entro quando) era stato raggiunto. Invece il traguardo sostanziale (o “bersaglio”, target) è stato nel frattempo modificato. Cioè è cambiata l’ipotesi sull’effetto che ci si aspettava dalla campagna vaccinale e sul raggiungimento della immunità di gregge. O, per essere ancora più chiari, si ammette, anche se solo implicitamente, che l’ipotesi originaria è stata falsificata. Dai grafici sottostanti si vede che i casi hanno ricominciato a partire da poco dopo il raggiungimento del traguardo originario. Un grafico ancora più chiaro è quello che confronta il 2021 con il 2020. La linea scura è quella corrispondente al 2021. Come si faccia a considerare un successo una campagna vaccinale il cui effetto sui “contagi” è quello rappresentato dai due grafici qui riprodotti (i numeri si possono trovare muovendo il mouse sui grafici originali che si trovano su questo sito) costituisce un problema più difficile da risolvere di quello circa le origini del SARS-CoV-2.

Prof. Marco Mamone Capria
PhD Università di Perugia

L’articolo è tratto dalle “Considerazioni sul primo anno di una strana campagna vaccinale” pubblicate dal prof. Mamone Capria.

 

La prova che la scienza è ben diversa dalla propaganda che ci sta inondando da quasi due anni, e di cui la maggioranza dei cittadini è vittima, è che il dibattito, anima del progresso scientifico, è stato sistematicamente censurato.
I medici sono stati sottoposti a procedimenti disciplinari e addirittura radiati, se hanno espresso opinioni su come affrontare la “pandemia” in disaccordo con le raccomandazioni del Ministero della salute. Qualcuno dice: è giusto, visto che, disobbedendo, facevano rischiare la vita ai loro pazienti. No, nella fattispecie è proprio il contrario: li guarivano. Le loro opinioni si sono dimostrate di gran lunga più corrette, sul piano dell’efficacia clinica, di quelle ministeriali! In altre parole, è stato punito il medico che guariva i suoi pazienti contro le direttive ministeriali, invece di avviarli, con la benedizione del Ministro e del Presidente del consiglio, ai reparti ospedalieri di urgenza e/o al cimitero. Ippocrate redivivo sarebbe sicuramente rimasto stupito.
Il fatto che la professione medica sia governata da Ordini dei medici che trattano i medici come caporali o soldati semplici dovrebbe far protestare tutti i medici degni di esercitarla – intendo protestare apertamente e visibilmente, non nella forma di sfoghi privati o anonimi. Se lo facessero in numero sufficiente potrebbero rendere inevitabile una radicale riforma di Ordini che stanno da anni screditando, esautorando e snaturando la professione. Che una protesta di vaste dimensioni sia in corso tra i medici di tutto il mondo è attestato da dichiarazioni come questa.
La stessa università pubblica è ammutolita – con relativamente poche eccezioni, che ammontano a qualcosa come il 2% della classe docente e ricercatrice – in un momento in cui sarebbe stato suo dovere mostrare ai cittadini che finanziare la ricerca e l’istruzione superiore non significa alimentare forme di artificioso parassitismo, ma garantire la presenza di una coscienza critica istituzionalizzata, pronta a intervenire con autorevolezza e a viso aperto in ogni caso in cui il potere giustifichi il proprio operato con argomentazioni o pretese scientifiche abusive. Non mi pare che in novant’anni dall’ignominiosa resa incondizionata al giuramento al regime fascista, che fu rifiutato solo dall’1% dei docenti universitari italiani, si possa dire che in questa categoria professionale siano stati fatti passi da gigante nel senso della responsabilità civica. Immaginando – ottimisticamente – che 90 anni sia il tempo di raddoppiamento della percentuale degli universitari sensibili alla questione dei diritti civili, per superare il 50% ci vorrebbero altri 4 secoli. Dalla qualità delle dichiarazioni di un noto filosofo-psicologo-giornalista e professore emerito, e dal puerile compitino firmato nientemeno che da un centinaio di «filosofi e intellettuali italiani», si intuisce che potrebbero anche non bastare.
Il rifiuto del dibattito nella sfera pubblica non è mai stato così evidente come nel proliferare di una specie di “caporali della verità scientifica”, spesso privi di qualsivoglia competenza (come nel caso di tanti “opinionisti” o “sondaggisti” su giornali e telegiornali), ma con licenza di assegnare patenti di incompetenza o «irrazionalità» a chiunque dissenta dalla versione ufficiale.
Eppure è evidente che se si muovono critiche ragionate e di merito ai consulenti governativi – per esempio al Comitato Tecnico-scientifico (CTS) o all’Istituto Superiore di Sanità (ISS) (e lo hanno fatto diversi scienziati, me compreso) – dovrebbero essere loro stessi a replicare in maniera puntuale e documentata, non i suddetti “commissari”.
Naturalmente lo scopo, quando si contrappone – per esempio – un’autorità in materia di comunicazione medica con una delle tante nullità giornalistiche che infestano gli studi televisivi, è già raggiunto prima che aprano bocca: suggerire al telespettatore che il primo (l’autorità vera) non si merita come interlocutore niente di più (che una nullità giornalistica).

Prof. Marco Mamone Capria
PhD Università di Perugia

L’articolo è tratto dalle “Considerazioni sul primo anno di una strana campagna vaccinale” pubblicate dal prof. Mamone Capria pochi giorni fa.